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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. II
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0181

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RECENSIONI

143

versi affatto da quelli generalmente supposti, il
non trovar neanche una volta rammentato il Bru-
nelleschi, il cui intervento nella fabbrica diventa
oltremodo problematico ; fra le seconde, il nome del
Brunelleschi e di Francesco della Luna, operanti
nell'ospedale degli Innocenti. A proposito di que-
st'ultimo, i documenti ci porterebbero a ritenere
che l'arcata di via della Colonna, come anche
quella che le corrisponde al lato opposto dell'edi-
fizio, siano aggiunte posteriori: congettura corro-
borata da un disegno di Fra Bartolomeo agli Uffizi,
nel quale è rappresentato il loggiato senza quell'ar-
cata. 1 II secondo chiostro di Santa Croce e la loggia j
di S. Paolo furono attribuiti al Brunelleschi nel
secolo xvn. Il primo fu terminato circa l'anno 1453,
ma si potrebbe argomentare che la fondazione non
fosse posteriore al 1440: per il suo stile è fra le
opere attribuite al grande artista quella che più
sente del suo spirito, ed è il più bel chiostro del
Rinascimento primitivo. La cosa è ben diversa per
la loggia di S. Paolo: essa fu eretta dal 1489 al
1496. e le sue forme architettoniche non hanno lo
stile di Filippo, il quale non è verosimile che ne
desse pur il disegno.

Nel capitolo settimo si esaminano i palazzi (da
pagina 286-338). Nel medio evo si era pensato allo
scopo pratico della sicurezza ; ed ò soltanto al
principio del secolo xv che si dà alle case d'abi-
tazione un migliore ordine. Il Brunelleschi deter-
minò risolutamente cogli esempi propri l'indirizzo
nuovo, non coli'escogitare mezzi in tutto straordi-
nari, ma facendo servire quelli adoperati prima di
lui ad uno scopo estetico. La prima delle costru-
zioni di tal genere che ci rimanga par che fosse
il palazzo di Parte Guelfa, edificato su di un prin-
cipio anteriore, circa il 1420. Questa data si ar-
gomenta non soltanto dal posto che ha la notizia
del Manetti, dal quale apprendiamo che il Brunel-
leschi dette un disegno e poi consigli orali a chi
ne curò la erezione, ma anche dal carattere dei
dettagli architettonici. Di altri palazzi abbiamo la
notizia nei biografi, ma non rimane traccia. Così
è dei palazzi Barbadori e Giuntini; quello della
Sapienza, che fu cominciato nel 1430, non è ben
certo che si debba a disegno di Filippo. Da nes-
suno scultore contemporaneo si può rilevare il
tempo nel quale fu cominciato il palazzo Pitti; il
Vasari e l'anonimo Gaddiano sono i primi ad at-

1 Di questo disegno mi dava notizia il sig. Fabriczy
dopo la pubblicazione del libro.

tribuirlo al Brunelleschi; il primo asserisce che
condusse la fabbrica fino al piano superiore, la
quale fu proseguita da Luca Fancelli; ma a que-
st'ultima notizia non si deve prestar fede; se il
Fancelli si adoperò intorno alla fabbrica, ciò potè
esser soltanto in età molto giovanile, come aiuto
del Filippo. Il coronamento finale non risponde a
quello che voleva il Brunelleschi; ma quello che
più importa, l'edilizio da lui innalzato era assai
meno esteso dell'attuale: ò cosa dimostrata al-
l' evidenza dal signor Conti. Se si fa astrazione
dalle aggiunte, l'opera del grande artista acquista
per unità di concetto. In essa le forme e le pro-
porzioni date ai vari elementi non sono casuali,
ma meditate per raggiungere un dato effetto; colle
forme materiali il grande artista vuole esprimere
un'idea. Luca Pitti, secondo gli storici, avrebbe
fatto edificare, oltre il palazzo di città, anche una
magnifica villa sulla collinetta di Rusciano, ed il
Vasari attribuisce anche questa al Brunelleschi.
In realtà il Pitti non fece che aggrandire una villa
già esistente; ed oggi ancora si può chiaramente
distinguere la parte del Brunelleschi, che è ad
oriente da quella più antica. Nò il grande artista
ebbe qua occasione di far prova delle sue doti ec-
cezionali ; a lui non si deve certamente l'unica cosa
veramente notevole nel riguardo dell'arti1, clic fac-
cia parte dell' edilizio: voglio dire la finestra orna-
tissima del cortile, della quale è probabile clic
sia autore Luciano di Laurana. Non abbiamo
nessuna, determinata testimonianza che il Brunel-
leschi desse il disegno del palazzo dei Pazzi; e il
Poliziano, nel suo Commentario della congiura, dice
cosa che renderebbe 1' attribuzione affatto insoste-

| nibile. Egli rimprovera a Iacopo de' Pazzi di aver
distrutto il palazzo costruito dal padre per erigerne
un altro ; ora il padre mori pochi mesi prima del
grande architetto. Se non che è evidente che, il
poeta devoto ai Medici inventò quell' accusa per

! denigrare sempre più i nemici dei suoi protettori.
Qualche notizia sulla fabbrica vien fornita dai do-
cumenti trovati dal sig. Del Badia, ma non danno
una luce troppo viva. Pure da essi possiamo argo-
mentare che la fondazione non ebbe luogo molto
prima del 1445 e il termine non dopo il 1474; e

! che nel 1 462 Iacopo comprò una casa attigua per
allargare la fronte del palazzo di via del Procon-
solo. Quest'aggiunta fu condotta secondo ogni pro-
babilità da Giuliano da Maiano fra il 1462 e il
1470. Deliziosa e l'impressione estetica di questo

[ palazzo, nel quale il Brunelleschi si attenne all'uso
 
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