Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 1.1888

DOI Heft:
Fasc. I
DOI Artikel:
Gnoli, Domenico: Le opere di Donatello in Roma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0050

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
28

ARCHIVIO STORICO DELL'ARTE

sopra, e ad esser guasta in poco tempo. Ma a questo proposito ho un dubbio, che cioè tali
sepolture ad altorilievo scolpite nel secolo XV, in origine non fossero al piano del pavimento,
ma più o meno sollevate da terra sopra uno zoccolo, come quelle di Martino V a San Gio-
vanni e di Sisto IV a San Pietro ; poiché non mi par credibile che abili scultori facessero dei fini
lavori per farci camminar sopra la gente, nè che si mettessero i devoti a pericolo di rompersi il
collo ficcando il piede nelle cavità laterali o inciampando nel mento o nel naso dei morti raffi-
gurati sulle tombe. Vero è che i sacri canoni non permettevano che le sepolture sorgessero sopra
il piano delle chiese, eccetto quelle dei papi o dei principi; ma questa prescrizione non pare
che fosse sempre osservata, come ci dimostra una Bolla di Pio V che nel 1566, richiamando
altre simili disposizioni, ordinava che le sepolture sorgenti sopra il piano del pavimento, si rimo-
vessero.1 Nò so vedere a quali altre sepolture potesse alludere la Bolla se non a queste.

Mentre però tali sculture, come generalmente le opere d'arte del quattrocento, erano af-
fatto dimenticate e trascurate in Roma, il nome di Donatello vi era onorato per un'altra statua,
il San Giovanni Ballista, eseguita in legno, che si ammirava nel Battistero di San Giovanni,
o San Giovanni in Fonte, sull'altare della cappella del Battista, di cui l'ingresso, per reve-
rentia del luogo, era ed è vietato alle donne. Tutte le Guide del sei e del settecento lo in-
dicano come opera di Donatello, celebre professore fiorentino -, e il Titi 2 che non ha lodi se
non per le opere del seicento, e quelle del XV secolo ricorda con un sorriso di compassione
e aggiungendo che sono stimate per quei tempi, di questa statua scriveva: " la figura di ri-
lievo che rappresenta san Gio. Battista posta nell'altare, ò lavoro di Donatello fiorentino, te-
nuta dagV Artefici in gran veneratione. „ Ivi la statua di legno rimase fino al 1772; nel
qual anno, volendo che la statua del Battista fosse di bronzo, come quella dell'Evangelista di
G. B. Della Porta che è sull'altare della cappella incontro, ne diedero incarico allo scultore fran
cese Luigi Valadier; ma per rispetto all'opera del maestro fiorentino, gli fu ordinato di farne
in bronzo una copia. La statua di legno trasportata allora a San Giovanni, fu posta sull'al-
tare di una cappelletta, nella sacrestia de' Beneficiati, entro una nicchia, e, per meglio conser-
varla, difesa con un'invetriata. Ivi, poco visibile, tra per la luco scarsa e tra pei riflessi dei
vetri, è rimasta fino dopo il 1870; quando, atterrata la cappelletta pei lavori della nuova tri-
buna, la statua scomparve.

Dacché la critica ha incominciato ad occuparsi delle opere di Donatello, nessuno l'ha più
veduta. Il Semper la pose nel novero delle opere che più non esistono o che non si riesce
a identificare, e nell'ultima sua pubblicazione ne tace affatto ; il Milanesi ed altri la credono
esistente ancora nella sacrestia di San Giovanni, lo Schmarsow la dice da poco tempo sparita
dalla sacrestia, e spera che prima o poi riapparisca nel Museo Lateranense. Ma un nuovo
San Giovanni eseguito in Roma, sotto l'influenza dell'arte antica, e che però doveva più o
meno distaccarsi dai tipi conosciuti, un San Giovanni- di Donatello che ha potuto essere am-
mirato nei secoli XVII e XVIII, mi par che dovesse eccitare la curiosità della critica.

La copia di bronzo del Valadier, non solo non ha alcun carattere dell'arte donatelliana,
ma neppure fa ripensare in alcun modo ad un modello del quattrocento. Ciò poteva credersi
effetto di troppo libera interpretazione dell'artista moderno, e perciò tanto più importava di
mettersi alla ricerca dell'originale. E infatti m' è riuscito finalmente di ritrovarlo, sopra un
armadio, nell'Archivio Lateranense. Debbo esser grato ai Canonici di quel Capitolo che mi
hanno permesso di trarne copia in fotografia.

' « Et ut in Ecclesiis nihil indecens relinquatur, iidem provideant ut capsae omnes et deposita seu alia
cadaverum conditoria super terram existentia omnino amoveantur, prout alias statutum fuit, et defunctorum cor-
pora in tumbis profundis infra terram collocentur ». Cost. Cum primum apostolatus, § 6.

2 Ammaestramento utile e curioso di pittura, scoltura e architettura nelle chiese di Roma. Roma, 1686.
 
Annotationen