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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Supino, Igino Benvenuto: Il pergamo di Giovanni Pisano nel duomo di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0101

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68

(UN'IO BENVENUTO SITINO

ziani promettevano di mantenere maestro Giovanni a capo maestro dell'Opera del duomo tenen-
dogli fermi i patti convenuti e se alcuna discordia nascesse tra lui e l'operaio in tal caso elegges-
sero unum bonum et legalem virtmi, qui loco illius operarli qui iliscordarei cani dicto magistro Johanne,
faciat ■per'fki illud opus super quo discordarent ; et specialiter de pervio quod de novo constituitur in
malori ecclesia; rei alio modo prolùdendo prout anthianis et sapientibus viris videbitur, satisfaciendo
supra scripto magistro Johanni ad lioc ut dietimi opus pervii perficiatur. 1

E poiché questa rubrica aggiunta al Breve del comune sembra accennare a discordia che
fosse insorta tra Giovanni e l'operaio del Duomo, nel tempo in cui quegli lavorava al pulpito,
gioverà qui notare come infatti nell'aprile dell'anno 1305 (stile pisano) pendesse una causa fra
loro, e nei registri di entrata e uscita dell'anno 1305 c. 107 t. si trova la partita : « Pardus de
Morrona: prò facitura certe cause quam habet cum magistro Johanne soldos 5 ».

La qual causa ebbe forse origine da ciò : che il nostro capomaestro dell'Opera cui dovevano
esser pagati per suo salario 10 soldi al giorno, ebbe invece dall'operaio per il corso di 105 giorni
soldi 8 e 3 denari soltanto. Che se tale si fu la cagione del litigio, questo ebbe termine favo-
revole per Giovanni, al quale ai 7 luglio 1307 l'operaio fece pagamento di 9 lire eli soldi di
denari pisani che indebitamente gli aveva ritenuto. - « Magister Johannes caput magistrorum
suprascripte opere coram me etc, habuit et recepit a suprascripto domino Operario, dante supra-
scripto modo, prò diebus centum novem retentis suprascripto magistro Johanni a suprascripto
domino operario, quibus habere debebat soldos X et ipse habuit soldos Vili et denaros III
tantum prò qualibet die, libras Villi, soldos XI denariorum pisanorum, de quibus etc. etc. Actum
Pisis in claustro domus suprascripte opere, presentibus Oione condam Adveduti et Masino con-
verso opere, testibus ad hec rogatis. Nonis julii ».

IV.

Il pulpito dunque, cominciato nel 1302, fu finito da Giovanni Pisano nel 1311 secondo l'iscri-
zione del pilastro del Duomo, nel 1320 secondo il Vasari. Il quale, scrive il Morrona, che ha
potuto vedere gli avanzi del pergamo disfatto, è stato tratto in errore leggendo centenis dove
era scritto invece uhdenis. La sua configurazione più chiaramente ci apparisce dalla descrizione
che ce ne ha lasciata il Rondoni nelle sue storie pisane nel libro III a pag. 100.3

« Questo pergamo, scrive lo storico pisano, è tenuto, per le molte figure che vi sono, oltre-
« modo bellissimo : ed è sostentato primieramente da una stàtua di inarmo che rappresenta la
« figura di Cristo benedetto che ha sotto i piedi i 4 Evangelisti ; e da un'altra che dimostra la
« forma di S. Michele Arcangelo : da due gran leoni che sopra il dorso hanno due colonne, una
« di broccatello e l'altra di porfido : e dipoi, da due statue profane, che la prima dimostra un Ercole
« con la pelle del leone nemeo addosso (ed è talmente tenuto per cosa rara che dà gran diletto ai
« riguardanti: ed bassi per fama passata e divulgata d'età in età che questa figura fosse, con molte
« altre spoglie, portata l'anno MXXX di Cartagine) e la seconda una Pisa; la quale cosi fu, come
« ella sta, dai nostri antichi formata. Ma perchè chi la riguarda possa il tutto comprendere (sebbene
« io mi allontano troppo dalla descrizione incominciata); le voglio circonscrivere parendomi in un certo
« modo questo luogo molto a proposito. 8i fìnge adunque Pisa una donna scalza con una veste
« rossa e lunga fino ai piedi, con un manto azzurro, con corona d'oro in testa, con due aquile
«alate ai piedi della sua base; qual donna è retta da quattro statue che mettono dette aquile
« nel mezzo. La prima è la Prudenza, la seconda la Temperanza, la terza la Fortezza e la quarta
«la Giustizia; ed è cinta da un cordone che le pende fino ai piedi, dentro vi sette nodi. Ha dall'orec-
« chio destro un'aquila che le favella nell'orecchio e sopra delle sue spalle un'altra aquila che si
« regge sopra di lei con ali aperte. Ila due putti ai quali dà il latte e con una mano tiene un leone

' Bohaihi, Stat. Inai, ili l'isn, ì, 48. composizione del pulpito di dio. Pisano, p. 13, 14.

■ Taxkam, Rapporto ni Consiglio comunale sulla ri- :' Arch. stor. Hai., Firenze, Viosseux, 1844.
 
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