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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. III
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0219

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T CAPOLAVORI DELLA PINACOTECA DEL PRADO IN MADRID

181

era chiamato Museo Nazionale, una dipendenza creata nel 1840 in un convento soppresso,
per collocarvi i quadri tolti dalle case religiose di diverse provincie spagnole eh' erano state
soppresse nel 1836.

La Pinacoteca del Prado, quale ci si presenta oggidì, per verità scarseggia di esemplari
delle scuole italiane primitive e di alcuni dei nostri massimi pittori; abbonda invece in
opere derivanti in modo più o meno diretto da Raffaello, da Tiziano, da Tintoretto, da Paolo
Veronese, da Antonio Moro, da Rubens e da Van Dyck, senza parlare della innumerevole
schiera dei fiamminghi.

I maestri spagnuoli, quando si sia fatto eccezione del Velazquez, del Murillo e del Ribera,
non vi sono rappresentati tanto quanto si potrebbe presumere.

Coloro dunque che avessero a ricercare al Prado una specie di accademia, una scuola
dell'arte, una storia dello sviluppo della pittura, una rappresentazione sistematica delle
scuole, non vi troverebbero un pieno appagamento alle loro aspettative. Colui invoce che
si sente divampare nel petto l'amor sacro per l'arte, che ricerca il bello essenzialmente in
essa, che prende parte al tripudio dello spirito umano là dove vede espressi in immagini
sensibili i più alti concetti dell'ingegno, che in fine si sente compreso dalla fiamma della
ispirazione come da qualche cosa di divino, acceda a questi ambienti, sicuro di riportarne
il più vivo senso di ammirazione.

L'edificio che contiene tanti splendori per vero dire non è il più acconcio uè il più
degno di contenerli, per quanto vasto e capace. Porta L'impronta fredda ed accademica del
gusto dominante nei primi decennii del nostro secolo, e le sue sale, dove la luce non è
sempre favorevole, per quanto concerne l'aspetto loro non potrebbero che perdere al con-
fronto di quelle di altri Musei moderni, quali sono in ispecie quelli di Dresda, di Monaco,
di Vienna e massime quello della Galleria Nazionale di Londra. In quest'ultimo infatti,
meglio che altrove, si è saputo predisporre una località atta ad una buona e l'azionale col-
locazione dei dipinti, non più considerati come oggetti di mera decorazione, ma come tali
che vogliono essere veduti ed esaminati per se stessi propriamente in bene ordinati gruppi
di scuole e di tempi.

II palazzo del Museo di Madrid è essenzialmente costituito da due analoghi corpi qua-
drati contenenti parecchie sale e fra di loro congiunti da un altro corpo più stretto e lungo
più del doppio, diviso in tre ambienti a piano terreno, dove sono raccolte le opere di scul-
tura e componenti invece una sola vasta e lunghissima galleria al primo piano, tutta con-
sacrata alle opere di pittura. Al centro di questo corpo di mezzo si annette in line poste-
riormente un'altra costruzione che dà luogo a un vasto salone terreno, per le sculture
greco-romane, e ad uno di sopra, eh'è una specie di tribuna, per la pittura, vale a dire la
sala detta d'Isabella IT.

L'accesso alla Pinacoteca si trova in capo ad una delle estremità accennate e corri-
sponde esteriormente ad una vasta scalinata a doppie rampe. Entrando nella, rotonda che
serve di vestibolo lo sguardo si sprofonda subito nella grande galleria centrale che si stende
di facciata. Essa non può fare a meno di produrre (piasi un senso di sgomento al visita-
tore per la sua continuità sterminata, non inferiore, se non m'inganno, a quella della grande
galleria nella Pinacoteca del Louvre, per cui l'occhio della mente non trova mai riposo,
non altrimenti che nella lettura di un libro d'istruzione il quale non abbia la materia
divisa in capitoli.

Comunque sia queste non sono che circostanze estrinseche, le quali non tolgono nulla
al valore reale che va riconosciuto alla insigne raccolta. Ora, per fermarci sui capi princi-
pali della medesima, incominceremo a rivolgere la nostra attenzione a quelli appartenenti
alla scuola spagnuola.
 
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