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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Sant' Ambrogio, Diego: I monumenti funebri Della Torre e Castiglioni nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Milano
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0152

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I MONUMENTI FUNEBRI DELLA TORRE E CASTIGLIONI

119

Il monumento termina superiormente con una statuetta di puttino ignudo, dell'altezza, col
cupolino ad embrici sottostante, di circa un metro. Tiene questo puttino alla sua sinistra con
ambe le mani e poggiata a terra una targhetta a testa di cavallo, da cui fu cancellata ogni
insegna araldica. Altre due targhette consimili, ma picchiettate, veggonsi incastrate nel muro a
destra ed a sinistra del corpo piramidale di marmo nero.

Nella parte inferiore l'urna, colle due ricche trabeazioni, appare ora sostenuta, come dicemmo,
da due anziché da quattro colonne a foggia di candelabro, dell'altezza, col relativo piedestallo,
di (piasi due metri. Di buon disegno e di accurata esecuzione sono i capitelli di quelle colonne,
diversi l'uno dall'altro e con tracce di dorature. Poggiano essi sopra la parte superiore della
colonna, di serpentino d'Oira, che il tempo ha annerito, foggiata a forma di candelabro digra-
dante dal basso all' alto e scanalata obliquamente a spirale. Sotto alla parte con scanalatura la
colonna di serpentino va decorata con ornati raffiguranti piastrelle ad embrice.

La parte inferiore, e cioè la parte della maggiore rigonfiatura, a foggia di vaso, della colonna,
è invece di bianco marmo, adorna di fiorami, cartelle e scudetti, e posa su di un piedestallo
quadrangolare di pietra scura d' Oira, con acconcie trabeazioni, su cui acquistano maggior rilievo
medaglioni circolari di bianco marmo, di pregiato lavoro.

Nella colonna verso l'altare vediamo, sul davanti del piedestallo, la riproduzione del meda-
glione romano di Marte ignudo col petaso in capo, lungo bastone in mano e mantelletto ondeg-
giante ai lombi, e nel medaglione a destra una testa di profilo con benda sul capo e tratti del
viso ricordanti quelli di Seneca.

Il piedestallo dell'altra colonna va decorato sulla fronte di una parziale riproduzione della
medaglia romana di un cavaliero che investisce altra persona caduta supina; sulla sinistra di
una testa d'imperatore romano volgente alla vecchiaia, e sulla destra di altra testa imperiale
con tratti del viso dinotanti età più giovanile.

Ora, così quale ci si presenta il monumento teste descritto, non è possibile disconoscere
in linea artistica la grande rassomiglianza fra il sarcofago Torriani e le altre opere dell' insigne
scultore lombardo.

Vi è in tutto e per tutto il suo genio di composizione, il suo modo di ornamentazione, il
suo gusto infine personale, e basterà l'accennare ai capisaldi di tale spiccata analogia, che giunge
fino all' identità in qualche particolare, perchè ognuno, giudicandone spassionatamente, addivenga
alle conclusioni testé citate

E innanzi tutto l'angioletto, o meglio il puttino al sommo dell'arca, tenente al suo fianco
sinistro la targa a testa di cavallo ora deturpata, ma su cui doveva vedersi scolpita la torre
coi due gigli fiordalisati in croce di Sant'Andrea, coronata dalla mezza luna, insegna araldica
dei Della Torre, è letteralmente il medesimo, anche per proporzioni, dell'egual putto che scorgesi
al sommo del monumento Colleoni di Bergamo.

Dopo di esso, vi fa correr tosto alle labbra il nome dell'Omodeo il Dio Padre benedicente
colla destra e tenente il globo nella sinistra, vedendosi l'egual soggetto trattato nella porta
della navata trasversale destra della Certosa di Pavia, ascritta a quell'artista.

Uguale è l'espressione ascetica di entrambe le teste, e solo va notato che, per eccellenza
d'arte, il Dio Padre del sepolcro Torriani è d'assai superiore a quello della Certosa, postovi dal-
l'insigne scultore piuttosto come complemento decorativo che non, come nell'arca Della Torre,
quale figura predominante del monumento.

Dalla descrizione fatta dell'ornamentazione di questo sarcofago Torriani con teste d'angeli alati,
delfini a fiorami e mascheroni angolari terminanti con ornati, ognuno ravviserà di per sè la grande
affinità coll'ornamentazione consimile della porta citata, ma più di tutto tradiscono la mano sa-
piente dell' Omodeo i tre bassorilievi dell'urna, raffiguranti il Presepio nel mezzo, 1' Annunzia-
zione a sinistra, e l'Adorazione dei Magi a destra.

Nella scena del Presepio vi è tutta la grazia dell'egual soggetto trattato dall'Omodeo in
uno dei medaglioni sopravanzati, e ora nel museo archeologico di Milano, dell'urna dei Santi Mario
e Martha di Cremona, e la Madonna col Bambino giacente sul nudo terreno ricorda in tutto
 
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