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chè scritta in cattivo latino*; cd ella increbbe non poco al-
l’altro Anastasj ( Ludovico Agnello ) nipote e successore di
suo Zio nella cattedra sorrentina , il quale credendo che ve-
nisse con quella scrittura in alcuna parte menomata la glo-
ria di esso Zio, mosso da troppo impeto scrisse in brevis-
simo tempo un altro libro non meno voluminoso di quel-
lo del Milante, che aveva per titolo: Animadversiones in là-
brum Fratris Pii-Thomae Milante Episcopi Stabiensis, de
Stabia, Stabiana Ecclesia et Episcopis ejus (Neapoli 1751).
Ma quel libro disgraziatamente non fu che una cattiva azione,
una di quelle tante cioè che ne offre tuttodì la Repubblica
delle lettere per l’irascibile razza de’suoi settatori. Imperoc-
ché Monsignore da tanta rabbia fu traportato per la difesa
dello Zio e della sua Diocesi , che diede nel puerile, nel
villano, nel disonesto: e n’ebbe accusa da tutti i buoni. La
quale accusa fecesi ancor più manifesta allorché venne fuori
una memoria in difesa del Milante, generosa a un tempo e se-
vera, scritta da un giovane medico , il quale non avea an-
cora oltrepassato gli anni ventitré di sua vita. Gaetano Mar-
tucci r e qual amico del Vescovo vilipeso e calunniato nella
memoria de’ posteri, e qual cittadino di Castellammare, scher-
nita a torto e rabbassata agli occhi del mondo, fu quegli che
tolse in tal rincontro la penna, e l’opera sua fu lodata gene-
ralmente per la intenzione non meno che per l’effetto **. Co-
lui ch’ebbe scritta la satira n’ebbe certo vergogna , e nella
prudenza del giovane laico lesse la sua colpa. La quistione
cessò e al Martucci toccò la vittoria.
E in che aggiravasi propriamente tal quistione? chiede-
ranno i miei lettori che da tutto questo racconto non san che
moralità cavarne, essendo tra noi frequentissimi tali esempi
’ Di questa opera fu fatta una versione italiana con giunte per
cura del sig. Giacinto d’Avitaja Rapicani, ma a me non è riuscito
vederla.
“ Lettera contenente alcune riflessioni intorno all’opera intito-
lata Animadversiones in librum F. P.- Thomae Milante Episcopi
Stabiensis De Stabia, Stabiana Ecclesia et Episcopis ejus, di
Gaetano Mariucci, Dottore di Medicina, Napoli 1753. — È bello os-
servare come il Martucci avesse schivato di entrar in lizza con un
prelato. Egli fece sospettare che non l’Anastasj , ma sì un intruso
straniero avesse scritta quell’opera piena di contumelie , la quale sa-
rebbe stata perciò indegna di un Vescovo, e quindi egli disse più li-
beramente la sua sentenza.
chè scritta in cattivo latino*; cd ella increbbe non poco al-
l’altro Anastasj ( Ludovico Agnello ) nipote e successore di
suo Zio nella cattedra sorrentina , il quale credendo che ve-
nisse con quella scrittura in alcuna parte menomata la glo-
ria di esso Zio, mosso da troppo impeto scrisse in brevis-
simo tempo un altro libro non meno voluminoso di quel-
lo del Milante, che aveva per titolo: Animadversiones in là-
brum Fratris Pii-Thomae Milante Episcopi Stabiensis, de
Stabia, Stabiana Ecclesia et Episcopis ejus (Neapoli 1751).
Ma quel libro disgraziatamente non fu che una cattiva azione,
una di quelle tante cioè che ne offre tuttodì la Repubblica
delle lettere per l’irascibile razza de’suoi settatori. Imperoc-
ché Monsignore da tanta rabbia fu traportato per la difesa
dello Zio e della sua Diocesi , che diede nel puerile, nel
villano, nel disonesto: e n’ebbe accusa da tutti i buoni. La
quale accusa fecesi ancor più manifesta allorché venne fuori
una memoria in difesa del Milante, generosa a un tempo e se-
vera, scritta da un giovane medico , il quale non avea an-
cora oltrepassato gli anni ventitré di sua vita. Gaetano Mar-
tucci r e qual amico del Vescovo vilipeso e calunniato nella
memoria de’ posteri, e qual cittadino di Castellammare, scher-
nita a torto e rabbassata agli occhi del mondo, fu quegli che
tolse in tal rincontro la penna, e l’opera sua fu lodata gene-
ralmente per la intenzione non meno che per l’effetto **. Co-
lui ch’ebbe scritta la satira n’ebbe certo vergogna , e nella
prudenza del giovane laico lesse la sua colpa. La quistione
cessò e al Martucci toccò la vittoria.
E in che aggiravasi propriamente tal quistione? chiede-
ranno i miei lettori che da tutto questo racconto non san che
moralità cavarne, essendo tra noi frequentissimi tali esempi
’ Di questa opera fu fatta una versione italiana con giunte per
cura del sig. Giacinto d’Avitaja Rapicani, ma a me non è riuscito
vederla.
“ Lettera contenente alcune riflessioni intorno all’opera intito-
lata Animadversiones in librum F. P.- Thomae Milante Episcopi
Stabiensis De Stabia, Stabiana Ecclesia et Episcopis ejus, di
Gaetano Mariucci, Dottore di Medicina, Napoli 1753. — È bello os-
servare come il Martucci avesse schivato di entrar in lizza con un
prelato. Egli fece sospettare che non l’Anastasj , ma sì un intruso
straniero avesse scritta quell’opera piena di contumelie , la quale sa-
rebbe stata perciò indegna di un Vescovo, e quindi egli disse più li-
beramente la sua sentenza.