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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Ricci, Corrado: Fieravante Fieravanti e l'architectura Bolognese nella prima metà del secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0142

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110 CORRADO RICCI

Non si cerchi nell'organismo delle due costruzioni la novità; ma nell'abbondanza e nel
carattere delle decorazioni. Anche Iacopo dalla Quercia notava avanti tutto che il palazzo di Bo-
logna era molto ornato. In esso non si scorge più la semplicità quasi eccessiva del Manfredi, che
fa le cornici disponendo variamente semplici mattoni; non più il parco e largo adornare d'Antonio
di Vincenzo, sempre misurato e ben lontano dal sopraffare le linee generali. In Fieravante è già
un amore troppo vivo del particolare, una tenerezza intensa per tutto ciò che arricchisce, che
frastaglia, che illeggiadrisce le diverse parti. La semplicità di San Petronio, di Santa Maria dei
Servi e dell ''anonima residenza dei Notari scompare a un tratto nel palazzo degli Anziani, nella
Mercanzia e nella casa Bovi-Silvestri. Ma ciò che più sorprende in questi due ultimi edifici,
che per me chiaramente si rivelano opera di Fieravante, è l'identità degli ornati e della loro
disposizione, ornati e disposizione che invano si cercano in altre fabbriche bolognesi. Non solo
adunque è da registrare il concorso storico delle date ed il fatto che sursero mentre lavorava
Fieravante e mentre mancavano architetti a Bologna : ma ò da registrare anche che i tre edifici
sono d'un medesimo stile ed hanno (si perdoni il francesismo) identici dettagli.

I capitelli del palazzo pubblico consistono in una doppia serie di cardi, ognuna delle quali
si risolve con una fila di rose semplici o selvatiche. Ebbene: quelli della Mercanzia sono ugual-
mente formati, nò presentano altra varietà se non l'inserzione di foglie spiraleggianti che per forma
si ricongiungono a quelle dei capitelli della casa Bovi-Silvestri ora Tacconi. In questi poi aderisce
lo scudo dello stemma ora raschiato, scudo che ha la stessa forma di quello che rileva nei ca-
pitelli del palazzo pubblico, e sul quale esisteva già lo stemma di Martino Y. Invano questa
forma si cercherebbe nelle altre parecchie migliaia di capitelli che ornano i portici di Bologna.

Nella Mercanzia non si trovano più i piloni semplici di Antonio di Yincenzo, appena nervati
agli angoli in San Petronio, o le colonnine ugualmente scannellate del campanile di San Fran-
cesco. Molto meno poi si cercano i pilastri « lisci ed asciutti » o le colonnine inanellate a metà,
della chiesa e del portico dei Servi. I piloni della Mercanzia sorgono di sur una icnografia leg-
giadra ma tormentatissima e frastagliata come una trina: consistono a dirittura in tanti fasci di
colonnine esili variamente disposte. Il concetto di mastro Antonio vi si vede accolto ma esagerato.
Così le colonnine disegnate da frate Andrea hanno fornito a Fieravante il modello delle colonnine
poste alle bifore, ma questi ha voluto scannellarle a spira, ha voluto dentellare l'anello e il som-
moscapo, ha voluto frangiare le semplici foglie di giglio. E lo stesso tormento delle parti, la
stessa avversione a lasciare spazi lisci e, sarei per dire, tranquilli, si nota anche nelle tre colonne
della casa Bovi-Silvestri. Non solo, contro l'uso bolognese, sono scannellate a spira, ma diversa-
mente scannellate: l'una con fibre rilevate, l'altra a solchi, l'ultima a solchi e a rilievi alternati
e distinti dai listelli.

L'accoppiamento degli ornati in terracotta ed in marmo o macigno, così corretto, così parco,
così dolce nelle cose d'Antonio di Yincenzo, s'affatica a sua volta nella Mercanzia, dove il cotto
come materiale più modesto non lascia più campeggiare o dominare le parti marmoree, ma vuol
dividere con loro il vanto dell'ornamentazione e dell'abbellimento. Intorno alle finestre ricorre
un largo fregio o guarnizione a formelle o cassettoni nei quali sono scolpite le cose più svariate.
« Ci sono cani, aquile, oche, omiciattoli, fioroni, fogliami caspiti, stemmi e tutti diversi l'uno dal-
l'altro ». 1

Anche questo singolarissimo e speciale tipo di decorazione si trova — nemmeno farlo a
posta! — solo nei tre edifici da me esaminati per la concordanza di tutte le altre parti. Gira
intorno agli archi e alle finestre della Mercanzia, gira intorno alle finestre ora murate della casa
Bovi-Silvestri, gira intorno le finestre del palazzo degli Anziani. Nessun altro edifìcio bolognese
presenta questa caratteristica!

Non si può dire, come per altri casi è stato detto, che diversi architetti potevano seguire
simile adornamento, trovando e mettendo in opera terrecotte stampate, come quelle di molte cornici
o cornicioni che si veggono in Bologna e che si vendevano a chi le voleva dai fornaciari. Le

1 A. Rubbiani e A. Tartarini, I ristauri alla Mercanzia. Anno 1889, Bologna, 1889, p. 9.
 
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