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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. VI
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Venturi, Adolfo: Nelle Pinacoteche minori d'Italia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0468

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ADOLFO VENTURI

oliati a Fra Bartolomeo Corradiui, dotto Fra, Carnevale. Quest'artista è ricordato in libri
parecchi, ed anche da Andrea Lazzari nel libro « Delle chiese di Urbino » (1801, pag. 73, 74)
con queste parole: « 1 sindaci della Fraternità e dei Disciplinati di Santa Maria della Bella,
Antonio Alessandri e Andrea di Nicola Ciarli da Urbino, per l'antica Chiesa avevano fatta
lavorare una bella tavola da F. Corradino Bartolomeo Carnovali, frate dell'Ordino d'e'Padri
Predicatori, che nel rappresentare al vivo le ligure, e da profane ridurle a sagre, è stato
assai valente. Nel 1407, 31 ottobre, allorché stava per compirla gli fu sborsata la somma
di 144 fiorini, moneta ducale, dovendo Fra Carnevale impiegarla nella compra d'una casa,
posta nella contrada di Bozzo nuovo del Borgo dell'Evagine, come si ha da Istromento di
un certo Stefano d'Antonio notaro, stipulato nel detto giorno, ed anno, da me riportato
verbalmente alla pag. 21 del dizionario storico degl'illustri professori delle Belle Arti, par-
lando di Fra Carnevale. Di questa Tavola, come una delle pregievoli d'Urbino, se ne invaghì
il cardinale Antonio Barberini, primo nostro Legato, e sostituendo, come a tant'altre, una
copia di Claudio Veronese, portò via l'originale, lasciando a noi la gloria di averlo pos-
seduto. Certamente nella Tavola presente furono bell'espresse le figure, e la Bambina, Ver-
gine di fresco nata, che viene appresso al catino per esser lavata, non è se non che ammi-
rabile agli occhi dello spettatore ». La Tavola si trova ancora negli appartamenti del principe
Barberini, insieme con un'altra che le fa, perfetto riscontro: L'una e l'altra nel catalogo
fidecommissario indicate per opera del Botticelli. La descrizione, che dell'una ne dà il
Lazzari, ne assicura che essa è quella stessa tolta da Urbino dal cardinale Legato Antonio
Barberini, e quindi che l'altra avente gli stessi caratteri e le stesse dimensioni è della mano
medesima, (ili errori sull'attribuzione dei quadri di Brera e di Santa Maria delle Grazie,
presso Senigallia, che con questi sono grandemente dissimili per fattura, forse provennero
dallo scrittore della lettera al marchese Antaldo Antaldi, riportata nell'Elogio storico di
Giovanni Santi del Pungileoni (Urbino, Ouerrini, 1822), che a Fra Carnevale addirittura
attribuisce quei quadri. L'erudito scrittore ci dà tuttavia notizie preziose per la vita del
nostro artista, che sono state ordinatamente raccolte dallo Soli marzo w (Mrìozzo da Forti,
Berlin, issi;, p. 361), e che qui riassumiamo. Fra Carnevale o Bartolomeo, figlio di Gio-
vanni di Bartolo Coradini e di Michelina X., è nominato per la prima, volta nel 1451, come
intermediario Ira Luca della Lobbia, e L'ordinatore delle figure che dovevano ornare il
sommo della porla di San Domenico in Urbino; nel 1 450 si obbliga di dipingere una tavola
per la Compagnia del Corpo di ( 'risto nella sfessa città ; nel 1401 è pievano di San Cassiano
di Cavallino, e in quella Lieve morì intorno al 1484. Ricorda l'Antaldi la Tavola di Santa
Maria della Bella, ma, non avendone esatta cognizione, non si trattiene su di essa, poiché
egli dice « il cardinal Legato Barberini bramò d'averla e l'ottenne, cui sostituì una copia
di Claudio Ridolfì, che poi ancor essa è stata portata via ».

I due quadri, nel catalogo ftdecommissario Barberini, recano il nome di Sandro Botti-
celli, e furono aggiudicati da Crowe e Cavalcasene a Marco Zoppo. L'erronea aggiudica-
zione di questi scrittori fu dal Morelli ritenuta come riferentesi alla finissima tavoletta del
Botticelli, rappresentante « l'Annunciazione », che esiste nella Galleria aperta al pubblico;
opera sottile, accurata, espressiva e del Botticelli proprio. Così l'errore si faceva per equi-
voco di quegli autori e per quello di altri sempre più grave. Nulla ricorda nelle due tavo-
lette (fig. n. VII) l'arte di Marco Zoppo: basti riscontrare le pieghe diritte, a cannoncini,
delle figure di questi quadri con quelle del preteso autore, che accartoccia le vesti, e ne
mette in rilievo le costole, che sembrano radici di alberi, per comprendere che ci siamo
abbattuti in artista tutto differente. E il sentimento dell'antichità, che traluce specialmente
nell'architettura, e nelle figure e negli ornati, è di gran lunga superiore a quello che mo-
strava lo scolaro di Squarcione; e mai questi riesci a rendere con le sue contorte figure la
vita sociale sopra il fondo dell'antichità come fece Fra Carnevale. Marco Zoppo non dimostra
mai quel retto intendimento della natura che a questo dovette ispirare Pier della Francesca.

Fra Carnevale nelle Marche fa riscontro in qualche modo ai seguaci di Piero in Fer-
 
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