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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. III
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0226

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Tornando al Velazquez, « il più spaglinolo fra i pittori spaglinoli », Lo storico si com-
piace di collocarlo nell'ambiente di civiltà che lo circonda e dà uno sguardo riassuntivo
alla cultura letteraria contemporanea, facendone quasi una cornice acconcia al suo quadro.

« Al tempo di Velazquez, egli riprende, gii Spagnuoli possedevano da pili di un secolo
imo Stato nel senso moderno della parola, nel meccanismo del quale però si perpetuavano
molti elementi della cultura medioevale. Dal conflitto del freddo raziocinio moderno, cresciuto
alle discipline classiche, con questo mondo delle fantasie e dei sogni ebbe a scaturire l'opera
la più singolare e la più dilettevole fra quante si siano imaginate nella letteratura moderna
in genere. A quel tempo non eravi alcun salotto che non contenesse un Don Quixote;
questo libro, come un novità, era nelle mani dei giovani fondatori della «Scuola di Siviglia»
Michele Cervantes, il quale, al pari di Leonardo, chiamava l'esperienza madre di ogni sapere,
e teneva sacra la storia « perchè essa, è veritiera, e là dove esiste il vero esiste Dio » — egli
possedeva nella copia del suo spirito una buona dose di razionalismo volgare, di quello
clic lo Schlegel chiamava « il cantuccio prosaico nelle sue disposizioni poetiche ». Codesto
cantuccio prosaico si riscontra sempre nella mente e nella cultura spagnuola. A canto allo
scarno ronzino del romanticismo procede sempre l'asino della sapienza popolare... Mentre
in Francia il <jr<ni<l siede ritornava alla rigorosa osservanza delle regole del dramma antico,
Lope de Vega iniziava il secolo del dramma spaglinolo col l'abolizione delle regole dell'arte,
colla capitolazione del gusto classico, il (piale vi si era pure infiltrato, di fronte ai costumi
della Spagna, air « approvazione della plebe», ossia di fronte alla commedia barbara, come
cinicamente la qualifica egli stesso, la (piai*1 imita le azioni umane e i costumi del secolo.
I drammaturgi di questo stampo magnificarono le antiche idee di onore, di amore e di
lealtà con argute complicazioni esposte in [splendida lingua; ma il poeta del secolo e della
Corte, die impareremo a conoscere in questo libro, « il vero poeta fra quanti sono mai esistiti »,
il Calderon, non solo è compreso dello spirito del suo tempo, ma riflette 1'immaginejlelle
consuetudini e delle foggie, delle scene sulle vie e sulle piazze, nei parchi e nelle'chiese,
ne'palazzi e nelle osterie, in modo che non si saprebbero desumere meglio dalle cronache
e.dalle memorie; e nella sapienza pratica dell'autore di La rifa è un sogno e di Devozione
alla Croce è compenetrata maggiore conoscenza dell1 uomo e più sana ragione di quello che
si trovi in molti che si danno per seguaci della religione della pura umanità. Questo difen-
sore della «nobiltà della pittura» è il medesimo che soggiunge : «i pittori non essere altro
eia1 gl'imitatori della grande natura ».

Donde è derivato questo tratto della natura, spagnuola? È forse un retaggio dei proge-
nitori iberici? Un prodotto del suolo e del clima? Oppure si ò trapiantato su di loro in
quello scambio di qualità clic dovette verificarsi durante le lotte secolari coi loro dominatori?

« L'Arabo, dice Dozy, 1 è scarsamente dotato di fantasia e d'inventiva; egli tiene una
predilezione pel reale e pel positivo. I poeti arabi descrivono quello che vedono e che spe-
rimentano, non creano nulla coli'immaginazione ». Dal canto suo il Cervantes qualifica per
libri menzogneri (libros mentìrosos) le poesie cavalleresche. Se fra gli Arabi si noverassero
dei pittori, questi avrebbero probàbilmente dipinto i ritratti, le caccie, le feste, le rappre-
sentazioni dei costumi come noi li vediamo nella sala dell'Alhambra, i quali tuttavia io
ritengo eseguiti da pittori spagnuoli. Questo tratto è caratteristico anche per la pittura
spagnuola del giorno d'oggi, quale si è formata liberamente senza concatenamento col
passato.

Checche se ne voglia inferire, questa qualità a suo tempo seppe creare un organo
visivo atto a cogliere in modo insuperabile la parvenza di ogni oggetto sensibile. Mentre
per posizione ufficiale lo teneva circoscritto entro una scelta limitata di soggetti, si starebbe
per dire che nel suo segreto lo interessassero soltanto i suoi problemi di ottica adatti alla
pittura. Spesso egli si sentì attirato da quanto doveva essere bensì difficile da abbracciare

1 Hìstoire des Musulmans d'Espagne, I, 13.
 
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