DI CARLO MARATTI. 203
soleva chiamare Raffaello il Divino. Narra Carlo l'af-
fetto ardente di Andrea Sacchi silo Maestro , il guaio
affermava, che Raffaelle nella Pittura non era altri-
niente un'uomo, ma un'Angelo , eche tali parole egli
replicava con tanta veemenza di spirito, che la suo
faccia diveniva una fiamma. Ad un goffo Pittore, che
consigliava un giovine a non intricarli con Raffaello ,
perche averebbe trovato difficoltà da non uscirne mai ,
nè sarebbe mai divenuto Pittore, rispose Carlo : o
chi fece mai più Pittori , ed allievi , che onorano la
Pittura ? Tanto è l'audacia, e l'ignoranza applaudita
dal favore ancora d'altri maestri di questo secolo del me-
desimo umore , li quali dicono, ed insegnano : a che
giovano tanti studj ? Basta il rassomigliar il naturale^ ,
basta contentar l'occhio . Chi ha un^el colore, delle
cento parti della Pittura , ne possiede novantanove_, ,
e da ciò nasce, che i giovani allettati da tali dottrine ,
volontieri abborriscono gli studj, e le fatiche, e si al-
lontanano da quel fine , che più dovrebbero Seguitare .
Onde la Pittura , in vece della sua nobil forma natura-
le, prende apparenza di Larva, e di Fantasina, lon-
tana in tutto dalla verità , che ci obbliga ad una buona,
e perfetta imitazione . In vano però si querela il nostro
secolo, che non vi siano, o insorchino dalle scuole_,
buoni Pittori , e che si vegghino sì mal condotte le
maggiori , e le più cospicue opere , renando assatto in
abbandono gli buoni studj, e gli buoni principj. Per ta-
li abusi , e falsi documenti , che fanno tracollare ogni
bello spirito , che vuole portarli avanti , Carlo avver-
tisce , che non si calchi altra via , che quella da elso Se-
guitata , e che si riguardi principalmente al Sancio, in-
viando ì giovani al Vaticano , come alla scuola più fon-
data , e più erudita in tutte le parti, lenza però esclu-
dere l'eccellenza de' sopra nominati Maestri .
Cc 2
Ab-
soleva chiamare Raffaello il Divino. Narra Carlo l'af-
fetto ardente di Andrea Sacchi silo Maestro , il guaio
affermava, che Raffaelle nella Pittura non era altri-
niente un'uomo, ma un'Angelo , eche tali parole egli
replicava con tanta veemenza di spirito, che la suo
faccia diveniva una fiamma. Ad un goffo Pittore, che
consigliava un giovine a non intricarli con Raffaello ,
perche averebbe trovato difficoltà da non uscirne mai ,
nè sarebbe mai divenuto Pittore, rispose Carlo : o
chi fece mai più Pittori , ed allievi , che onorano la
Pittura ? Tanto è l'audacia, e l'ignoranza applaudita
dal favore ancora d'altri maestri di questo secolo del me-
desimo umore , li quali dicono, ed insegnano : a che
giovano tanti studj ? Basta il rassomigliar il naturale^ ,
basta contentar l'occhio . Chi ha un^el colore, delle
cento parti della Pittura , ne possiede novantanove_, ,
e da ciò nasce, che i giovani allettati da tali dottrine ,
volontieri abborriscono gli studj, e le fatiche, e si al-
lontanano da quel fine , che più dovrebbero Seguitare .
Onde la Pittura , in vece della sua nobil forma natura-
le, prende apparenza di Larva, e di Fantasina, lon-
tana in tutto dalla verità , che ci obbliga ad una buona,
e perfetta imitazione . In vano però si querela il nostro
secolo, che non vi siano, o insorchino dalle scuole_,
buoni Pittori , e che si vegghino sì mal condotte le
maggiori , e le più cospicue opere , renando assatto in
abbandono gli buoni studj, e gli buoni principj. Per ta-
li abusi , e falsi documenti , che fanno tracollare ogni
bello spirito , che vuole portarli avanti , Carlo avver-
tisce , che non si calchi altra via , che quella da elso Se-
guitata , e che si riguardi principalmente al Sancio, in-
viando ì giovani al Vaticano , come alla scuola più fon-
data , e più erudita in tutte le parti, lenza però esclu-
dere l'eccellenza de' sopra nominati Maestri .
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