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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Supino, Igino Benvenuto: Il pergamo di Giovanni Pisano nel duomo di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0112

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II, PERGAMO DI GIOVANNI PISANO NIX Dl'OMO DI PISA

T-.)

tal fracasso che assordava coloro che erano entrati dentro. Et gran cosa era il considerare che
quel piombo che era stato la difesa di quella Chiesa, difendendola dalle piòggie e dalle tempeste
dell'aria, adesso era la principal cagione della sua distruzzione in più modi. .Primieramente
per che l'incendio hebe origine dal suo rassettamento come habbiamo detto di sopra. Secondaria-
mente perchè con la sua grave pioggia attorno alla Chiesa, non lasciava accostar nessuno a cercare
di salire in sul tetto per fare qualche riparo. E finalmente perchè dove coglieva una gocciola di
quel piombo cosi pilottato, faceva più danno che l'incendio stesso, poiché con il suo peso et calore
levava il pezzo dovunque coglieva, onde cadendo in su le colonne, in su le mura dipinte et in su
qualunque altra cosa, scortecciava le mura e le colonne, levava pezzi alle pitture e fracassava ogni
cosa, onde pareva che il tutto concorresse alla rovina et al disfacimento di quel misero Tempio.
Et insomma a ri squarciar drento quella infocata Chiesa si vedeva visibilmente una varia imma-
gine dell'inferno e della terribilissima ira di Dio, che con tanta furia distruggendo allora la sua
propria Casa, che non aveva peccato, faceva pensare alli huomini che sono pieni di peccati, quel che
hanno da aspettare essi dalia severissima giustizia sua. Veduto adunque costoro che non vi si
poteva riparare, si gittorno prestamente a salvare le cose più preziose. E prima presono la san-
tissima immagine di nostra Donna che era sotto all'organo, allato al choro come dicemmo di sopra,
et con grandissima allegrezza di tutto il popolo la portarono fuori di Chiesa a salvamento. Onde
molti altri mossi dall'esempio di costoro e tra gli altri alcuni preti di quella Chiesa corsono alla
sagrestia e ne levorno tutte quelle belle tavolo dipinte che vi erano, altri per forza spiccorno
alcune di quelle tarsie del choro e particularmente la sedia dell'Arcivescovo et le cavarono fuori
mezze rette. IH prete cavò il Santissimo Sagramento e lo portò in S. Giovanni e simile si fece
dell'olili sante e della Ohrcsima e cavorono insino all'Acqua Santa del battesimo e finalmente le Re-
liquie, i paramenti e l'argenterie. Era mirabil cosa a vedere con quanta prestezza si facevano queste
cose da coloro entrando e uscendo continuamente per la detta porta che risguarda in verso il
campanile, mentre che il fuoco furiosamente andava camminando inverso la cupola. Dove sendo
già arrivato in capo a due hore, dipoi che fu aperta la detta porta, già vicino a bore dodici e
non si potendo più passale uè innanzi nè indreto perche il fuoco, circondando la cupola, comin-
ciava ad allargarsi nelle due braccia della Croce verso le Cappelle principali et il fummo acce-
cava chi ha vessi voluto passare innanzi, si abbandonò finalmente con gran dolore il Tempio e
lasciossi tutto in preda alle fiamme. Stava il popolo intorno a vedere si doloroso spettacolo sen-
tendo spesso cadere pezzi di muraglia et altre cose con strepito grandissimo e riguardando co' i
lagninosi occhi l'ultima rovina dell'unico ornamento di quella città. Finalmente in poco d'otta il
fuoco comprese tutta la Chiesa, ardendo smisuratamente per ogni verso. La mattina, essendo di
già apparso il doloroso giorno, crebbe il popolo assai perchè vi vennono ancora le donne, che
con singulti e lamenti, piagnevano la rovina di quella Chiesa. Era tale e si fatto lo sbigottimento
in tutto il popolo, che andavano per le strade gì'huomini come mezzi morti et riscontrandosi
l'uno con l'altro correvano ad abbracciarsi piangendo e chiedendosi l'uno all'altro misericordia
e perdono come se lussino stati alla fine del Mondo. Non vi fu alcuno che aprissi bottega o che
facessi negozio o faccenda di sorte alcuna, ma per tutto quel giorno non si fece altro in quella
misera Città se non stare a piangere dolorosamente intorno alle rovine di quella Chiesa. E tanto
fu lo spavento e lo sbigottimento universale, che etiamdio le porte della Città per tutto quel
giorno non si aprirono e se bene l'altro dì seguente di poi si apersono le porte e le botteghe,
non di meno durò lo sbigottimento in forma tale che, per più di 15 giorni, stettono gì'huomini
basiti e balordi che pareva non potessino ritornare in loro. Durò il fuoco in detta Chiesa per
insino a hore 16, et allora fu finito di abbruciare ogni cosa et cosi la potenzia del fuoco consumò
in otto hore quello che con molta fatica e spesa si era messo insieme nello spazio di molti e molti
anni. Abbruciò dunque tutta la coperta, tutte le Tavole delle Cappelle, il Pergamo dove si predi-
cava, tutte le panche, le sedie del choro intarsiate, gì' horgani e quello che parve gran meraviglia,
insino alle porte che, come è detto, eran di metallo con borchie d'ottone, dove rimase strutto l'ot-
tone et cascato et abbruciato il metallo. Rimasono ritte le mura di quà e di la con gran quantità
di piombo strutto in terra dalla parte di fuori, lurido la gronda e rimasono nel mezzo tutte le
 
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