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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. III
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0233

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I CAPOLAVORI DELLA PINACOTECA DEL PRADO IN MADRID

195

Questa invece la troviamo con sicurezza in un'altra fra le maggiori teìe di lui, quella
cioè nota colla denominazione del quadro delle Meninas. Quadro singolarissimo e che porge
in modo spiccato i difetti dell'autore insieme ai pregi, vale a dire un crudo realismo con
una maravigliosa facoltà di rendere al vivo i soggetti umani e l'atmosfera che li circonda.

Il Yelazquez vi ha rappresentato se stesso nel mentre è occupato a dipingere la fa-
miglia reale. Di fronte a lui sono supposti trovarsi Filippo IY e la regina Donna Ma-
rianna d'Austria, i quali però non si vedono se non riflessi in uno specchio posto nel fondo
della stanza. Il soggetto essenziale del quadro è quello che vedesi sul piano anteriore dove
si presenta nel mezzo la piccola principessa Margherita Maria attorniata dalle sue atten-
denti {Meninas) e dalle sue nane, mentre un grosso cane mastino sta accovacciato in prima
linea. Nel fondo, a traverso un'aria ch'è trattata con un'arte eccelsa, ma che per nulla si
scopre, tanto suscita l'impressione del naturale, alcune altre figure del seguito.

La nobile compagnia raccolta in questo quadro, che viene noverato fra quelli della terza
maniera, per verità è tutt'altro che ideale; il senatore Morelli, adoperando quei termini recisi
di che si compiaceva, era inclinato a qualificarne il soggetto per una compagnia di cretini,
nella quale non trovava di dignitoso null'altro se non la figura del cane. Non ostante, con-
siderato come problema di prospettiva aerea, è una delle produzioni più eminenti che siano
escite dal pennello di Yelazquez.

Come tale ha pure un pregio grandissimo del resto ed appartiene allo stesso periodo
un'altra fra le maggiori composizioni che si potrebbe quasi classificare nella categoria dei
quadri di genere. È questo il quadro intitolato de las hilanderas, ossia delle filatrici, mercè
il quale il pittore c'introduce con evidenza e con arte tutta sua nell'interno di un labo-
ratorio, cioè a dire nella fabbrica di arazzi di Santa Isabella, già da molti anni installata
in Madrid, quando il Yelazquez ne cavò il tema per il suo dipinto. L'ambiente qui si divide
in due parti distinte, quella anteriore cioè, solo parzialmente illuminata, mentre la poste-
riore, che apparisce nel mezzo mediante l'apertura di un arco, forma uno sfondo con luce
più accentuata. Sono cinque lavoratrici, intente a preparare i fili pei tessuti attorno all'arco-
laio e in altro modo, quelle che animano la parte più prossima allo spettatore: nella seguente
si scorgono tre signore venute ad osservare l'opera di un arazzo appeso sulla parete di fondo
e nel quale è rappresentato un soggetto mitologico. Non si saprebbero trovare parole per
esprimere efficacemente quale sia la magìa degli effetti di vita, di grazia, dei contrasti di
luce e di ombra onde si mostra ricco questo quadro, che segna nel parer nostro l'apogeo
dell'arte del Yelazquez.

Mentre in quello delle Meninas ci respinge alquanto la brutalità dei modelli, rosi con
fedeltà quasi da storico rigoroso, qui la qualità del soggetto dà adito a motivi incantevoli,
ai più avvenenti tipi creati con tocchi magistrali e lumeggiati con ima vivezza, che deve
avere trascinato seco e creato l'invidia d'innumerevoli artisti che vennero dopo di lui. In
proposito vorremmo rammentare fra altri lo spiritoso pittore bolognese Giuseppe Maria Crespi,
come quegli che non portò invano il sopranome di Spagnuolo, quando vediamo come i suoi
tocchi arditi mostrano una analogia da ritenersi non puramente casuale con quelli del mas-
simo pittore di Spagna. E quand'alleo non si potesse dimostrare che il Crespi avesse mai
avuto conoscenza del quadro delle filatrici, il modo nel quale sono trattate le due lavoranti
a destra di chi guarda basterebbe a richiamare il nesso che corre fra l'uno e l'altro artista.

Ad un genio della pittura quale il Yelazquez non potevano rimanere estranei neanche
gl'incanti offerti in genere dalle manifestazioni della natura del paesaggio. Già in parecchi
de'suoi quadri di figura si vide con quanta larghezza d'intendimenti egli avesse saputo
contrapporvi gli effetti dello sfondo all'aria aperta. Peccato che quelli il cui tema essenziale
consiste nel paesaggio siano per lo più sensibilmente anneriti nelle tinte e resi quindi meno
godibili. Tuttavia rimangono due piccole perle al Prado anche in questo genere. Sono due
tele di esigue dimensioni, eseguite senz'ai cuna pretensione di valere per opere finite, ma
semplicemente coli'intento di dare apparenza sensibile in modo riassuntivo a certi motivi
 
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