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ADOLFO VENTURI
Ferrari, ma non ha alcun carattere che dia valore all'attribuzione (Tav. Ili, 2). È un'opera probabile
del primo tempo del Garofalo, Vedonsi traccie dell'influsso su lui esercitato dal Boccaccino di
Cremona, nella testa tondeggiante della Vergine e negli occhi circolari; e alcuno qualità dal
Garofalo serbate anche in seguito, quali il
disegno di fanciulli con la fronte enorme,
il lumeggiare de' capelli con sprizzi di luce
0 tratteggini di un giallo dorato. Così nel
paesaggio vedesi in embrione e con una
sincerità primitiva quello adottato dal Ga-
rofolo in seguito, col monte azzurro conico
nel lontano, le case illuminate di bianco
ne' profili e i piani erbosi giallicci.
Il senatore Morelli additò fra le opere
primitive del Garofolo altri due quadri della
galleria capitolina, e cioè il S. Niccolò da
Bari (n. 87) e il S. Sebastiano (n. 92) che
gli fa riscontro, entrambi frammenti di'una
stessa ancona d'altare, entrambi a torto
ascritti a Giambellino. San Niccolò tiene un
pastorale con la destra e il libro con le
tre palle sovrapposte nella sinistra. Calza
guanti camosciati ornali di ricami, con
anelli gemmati. Un ricco piviale color ru-
bino copre il bianco camice, ricade in lun-
ghe pieghe a terra, ed è trattenuto da un
fermaglio, ov'è rappresentato Cristo risorto
come in ismalto. L'orlo del piviale è ornato
di figure di santi in varii scompartimenti.
Il paesaggio mostra una città a' piedi di
un monte verdastro seghettato; le mac-
chiette del fondo, lunghe, con turbanti bian-
chi, sembrano birilli di un bigliardo; gli al-
beri hanno foglie rade e grosse (Tav. nel
testo, il. 1). Il san Sebastiano guarda con
occhio supplichevole in allo: dietro alle
carni rossiccie ricade un manto di un bel
verde: il fondo ha case biancheggianti e
monti verdastri. Non possiamo sottoscriverci
all'opinione del senatore Morelli che ascrisse
1 due quadri alla prima maniera del Garo-
folo. Questo maestro in tutti i suoi quadri
autentici, di data certa, meritò che il Va-
sari lo accusasse di affettazione. Sempre
ripetè tipi similissimi, col suo abituale color
cereo, cenericcio, livido nelle carni, con
le capigliature bionde lumeggiate di giallo
con una grazia convenzionale; sempre egli
drappeggiò le sue figure, determinando
larghi partiti di pieghe e pingendovi per
entro finissime piegoline, arrotolandoi manti
1. _ SAN NICOLÒ DA RARI e le tuniche intorno alle cinture de'suoi
(dipinto di scuola ferrarese nella galleria del Campidoglio) personaggi, facendo Cadere dalle ginocchia
ADOLFO VENTURI
Ferrari, ma non ha alcun carattere che dia valore all'attribuzione (Tav. Ili, 2). È un'opera probabile
del primo tempo del Garofalo, Vedonsi traccie dell'influsso su lui esercitato dal Boccaccino di
Cremona, nella testa tondeggiante della Vergine e negli occhi circolari; e alcuno qualità dal
Garofalo serbate anche in seguito, quali il
disegno di fanciulli con la fronte enorme,
il lumeggiare de' capelli con sprizzi di luce
0 tratteggini di un giallo dorato. Così nel
paesaggio vedesi in embrione e con una
sincerità primitiva quello adottato dal Ga-
rofolo in seguito, col monte azzurro conico
nel lontano, le case illuminate di bianco
ne' profili e i piani erbosi giallicci.
Il senatore Morelli additò fra le opere
primitive del Garofolo altri due quadri della
galleria capitolina, e cioè il S. Niccolò da
Bari (n. 87) e il S. Sebastiano (n. 92) che
gli fa riscontro, entrambi frammenti di'una
stessa ancona d'altare, entrambi a torto
ascritti a Giambellino. San Niccolò tiene un
pastorale con la destra e il libro con le
tre palle sovrapposte nella sinistra. Calza
guanti camosciati ornali di ricami, con
anelli gemmati. Un ricco piviale color ru-
bino copre il bianco camice, ricade in lun-
ghe pieghe a terra, ed è trattenuto da un
fermaglio, ov'è rappresentato Cristo risorto
come in ismalto. L'orlo del piviale è ornato
di figure di santi in varii scompartimenti.
Il paesaggio mostra una città a' piedi di
un monte verdastro seghettato; le mac-
chiette del fondo, lunghe, con turbanti bian-
chi, sembrano birilli di un bigliardo; gli al-
beri hanno foglie rade e grosse (Tav. nel
testo, il. 1). Il san Sebastiano guarda con
occhio supplichevole in allo: dietro alle
carni rossiccie ricade un manto di un bel
verde: il fondo ha case biancheggianti e
monti verdastri. Non possiamo sottoscriverci
all'opinione del senatore Morelli che ascrisse
1 due quadri alla prima maniera del Garo-
folo. Questo maestro in tutti i suoi quadri
autentici, di data certa, meritò che il Va-
sari lo accusasse di affettazione. Sempre
ripetè tipi similissimi, col suo abituale color
cereo, cenericcio, livido nelle carni, con
le capigliature bionde lumeggiate di giallo
con una grazia convenzionale; sempre egli
drappeggiò le sue figure, determinando
larghi partiti di pieghe e pingendovi per
entro finissime piegoline, arrotolandoi manti
1. _ SAN NICOLÒ DA RARI e le tuniche intorno alle cinture de'suoi
(dipinto di scuola ferrarese nella galleria del Campidoglio) personaggi, facendo Cadere dalle ginocchia