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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Fontana, Paolo: Il Brunelleschi e l'architettura classica
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0298

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IL BRUNELLESCHI E L'ARCHITETTURA CLASSICA

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fusse disegnata da lui ogni sorte di fabbrica, tempii tondi o quadri e a otto facce, basiliche,
acquidotti, bagni, archi, colisei, anfiteatri et ogni tempio di mattoni, da quali cavò le (si-
gnature .... etc. Fu adunque da lui messo da parte ordine per ordine, Dorico, Jonico e
Corintio; e fu tale questo studio che rimase il suo ingegno capacissimo di poter vedere
nell'immaginazione Koma, come ella stava quando non era rovinata».

Questo racconto vasariano si ripete più o meno distesamente dagli scrittori posteriori,
e soltanto dopo la pubblicazione della biografìa del Manetti, avvenuta nel 1812,1 qualcuno
potè attenersi più a questa che a quella. Fra i più recenti, il Geymùller non esita a fal-
sile le parole del Manetti, la cui testimonianza pare a lui autorevolissima; il Muntz traduce
le parole del Vasari ; e l'architetto Ntardini, che si è acquistato una rinomanza invidiabile
con certe osservazioni argute sulla parte ch'ebbe Filippo nell'edificazione della famosa cu-
pola, in uno dei punti più rilevanti della sua disquisizione, crede di poter dimostrare che
una certa cornice non si deve al Brunelleschi, con queste parole: « Di chi è questa cor-
nice? Di Filippo no certo; none possibile che l'uomo che aveva studiato tant'anni e con
tanto amore i monumenti di Roma, e che s'era prefissa la restituzione dell'architettura
antica, facesse capo nel 1420 ad una cornice siffatta ». 2

Il fatto che autorevoli scrittori si attengono al racconto del Vasari, prova come essi
non abbiano troppo profondamente esaminato le fonti della vita del Brunelleschi ; il primo
che siasi proposto un esame serio è stato il sig. Frey.3 Egli osserva giustamente che il
biografo aretino attinge la massima parte delle notizie dal Manetti, ma nell'uso di esse
procede collo stesso metodo deplorevole che tenne nello stendere per la seconda volta la
vita del Buonarroti. Quando, perciò, egli sembra più particolarmente informato del Manetti,
non dovremo accettare la sua moneta se non per quella parte che lui riscontro nello scrit-
tore più antico. Ma neanche quest'ultimo vuol essere creduto a occhi chiusi. Essendoché
la parte più importante della sua biografia, quella cioè che riguarda la storia della cupola,
ò dimostrata piena di errori, apparisce, non che lecito, doveroso l'andar guardinghi nel-
Taccogliere le altre notizie;4 e più di tutte, pare a me che debbano essere ponderate e scru-
tinate quelle che si riferiscono a' fatti più lontani dal tempo in cui il Manetti scriveva:
tra le quali primeggia appunto la notizia del viaggio a Roma. Questo sarebbe avvenuto
venti anni prima che il biografo nascesse, e ottanta o più ancora prima che ponesse mano
alla Vita;5 la qual cosa fa supporre che scarse ed incerte fossero le sue notizie. Una ra-
gionevole critica non può, senza prove contrarie più attendibili, negare assolutamente che
il Brunelleschi andasse a Roma; ma quanto alla durata del soggiorno, allo studio fatto

1 Domenico Moreni nella Memoria intorno al risor-
gimento delle belle arti, ecc., premessa alla vita del
Brunelleschi scritta dal Baldinucci (Firenze, 1812), cita
le parole degli scrittori più autorevoli che fecero elogio
del Brunelleschi. Si devono aggiungere il Milizia, Le
vite dei più celebri architetti, ecc., Koma, 1768, p. 163;
il D'Agincourt, Histoire de l'art, ecc., Paris, 1823, p. 87;
il Qcatremère de Quincy, Histoire des plus célèbre* ar-
chitectes, Paris, 1830, t. Ier. p. 48 e segg., per tacere di altri
minori. Il Milizia e il D'Agincourt accennano bensì allo
studio che il Brunelleschi fece del San Giovanni ; ma
danno un'importanza assai più grande agli studi delle an-
tiche rovine di Roma. Del resto, tutti si appoggiano al-
l'autorità del Arasari più che a osservazioni proprie, come
si può vedere da ciò che il Milizia descrive capricciosa-
mente la crociera di San Lorenzo, e della sacristia dice
« che è la tomba de' Gran Duchi » (sic); e il D'Agincourt
alla tav. 50, fig. 16 e 17, dà una pianta ed un alzato del

tempio degli Angeli, ch'egli esamina come opera del
Brunelleschi, mentre era un moderno progetto di re-
stauro.

2 Filippo di ser Brunellesco e la cupola del Duomo
di Firenze. Studi di A. Nardini Despotti Mospignotti,
Livorno, 1885, p. 43.

3 Nella prefazione alle vite del Brunelleschi da lui
pubblicate nel 1887. Dopo di lui ha esaminato con molta
diligenza la questione il signor De Fabriczy nel suo
ottimo libro : Filippo Brunelleschi, sei>i Leben und scine
Werlee, 1892.

4 Credo inutile rammentare le argomentazioni del-
l'architetto Nardini accolte nella sostanza da tutti gli
scrittori che dopo di lui studiarono l'argomento.

5 II Frey sostenne che il Manetti non stese il suo
scritto prima del 1482; ed il Fabriczy confermò meglio
questa conclusione.
 
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