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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. III
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: Le esposizioni d'arte Italiana a Londra, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0200

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COSTANZA .IOCKLVX FFOULKES

e dieci di larghezza, è un vero gioiello, e può essere considerato fra i più preziosi tesori
della collezione. La Madonna col Bambino, una incantevole composizione, ricorda in alcuni
particolari Fra Filippo, mentre che gli angeli, veduti in mezza figura dietro alla Madonna,
sentono l'alito del Beato Angelico. Di una nobiltà e grandezza di concetto unita ad una
meravigliosa finezza di esecuzione sono i santi che stanno a destra ed a sinistra del trono,
i «piali ci rivelano il carattere tutto proprio del pittore. Paragonando questa deliziosa tavola
collo opere sunnominate del Pesellino, è però impossibile ravvisarvi la stessa mano; eli-
minando poi le forme, i tipi, le tinte, il panneggiamento, e facendo la rivista di tutti i
pittori toscani di quell'epoca, non ci viene a mente se non mio che potè esserne l'autore,
cioè Benozzo Gozzoli. Questa pure è l'opinione di quel distinto conoscitore d' arte italiana
eh'è il dottor Jean Paul Bichter, il quale adduce pure come di mano di Benozzo e della
stessa epoca le quattro tavolette nel palazzo Alessandri a Firenze, benché siano nominate
dal Vasari come opere del Pesellino e citate come di sua mano anche dal senatore Morelli. 1

La menzionata tavoletta n. 107 è l'unica opera di Benozzo nella New Gallery, due
altri esemplari attribuitigli non essendo che lavori rozzi di poco valore.

Tornando al Pesellino, sappiamo dal Vasari che, dopo la morte del nonno Giuliano
Pesello nel 1446, continuava a lavorare nella sua bottega in corso degli Adimari a Firenze,
e vi fece compagnia con Piero di Lorenzo pratese, e Zenobio di Migliore. Del primo abbiamo
a Londra due pitture. Una è la tavola grande nella Galleria Nazionale rappresentante la
Trinità. Allogata a Pesellino da un certo prete Pero per la chiesa della Congregazione dei
preti di Pistoia, rimase incompiuta per causa della morte del pittore, e fu condotta a ter-
mine da Piero. L' altra tavola, che rivela una grande affinità con questa, e che ci pare
indubitatamente dello stesso autore è il n. 109 nella New Gallery, dove viene attribuita
a Masaccio. Vi è raffigurato un angelo volante, e pare un frammento di voti Assunta, o,
come potrebbe darsi pure, di una Incoronazione della Vergine, ma non sappiamo purtroppo
se esistono ancora altre parti della composizione (fig.e 2a e 3a).

Volgiamoci ora a considerare il più spiritoso e drammatico fra i pittori del Quattro-
cento, vale a dire Sandro Botticelli. Ci piace intrattenerci più a lungo intorno a quel grande
artista, perchè al giorno d'oggi prevale la tendenza, da una parte di spogliarlo delle sue
opere autentiche, dall'altra di attribuirgli robaccia tale, da muovere a sdegno quanti sanno
apprezzare i suoi meriti. Siamo certi da parte nostra, che in Firenze l'influenza del Botticelli
superò di molto quella di tutti gli altri pittori di quell'epoca e che nella bottega, ammaestrati
da lui, lavoravano molti garzoni, più o meno dotti, che si servirono de' suoi disegni e
de' suoi cartoni. Prova di questo abbiamo nel gran numero di pitture che hanno fra loro
l'impronta distintiva della scuola di un solo pittore, ma che sono nello stesso tempo di
mani molto diverse. Nè è scevro d'importanza per questo ragionamento il fatto, che per
un quadro attribuito a Filippo Lippi, a Filippino, a Raffaellino del Garbo, ve ne sono
almeno sei ascritti al Botticelli. Ora che cosa si avrà a dedurre da tutto ciò, se non una
preponderanza manifesta del suo campo d'azione a petto di quello di tutti gli altri artisti
fiorentini? E non ostante, a questi nostri chiari di luna è ancora sì scarsa la virtù de]
discernimento da permettere che fin anco taluno fra i professori più altolocati non si peri-
tino di accogliere per opere genuine del Botticelli le 19 opere di pittura a lui aggiudicate
nella New Gallery !

Il Vasari ci nomina due scolari del maestro, cioè Iacopo e Biagio, e di più fa men-
zione dei suoi u discepoli, „ non che di u tutti gli altri garzoni. „ La teoria di alcuni che
il Botticelli non avesse bottega, e quindi che ogni opera, portando una impronta botti-
celliana, fosse proprio di sua mano, ci pare dunque affatto sbagliata. Non è verosimile sup-

1 L'abbaglio preso da quest'ultimo non deve re-
care gran meraviglia, poi che ci consta eh'egli non
vide se non alla sfuggita le tavolette di casa Ales-

sandri, ab (tittico tenute per opere del Pesellino; nè
avvi a dubitare ch'egli, rivedendole, si sarebbe ri-
creduto e avrebbe riconosciuto la mano del Gozzoli.
 
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