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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Gnoli, Domenico: La Capella di fra Mariano del Piombo in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0150

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118

I). GNOLI

Fra Mariano lasciò il convento di San Silvestro, ed andò ad abitare a Palazzo all'ufficio
del Piombo, clie era nelle stanze di Innocenzo VITI; ma di là andava a rivedere i suoi frati a
Montecavallo e tornava la sera al suo signore. « Non desidererei altra gratia in questo mondo
— scriveva a' 10 gennaio 1519 al marchese di Mantova — se non potervi convitare un di all'orto
qui di monte Cavalli, nel laberintho, dove vedreste boschetti et ornamenti silvestri nel domestico,
cento (et) 100 varietà et 1000 chapricci: una chiesina poi di avorio, lavorata di straforo, et atorno
profumata et abellita con molte cose divote; una sagrestia con paramenti profumati papali di
brocchato d'oro in oro, ecc. ». 1 Insomma il frate buffone aveva una tenerezza gentile per la sua
chiesina d'avorio profumata e divota, che era visitata, come egli stesso si compiace di narrare,
da cardinali, da protonotari, da vescovi. La chiesa è stata bensì nel Seicento arricchita di marmi,
di pitture, d'oro e di stucchi che le han fatto perdere il profumo del tempo di fra Mariano, ma
nella sua struttura (eccetto la cappella Bandini costruita posteriormente) si conserva qual era.

Il Yasari ci narra che fra Bartolomeo da San Marco, venuto a Poma, andò ad alloggiare
al convento della Congregazione di San Marco a San Silvestro, ospite di fra Mariano; il quale
ne trasse profitto facendogli dipingere per la sua chiesa due figure su tavola, rappresentanti -
san Pietro e san Paolo. Ma, così dice il Yasari, stordito dalle troppe opere antiche e moderne
ch'erano in Poma, e perdutosi d'animo « deliberò di partirsi e lasciò a Raffaello da Urbino che
finisse uno dei quadri, il quale non era finito, che fu il San Piero, il quale, tutto ritocco eli mano
del mirabile Raffaello, fu dato a fra Mariano ».2 La venuta di fra Bartolomeo a Roma fu nel 1514,
e i due quadri furono collocati ai lati dell'altare maggiore dove le guide li indicano ancora sulla
fine del Seicento ; e di là furono trasportati nel palazzo del Quirinale, non so dire in che anno
nò da che pontefice. Sono conosciuti i cartoni delle due figure, che si conservano nell'Accademia
di belle arti a Firenze ; e delle due tavole dipinte si hanno riproduzioni a contorno nell'ape Ita-
liana e nella Storia della pittura del Rosini, dalle quali però non può aversene che un'idea assai
imperfetta. Dal Quirinale passarono dopo il 1870 al palazzo Yaticano.

Narra il Yasari che Polidoro da Caravaggio e Maturino dipinsero « a San Silvestro di Mon-
tecavallo, per fra Mariano, per casa e per il giardino, alcune cosette; ed in chiesa gli dipinsero
la sua cappella ».3 Dell'antico giardino e convento non resta più nulla, ed è inutile perciò di
ricercarvi le pitture di Polidoro, come pure « un San Bernardo, di terretta, bellissimo » dipinto
nel giardino stesso per fra Mariano da Baldassare Peruzzi;4 rimangono però ancora le antiche
cappelle, e in una di queste troviamo ancora le pitture di Polidoro e di Maturino.

La chiesa aveva in origine quattro piccole cappelle per lato, di forma uguale, fino alla cro-
ciera; ma nel 1877, volendosi allargare la strada dalla via Nazionale al Quirinale, la chiesa fu
scorciata, lasciando solo tre cappelle per parte ; e quella di fra Mariano, che era la seconda a
sinistra dall'ingresso, divenne la prima. Yeramente si voleva tagliare più addentro per allineare
la strada; ma la buona stella che protegge i pazzi ha salvato la cappella del frate. Ed essa
ebbe fortuna anche sul principio del Seicento, quando il cardinal Giacomo Sannesio volle abbellir
la cappella; poiché egli fece bensì coprire i pilastri di marmi colorati ad intarsio, e dipingere
la volta dal Cavalier d'Arpino, e incassare il quadro dell'altare e gli affreschi laterali entro
grandi cornici di vari marmi ; ma siffatti abbellimenti, contro il costume del tempo, furono fatti
con riguardo, sicché il guasto non è molto, e le pitture e il pavimento sono ancora al loro
posto.

Nell'interno dei pilastri che sostengono l'arco della cappella, si legge in alto, da ambedue
i lati, scolpito in marmo nero:

AD PERPETUAM
POSTERITATIS
MEMORIAM

1 Luzio, p. 574.

2 Yasari, voi. IY, p. 187,

3 Luzio, voi. V, p. 147.

4 Ivi, voi. IY, p. 596.
 
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