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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. II
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Cronaca dell'arte contemporanea
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Fasc. III
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0129

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GIULIO C A NT AL AME S S A

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da diciannove intercolonni, quanti erano prima,
giunge acl averne ventitré; e sotto il detto
portico è stata adottata un i serie di sale pel
museo del risorgimento politico italiano. Questo
pensiero, si opportuno, ha cospirato ad un fe-
lice effetto estetico, recando la necessità di
grandi aperture sui fianchi del monumento,
le quali ne accrescono il decoro, ed equili-
brano bene i vuoti coi pieni architettonici.
L'opera così ridotta ha tale unità organica e
sì felice armonia di linee, che la Commissione
Reale, speriamo, non esiterà ad approvarla.
Forse le difficoltà possono nascere da altra ori-
gine, poiché quelle modificazioni non si accet-
tano che a patto di aumentare la spesa. E da
sperare tuttavia che, dovendo questa essere
ripartita in molti bilanci, lo Stato consenta
all'aumento; che sarebbe molto da dolersi se
meschine considerazioni di economia impedis-
sero che un'opera di sì alta importanza storica
od artistica non raggiungesse nel fatto quel
grado di bellezza a cui è salita nella mente di chi
la concepiva ed amorosamente la perfezionava.

Tra gli altri lavori dei quali il Sacconi si
occupa, ce n'è uno, di cui in questa cronaca
non si può tacere : i restauri della basilica
della Santa Casa in Loreto, restauri in cui la
parte architettonica e la scultoria e la pitto-
rica sono tutte ampiamente rimaneggiate. Ri-
durre il vasto tempio in ogni sua parte ad
unità di stile sarebbe impresa a cui non ba-
sterebbero le somme, benché molto conside-
revoli, che elargiscono la Casa Reale, l'Am-
ministrazione dell'Opera, il vescovo di Loreto
e i due ministeri della pubblica istruzione e
dell'agricoltura, industria e commercio. D'al-
tronde in un edifìcio che appartiene già alla
storia di più che quattro secoli, cresciuto sotto
gli occhi e le mani di molte generazioni, ef-
fetto di sforzi che per necessità lo condanna-
vano a compimento lentissimo, sarebbe lode-
vole cancellar le tracce diverse dei tempi,
salvo di un solo, e queste diffondere con rifa-
cimenti e lasciar trionfare dappertutto? La
storia ha le sue esigenze, divenute più rigo-
rose che mai nel tempo nostro, in cui l'amore
dell'erudizione ha preminenza sul culto stesso
dell'estetica. L'eclettismo, come principio, è

dannoso all'artista, perché lo svia e lo spossa
colla pluralità dogi' ideali, e ne soffoca gli en-
tusiasmi ; ma, come fatto, come spontanea
espressione delle evoluzioni successive a tra-
verso le quali un edificio si è formato, esso
e interessante. La coltura storica sorreggerà
il Sacconi in quest'opera. Certamente egli si
propone di sfrondar qualcosa delle arroganti
vegetazioni barocche : un gusto temperato e
savio dominerà ovunque; ma le manifestazioni
dei secoli XV e XVI saranno tutte rispettate.
Per tuttociò che di nuovo si dovrà fare (e
non sarà poco) sarà preferito lo stile del se-
colo XV, come quello che meglio s'accorda
colla struttura fondamentale del tempio. Per
la parie decorativa questo stile nelle Marche,
ove il gotico ebbe vita più lunga che altrove,
è spesso un innesto di gotico e di rinascimento,
con preponderanza del primo. Ne deriva agli
edifici di quelle provincie una fisonomia spe-
ciale, quasi un sapore nuovo, che il Sacconi
s'ingegnerà di riprodurre. Una cappella dedi-
cata a S. Giuseppe è già quasi compita, e ve-
ramente vi spira un'aura di squisita arto an-
tica. Il Sacconi ne invigila le pitture, geloso
che sieno d'ispirazione austera e di grande
temperanza di tinte. Le decorazioni sono affi-
date al signor Stella, le figure al signor Mo-
desto Faustini. Alcune sculture che decorano
il nuovo altare ricchissimo sono del Macca-
gnani. Artista bene scelto certamente ! La
grande cupola sarà dipinta dal prof. Cesare
Maccari, il quale già prepara soggetti e car-
toni. Saranno perciò distrutte le pitture del
Roncalli, detto il Pomarancio, della qual per-
dita non ci rammaricheremo davvero, sicuri
che l'opera del Maccari merita il sacrificio di
quelle mediocri quanto presuntuose pitture. Se
la cupola fosse stata dipinta da Guido Reni, che
vi aspirò ansiosamente, ora sarebbe altro affare.

Il Parlamento, dopo averla alquanto mo-
dificata, approvò nel novembre dell'anno scorso
la legge sulla conservazione dei monumenti e
degli oggetti d'arte e di antichità; il Senato,
fattevi nuove modificazioni, l'ha poi respinta
in una recente votazione segreta. La repulsa
è giunta inaspettata ed ha prodotto la dimis-
sione del ministro Ceppino. È generalmente
 
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