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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. II
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Rossi, Adamo: La casa e lo stemma di Raffaello: nuovi documenti
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Fasc. III
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0086

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i

LA CASA E LO STEMMA DI RAFFAELLO

Gli esecutori testamentari per sodisfare i creditori dell'estinto, tra cui il duca di Ferrara,
s'affrettarono di venderla, e sei mesi dopo la morte del gran pittore avevano già concluso
l'affare col cardinale Pietro Accolti. Leone X, trattandosi d'uno stabile su cui pesavano censi
a favore di luoghi pii, e d'un compratore che tanto sfavagli a cuore, con un breve del
20 ottobre 1520 convalidò l'atto della vendita in ogni sua parte K Quel gioiello di casa non
poteva cadere in mani migliori. L'Accolti e per la stirpe, e per la cultura e per il grado,
era tale da sentire il debito di conservarla come cosa sacra.

Nel 1532, alla morte del cardinal Pietro Accolti, il palazzo passò al nepote di lui Benedetto,
cardinale di Ravenna. Ma questi non potè serbare a lungo l'invidiata proprietà. Ai 14 dicem-
bre 1540 insieme con la casa grande, cioè il palazzo Accolti, e con altre casette tra mezzo
l'alienò a favore di Benvenuto Olivieri, mercante fiorentino, per seimila scudi, appena il decimo
della somma che aveva dovuto sborsare nel 1535 per uscire dalla prigione di Castel Sant'An-
gelo, dove Paolo III l'aveva fatto rinchiudere.

L'istromento dice :

« Julius Gallettus procurator Rmi d. B. de Accoltis Cardinalis ravennatensis - vendidit
provido viro Benvenuto de Oliveriis mercatori fiorentino - clomum magnam prefati Rmi d.
cardinalis positam Rome in Burgo Sancti Petri et strafa Alexandrina vulgariter nuncupata,
una cum domo que olim fuit Raphaelis de Urbino et ceteras alias domunculas que sunt inter
domum magnam et domum Raphaelis de Urbino predicti, que (sic) a parte posteriori dictarum
domorum existentes in sfrata Burgi Veteris, careria sancta nuncupata, quibus domibus et
domunculis coherent infrascripta confinia, videlicet a latere anteriori versus septentrionem
via lata dicti burgi novi dieta Alexandrina, a latere orientali platea que dicitur palatii
Rmi d. cardinalis de Salviatis, a latere meridionali dieta strafa Burgi Veteris, a latere vero
occidentali domus quam idem Rmus d. cardinalis donavit olim b. m. episcopo Anchonitano -
prò pretio sex millium scutorum auri in auro de sole 2».

Fino a quando il mercante fiorentino la tenesse, mi è ignoto; so che un quarant1 anni
appresso la possedeva il cardinal Commendone, e lo so per certe memorie di Domenico Alfani
perugino. Di lui e de' suoi album parecchi anni fa nelle mie schede di storia artistica appun-
tavo: Domenico, figlio di Orazio Alfani, celebre pittore e plasticatore, fu ammesso all'arte
dei pittori di Perugia prima del 16 aprile 1574, nel qual giorno il suddetto Orazio gli affidò
temporaneamente il camerlingato del collegio. Ai 13 aprile del 1580 si appellò, insieme col
padre, alla Rota perugina, contro la sentenza del pretore di Trevi pronunciata nella causa tra
loro e Muzio Petroni di detta terra, in occasione di un'opera di stucco e di pittura. Sull'uscire
del 1583 chiuse gli occhi al diletto genitore in Roma : sui primi dell'anno seguente andò al
possesso dell'eredità paterna col benefizio della legge e dell'inventario; nel terzo trimestre
del 1585 fu posto in luogo d'esso padre nel novero dei priori del comune.

Dilettavasi disegnar teste, schizzare e colorire stemmi, raccogliere iscrizioni, motti e me-
morie d'ogni sorta, come apparisce dai due volumi di sua mano, i quali dalla Biblioteca del
Gesù di Perugia passarono alla comunale e furono ultimamente contrassegnati, quello in f.
colla lettera B. 33, e quello in 4° con la lettera C. 105. Per la maniera che ha d'esprimersi
e di scrivere veramente strana, non si riesce sempre a indovinare ciò che abbia voluto dire.
In una carta del maggiore, intitolata Memoriale, sembra sieno notate alcune vendite di
vigne e di oliveti acquistati dal padre nel veneto e nel bolognese ; così nomina un Francesco
Ligozzi da Verona, pittore, insieme con un suo fratello pittore anch'esso al servizio del duca

1 Dall'originale proveniente da casa Accolti, e che conservasi nell'Archivio di Stato in Firenze, lo trasse a
luce nel 1860 l'infaticabile Gaetano Milanesi, così benemerito della storia dell'arte.

2 Arch. Urbano. Rog. Massa Antonii et Mathei ab an. 1530 ad 1616, c. 256.
 
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