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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. IV
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Fasc. V
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Boni, Giacomo: Il leone di San Marco: (bronzo veneziano del milleduecento)
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GIACOMO BONI

Venezia. Mi limito perciò ad esaminare il materiale positivo di riferimento da applicarsi a questi
studi con metodo scientifico.

L'idea di erigere colonne, pilieri o altri monoliti a guisa di monumento (nel senso vero
del vocabolo) è comune a quasi tutti i popoli dell'antichità; e quella di posarvi sopra qualche
animale simbolico è più propria degli indiani. Il leone che trovasi tuttora a posto a Tirhut
su una delle colonne di Asoka, e quello mezzo leone alato e mezzo qualche altra bestia, nel-
l'India Musenm di Londra, trovato negli scavi di Muttra e che posava anticamente sopra una
colonna (hit) buddistica, presentano tutte le caratteristiche dell'arte a cui appartengono. E cosi
dicasi degli otto leoni che reggono la porta meridionale del Tope buddistico a Sanchi, nell'India
centrale (II. IL Cole, Preservatiorì of national monumenti of India, p. 7). Queste opere del 400
circa avanti Cristo ricordano l'influenza dell'arte greca e della persiana; ma il solo accessorio

BASSORILIEVO ASSIRO

(Brittah Museum).

stilistico che trovi riscontro nel leone veneziano, la criniera a ciocche ondulate e uncinate, non
è in accordo cogli elementi ben più importanti, cominciando dalla modellazione della testa.

Il leone, più di qualunque altro animale, ha trovato nelle arti figurative l'espressione dell'in-
dole propria, e di tutte quelle movenze che, idealizzando i suoi principali caratteri o aspetti, l'ar-
dire e la maestà, furono adattate a una moltitudine di emblemi e di simboli. Come accade di ogni
altra idealizzazione, anche quelle del leone sono esponenti dell'indole della razza idealizzante,
assumono forme diverse secondo la loro destinazione, e portano l'impronta individuale dell'ar-
tista, il quale, al dire di Lisippo, fa le cose non già come sono, ma come gli sembrano essere.

Nel tremendo verismo dei leoni assiri troveremo espressa tutta la crudeltà circospetta della
belva, è Vimpastili* ceu piena ho per ovilia turbati» di Virgilio, che freme colla bocca insanguinata.
I leoni simbolici assiri, come pure i persiani, portano anch'essi, nella muscolatura e nei tendini
fortemente accentuati, i contrassegni della forza fisica, ma la loro posa e l'espressione sono im-
mobilizzate. Tutti questi leoni, e cosi dicasi per gli egizi, non hanno alcun rapporto col nostro
leone veneziano, salvo quello ben lontano del comune prototipo animale ; ovvero quello che il
latino dei crociati poteva avere col sanscrito e colla lingua dei geroglifici. Più ancora ci allon-
taniamo dal leone mettendolo a confronto coi bronzi monumentali dell' estremo Oriente, finché
arriviamo al leone di Tokio, il più ribobolato tra i giapponesi.
 
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