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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VIII
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Baldoria, Natale: Un avorio del Museo Vaticano, [3]: studio iconografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0422

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316

UN AVORIO DEL MUSEO VATICANO

e colle estremità della bocca abbassate, ricorda molto dav vicino i volti addolorati dell'arte antica
ed esprime con una certa ritenutezza le sue sofferenze. Il tipo è il solito: dal naso sottile; dai ca-
pelli castagni, ondeggiati e lunghi, che, discriminati e condotti dietro le orecchie, scendono a
masse sulle spalle; dalla barba folta, ma non prolissa: tutti caratteri i quali, espressi in generale
con minor finezza d'arte e con qualche varietà nei diversi monumenti, riscontransi in quell'epoca
stessa anche ne' Cristi dell'arte occidentale.

Il più bello, secondo me, de' Crocifissi bizantini del xn secolo rimastici, è quello della compo-
sizione' miniata nelle Lectiones Evangeliorum della Vaticana (N. 1156, fol. 194 v), data anche incisa
dal D'Agincourt (Pittura, tav. 57, N. 4). Quivi si scorge l'atteggiamento doloroso del Cristo, già de-
scritto, ma ancora nobile e calmo. Il gruppo delle tre Marie piangenti alla destra del Crocifisso è
assai finemente eseguito; il dolore è in modo mirabile espresso nei volti, i quali sembrano veramente
copiati da qualche pittura greca antica e rammentano quello della Medea nel museo di Napoli: tanto
le tradizioni dell'arte classica si erano mantenute nella bizantina. Credo che l'arte del medio evo
ben poche volte fino alla fine del seeolo xm sia arrivata a ritrarre con si grande verità e finezza
i sentimenti umani; e quantunque lo stile non sia cosi largo come nelle miniature, pur bizantine,
del v e del vi secolo, del ix e del x, quantunque nel complesso non appariscano molto sensibili i
ricordi del classico, pure vi troviamo tali pregi che ci fanno rispettare anche l'arte del secolo xn.
Le pieghe, sebbene ricavate con una certa rigidità, non sono però troppo parallele Luna all'altra,
nè troppo spesse e trite; i passaggi delle tinte dalle luci alle ombre non sono bruschi, ma attenuati
con arte, e gli scuri delle carni, secondo il solito bruno-verdastri, non hanno minimamente quella
pesantezza e quella crudezza che riscontransi in quasi tutte le miniature bizantine e nei mosaici del
tempo. Il soldato che fugge additando Cristo, dietro a San Giovanni piangente, i due angeli alati,
in aria, ai fianchi della croce, sono mossi con molta vivezza e dànno varietà a quella scena. Della
quale ho voluto parlare si a lungo, affinchè spariscano i pregiudizi che in generale si hanno sul-
l'arte del medio evo.

La composizione ora descritta, il movimento del Cristo e, fuorché pel Centurione, il quale rara-
mente è così mosso, anche gli atteggiamenti delle altre figure si ripetono quasi identicamente in
tutte le Crocifissioni veramente bizantine del xn secolo e pure in quelle d'età posteriore. Cosi noi
li troviamo in una miniatura d'un Psalterio vaticano (Val, N. 752, foglio 18 r), e tra gli smalti
della pala d'oro nel San Marco di Venezia; cosi tra i mosaici del duomo di Monreale (ala sinistra
del presbiterio, parete anteriore). Più viva, ma sempre col medesimo contorcimento, è la mossa
del Cristo crocifisso, tra Maria e Giovanni piangenti, rilevati su piastrella di bronzo con iscrizioni
greche, le quali indicano il soggetto ed i nomi delle figure (mus. Sacro del Vaticano, armadio I, spor-
tello II; quattro quadri in bronzo relativi alle storie della Passione e Resurrezione di Cristo), ed
ugualmente contorto è il Cristo nella Crocifissione miniata nel Psalterio della regina Melissenda,
ove Maria e Giovanni piangenti sono figurati alla destra del Crocifisso, mentre alla sua sinistra
stanno il porta-spugna, il Centurione ed altri soldati, ed in alto due angeli, il sole e la luna (ms.
del xn secolo a Londra, X, 69, foglio 8 r). Ma l'arte bizantina, forse nella fine del xn secolo, è arri-
vata col solito contorcimento a dare una potente manifestazione dei dolori fisici del Cristo, nella
Crocifissione figurata in una lamina d'argento smaltato, che copre un Evangeliario greco dell'xi
secolo nel tesoro di San Marco (Ongania, Tesoro di San Marco, tav. xm e testo, p. 118). Quivi
il capo del Cristo è abbandonato sul petto; si curva più fortemente del solito il corpo, cuna falda
del drappo che gli cinge i lombi, cadendo sul fianco destro, svolazza in aria. Così fu imaginato il
Cristo nella grandiosa Crocifissione dal Cavalcasene attribuita al Giunta Pisano, dipinta nella chiesa
superiore d'Assisi, sulla parete del braccio destro della crociera (cfr. Cavalcasene e Crowe, Storia
della pittura in Italia, I, 269, nota).1

1 I Crocifissi de' secoli anteriori al xm, esistenti nelle chiese di Toscana, sono dritti della persona, cogli occhi aperti e
i piedi separati, così come il Cristo figurato nell'xi secolo nella grande Crocifissione di Sant'Angelo in Formis presso Capua,
ove ai fianchi, dietro a Maria piangente colle braccia dimesse, stanno le tre donne, pur esse in atto di dolore, e più lontano
una turba di Giudei e di soldati; mentre dietro a Giovanni, nel solito atteggiamento classico del dolore, con una mano sul
volto e l'altra sotto al gomito, ò rappresentato il Centurione che, al pari che nella miniatura ricordata, coli'indice e l'anu-
lare della destra tesi, addita il Cristo quale figlio di Dio; ed altri soldati dividono la vesta inconsutile, ed altri scherniscono
 
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