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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. IV
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Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [4]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0279

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DOMENICO GNOLI

bilmente uno de' triregni di Paolo II) e in cento altri. Egli è vero che qualche volta troviamo di-
pinti o scolpiti i fioroni in forma di gigli, come ne' papi dipinti da Giulio Romano nelle stanze
vaticane, e anche altrove; ma questo credo fosse un capriccio d'artisti, a'quali era lasciala gran-
dissima libertà d'ornamentazione.

Si noti però che se i^ altri casi il fiorone ha la forma del giglio, difficilmente ad ogni modo
si troveranno altri due triregni così perfettamente uguali, nei cerchi lisci, nella grandezza dei fio-
roni stessi, e nella forma delle foglie non solo piegate ma attorcigliate. E che questa forma sia
propria di Mino e un ricordo del giglio fiorentino, ne abbiamo un'ultima conferma nella tiara di
Melchisedec (V. pag. 262) ornata appunto di fioroni a forma di giglio, che per la grandezza e per
la forma sono precisamente uguali a quelli del busto e del Giudizio Universale.

Dalla chiesa e dal palazzo di san Marco passiamo ora in Trastevere alla chiesa di santa Ce-
cilia, dove un'altra opera di Mino ci dimostra sempre più chiaro come il Vasari, che conosceva
abbastanza dell'arte in Toscana, delle cose di Roma, specialmente nel Quattrocento, non sapeva
affatto nulla. Moriva nel 1473 il cardinal Nicola Forteguerri, cardinale di santa Cecilia, parente
di Pio II, un de' più famosi cardinali del tempo. La sua iscrizione sepolcrale non par quella di un
cardinale, ma bensì di un glorioso condottiere d'eserciti; ed infatti di lui, capitano valente e for-
tunato, ricorda la storia Fano debellata, vinto Sigismondo Malatesta, provincie espugnate, una serie
di vittorie e di trionfi. Pistoja sua patria, orgogliosa del battagliero concittadino e grata per molti
benefici, stabili d'erigergli un monumento: e il Vasari sa dirci che la Commissione ne fu data al
Verrocchio e che, rimasto interrotto alla sua morte, esso fu ripreso e continuato per opera di Lo-
renzetto o Lorenzo Lotti. Le notizie del Vasari sono state da altri completate; sappiamo che Piero
del Pollajolo fece anch'egli un modello per quella sepoltura, conosciamo i prezzi, le date, cosicché
il Milanesi ha potuto, nelle annotazioni al Vasari, rifarci la storia del monumento stesso. Ma il
monumento di Pistoia non era che onorario: il corpo del cardinale da Viterbo, dove morì, fu tra-
sportato a Roma e sepolto nella chiesa sua titolare di santa Cecilia, dove i fratelli gli eressero
un monumento magnifico e ben superiore a quello di Pistoia, che riuscì davvero una brutta cosa.
È opera d' un toscano, d' uno de' più famosi scultori del tempo, Mino da Fiesole, e degnissimo di
competere colle sepolture famose del Salutati, del conte Ugo, del Giugni; ma era a Roma, e il
Vasari perciò non ne seppe nulla.

Quanto alla data del monumento, non può dirsi altro senonchè esso fu eretto tra il 1473 e il
1480: nò documenti nò ragioni d'arte valgono a darci maggior luce. Anche questa ebbe la sorte
comune a tutte l'opere romane di Mino, di essere cioè disfatta e smembrata. Nella chiesa di santa
Cecilia accanto alla porta d'ingresso, a sinistra di chi entra, sorge sopra un basamento in cui è
inciso l'epitaffio del cardinal Forteguerri, 1' urna sormontata dalla bara, su cui il cardinale è di-
steso. Dall'urna originale ed elegante del monumento Salutati si viene svolgendo quest'urna doppia
che raggiunge nelle sepolture del Forteguerri e del conte Ugo la sua perfezione ideale, e rivela
il genio inventivo e il gusto squisito della linea decorativa e dell'ornato in cui ben più che nella
figura, è insuperabile lo scultore di Fiesole. Nulla, nelle infinite sepolture di quel secolo, che possa
uguagliarsi nella grazia e pieghevolezza delle forme e nella carezzata finezza dell'esecuzione a
quest'urna ; della quale perciò qui presento anche un disegno a contorno della fronte, e dei fianchi,
ne' quali non può imaginarsi una combinazione più ingegnosa e più elegante di linee. Fuori della
bara pende a padiglione la solita coltre, ornata di disegno rilevato e dorato: è l'oro era distri-
buito largamente a far risaltare gli ornati ; ed anzi un fregio dorato adorna perfino la superfìcie
liscia del listello al sommo dell'urna.

Evidentemente questa non è che una parte del monumento. Nella stessa chiesa, in fondo alla
navata a destra di chi entra, si mostra sull'altare una Madonna con due Santi come opera di
Mino da Fiesole : e la Madonna è sua senza dubbio. E posta sotto un architrave sostenuto da due
colonne di verde antico : sopra il cornicione posa un timpano ad arco che ha nel mezzo un tondo
col Padre Eterno, e due angeli ai lati. Credetti di aver fatto una bella scoperta accorgendomi che
quest'edicola altro non era se non il monumento del cardinal Forteguerri ridotto ad altare, toltane
 
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