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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. III
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Ricci, Corrado: Lorenzo da Viterbo, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0147

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CORRADO RICCI

61

Donna, con un cappuccio rosso in testa e una cioppa di pagonazzo indosso, fu cavato di l'orma
di me Nicola di Nicola sopradetto. E per tanto quello che vorrà sapere di sì fatte cose, ponga
mente nella detta (avola: e l'arte mia fu l'arte di mercatante e abitai presso la porta di San
Mattia della Rotte, in una casa ove sta un chiostro e una fontanella; il quale chiostro e fontanella
e caposcale sopra detta fonte feci fare di nuovo io Nicola sopradetto. Quel garzonetto direto a
Rattista si chiamava Giovanni di Giovanni di Picca nipote di mastro Valentino pittore di detta
tavola; e quello direto è Pierantonio figliolo di Bartolomeo del Rossolino ». Dopo tanta copia di
notizie al solo scopo di nominar se stesso, come torna palese dal passo ove descrive la pittura
di Lorenzo, il nostro Nicola aggiunge: « Io ho fatto ricordo di sì fatta figura e non per superbia
nò per vanagloria, ma solamente se nessuno di miei successori mi vorrà vedere, si potrà meglio
ricordare di me e saralli ricomandato l'anima mia; e anco lo scrittore per quelli leggeranno questo
libro, lo quale da me ò stato copiato, come nel principio d'esso fo menzione ». L'Heine dichiare-
rebbe senz'altro che qui Nicola esercita nò più nè meno che la modestia dei ciarlatani. E pure
si è scritto che : « Naldo de' Mazzatosta e Niccola della Tuccia eran due anime fatte per inten-
dersi. Il primo fece costruire nel lato destro di quella chiesa una cappella e la volle splendida-
mente decorata di pitture; l'altro ne fece, a perenne memoria, una degna illustrazione nella sua
cronaca ». Due anime fatte per intendersi! Questa è la metafisica della storia, e Nicola non ri-
cordò nè meno il ritratto del Mazzatosta!

Seguito la descrizione dell'affresco di Lorenzo. Dietro al ritratto di Nicola ne sono altri assai
più belli. Fra questi a dirittura mirabile un profilo d'un giovine che ha coperto il capo d'una
callotta intorno alla quale gira una catenella. Questa testa, oltreché disegnata superbamente nel
contorno, è anche modellata con larghezza e colorita con verità. Le masse dei capelli ritraggono
il vero, e non sono più convenzionali come quelle del venerabile Beila. Questa testa assai più mor-
bida e viva di tante celebrate di Pier dei Franceschi, ha tutta la schiettezza e la purezza dei
ritratti plasmati per le medaglie del Pisanello. Meno belle sono da questa parte le altre figure,
quantunque non meno varie e naturali. Anzi è da ritenere che l'eccessiva ricerca del vero abbia
contribuito a certe durezze e a certi tritumi che conviene appuntare massime nelle teste dei
vecchi. Nullameno la testina di giovinetto che appare fra l'ultima donna e il Della Tuccia, vanno
molto considerate per una deliziosa sobrietà di colorito.

Ma vengo senz'altro a quella parte di pittura che sola basterebbe alla gloria d'un artista, e
che dà ragione a chiedere qual saggio più bello di pittura offra l'arte italiana prima del 1409. A
sinistra dove comincia il dipinto è un gruppo di persone che discute animatamente. L'uno, dal
largo atteggiamento delle gambe sembra essersi pur allora vólto per esprimere agli altri la sua
maraviglia d'aver visto il bastoncello miracolosamente fiorire in mano a S. Giuseppe, dopo aver
infranto il suo che giace, come parecchi altri, in terra. Infatti la figura dietro a lui si piega a
guardare il ramoscello di S. Giuseppe. Questo gruppo e le due figure in colloquio, subito a destra,
sono le cose più belle fra tutti gli affreschi della cappella e sono certo delle più belle della pit-
tura italiana. Ricerca sapiente nelle pieghe delle vesti; profilo scrupolosamente esatto ed elegante
di tutta la persona, e teste, anzi ritratti superbamente modellati e vivi, vivissimi. La figura con
la quale si chiude l'affresco a sinistra è rappresentata nello sforzo che fa per frangere la verga.
E molto rovinata dall'umidità, ma ad ogni modo non sembra troppo riuscita di fronte albi altre.

Passo finalmente alle due persone che parlano fra di loro, quasi isolate fra il gruppo ora de-
scritto e la figura convenzionale di S. Gioacchino. Di queste due mirabili figure, l'ima di prospetto
a mani giunte, dal volto giovanile, ma un po' patito, un po' invecchialo, pare il ritratto di Lo-
renzo. Il distico sottoposto dice:

E regione vides se so referontia miris
Ora modis proprium noraen ot artificis.

ossia:

Dal luogo 1 vedi volti che rassomigliano in modo meraviglioso e il nome proprio dell'artefice.

Potrebbe forse intendersi: ora e regione, cioò [accie del paese, volti di cittadini.

(N. d. D.)
 
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