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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. II
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Müntz, Eugène: L' Oreficeria sotto Clemente VII, [2]
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Fasc. III
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0119

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E. MUNTZ

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Martino de Viglialovos, spagnolo, 1532,1543 (C).
Martinus Gallus, 1527.

Matteo di Giuliano Valessoni da Voltabio, 1524
(Bertolotti, Artisti subalpini).

Mauri. V. Giacomo Mauri.

Merlini, V. Henricus de Merlinis.

Niccolò, 1524: eseguisce la rosa e la spada del
1524. Un « M° Nicholo orifice » possedeva una casa
nel rione di Sant'Andrea di Nazaret (Regola) (Armel-
lini, Un censimento, p. 80).

Ottaviano di Lodovico Barberis da Castro Bre-
scello, diocesi di Parma, 1531 (Bertolotti, Artisti
modenesi).

Pallavicino. V. Battista Pallavicini.

Passeri. V. Bernardino de' Passeri.

Pergoletto. V. Francesco Pergoletto.

Pier Taddeo da Perugia, 1530 (Bertolotti, Artisti
bolognesi).

Pietro Giacomo di Antonio di Christiani, Peru-
gino, 1530, 1541 (C), camerlengo.

Pompeo de Capitaneis. Sotto Leone X un Pom-
peo orefice dava in affitto una sua casa ad una cor-
tigiana spagnuola ed un'altra ivi presso ad altre due
cortigiane. Questo Pompeo abitava una casa situata
nel quartiere di S. Stefano in Piscinula (Parione).
(Armellini, Un censimento della città di Roma
sotto il pontificato di Leone X, p. 40).

Pompeo di Felice, 1532, lavorante (C).

Priore. V. Benedetto Priore.

Priorela. V. Ascanio Priorcla.

Rafaello di Andrea da Firenze, 1504 (Zahn), 1539
(C) (Bertolotti, Artisti lombardi, voi. II, p. 312)
1520, console e camerlengo.

Ranieri spagnolo, 1530, 1542 (C).

Rinieri francese, 1532, lavorante (C), 1534 lavora
con Ranieri spagnolo.

Rotino. V. Giov. Battista.

Savo della Corona, 1530 (C;.

Sebastianus, 1532, 1539 (C), console. Eseguisce lo
Stocco benedetto nel 1532.

Silvestro di Antonio Silvestri da Firenze, 1513
(Ardi. stor. ital, 1800, voi. Ili, p. 235), 1532 (C). Un
Silvestro Antonio dello Avachio faceva nel 1495 la
stima delle gioie dei Medici (Muntz, le Collection des
Médicis p. 101).

Stangari. V. Antonio Stangari.

Sverollo, 1530 (C).

Tommaso da Milano, 1532, lavorante (C).
Tommaso de Christiani Perusino, 1530, 1548 (C),
camerlengo.

Valeri tini. V. Francesco Valentini.
Vicadi. V. Francesco Vicadi.
Vires. V. Francesco da l'Arco.

A queste ricerche sulle biografie degli orefici stabiliti a Roma dal 1523 al 1531 e sulla
natura, sul merito o sulla sorte dei lavori da essi eseguiti, credo utile aggiungere un breve
cenno sulla Corporazione celebre, conosciuta sotto il nome di Confraternita di sant'Eligio, o
Universitas nóbilis artis aurifwum et argentariorum Urbis. L'arte, egli è vero, non entra
che per poco in questa istituzione, intenta unicamente agli interessi morali e materiali dei
suoi aderenti. Ma mi si rimprovererebbe, a giusto titolo, di essere incompleto, se passassi sotto
silenzio le vicissitudini di questa corporazione, che andò superba di annoverare tanti celebri
membri, durante il periodo di cui trattiamo. 1

Dell'inizio della corporazione e dei suoi statuti non dirò nulla qui, avendo consacrato a
siffatta questione una larga notizia nella Gazette des Beaux-Arts, alla quale feci allusione
in principio.

L'esercizio della Corporazione non presentando che pochi particolari caratteristici, mi limi-
terò a narrare come nel 1532 essa contasse solo una trentina di maestri e diciotto lavoranti.
I maestri « imbossolati » vale a dire coloro che potevano partecipare alle cariche sociali,
pagavano 5 giuli all'anno; gli altri 4 giuli; i lavoranti 1 giulio. Nel 1539 gli introiti giunsero
alla cifra di 07 scudi e 73 baiocchi; nel 1518 a quella di 21 scudi e G5 baiocchi.

La storia della Confraternita di sant'Eligio ci fa toccare un problema interessante della
storia monumentale di Roma: alludo alle vicissitudini della chiesa di sant'Eligio, edificala
dalla Confraternita stessa nella piccola strada stretta che sbocca da una parte sulla via Giulia,

1 Bevo ringraziare qui, in modo del tutto speciale, gli attuali amministratori dell'Opera, per l'amabilità colla
quale mi hanno permesso di copiare questi curiosi documenti, e il signor professore Giovanni Gatti per la cura
con cui eseguì per me queste trascrizioni nel 1879.
 
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