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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. V
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Boni, Giacomo: Il duomo di Parenzo e i suoi mosaici, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0404

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IL DUOMO DI PARENZO E I SUOI MOSAICI

361

Si è continuato invece a fare lo stesso, e malgrado che io fossi indotto per dovere e
riconoscenza a pubblicare quanto speravo bastasse a far aprire gli occhi, il parroco Deperis
finisce coli'augurarsi che i restauri fatti ai mosaici di Ravenna e di Santa Prassede di
Roma pareggino quelli fatti a Parenzo.

I restauri di Ravenna non sono roba del tempo mio ; ma per ciò che riguarda la cap-
pella di San Zenone in Santa Prassede, debbo dire che il compianto professore Natale
Baldoria ha fatto rispettare l'antico fondo d'oro colle tessere inegualmente distribuite
che producono l'effetto della filigrana etrusca, ha fatto rispettare le figure con tutte le
particolarità di taglio delle tessere e larghezza di commettiture caratteristica dei mosaici
del secolo ix, mentre a Parenzo si è falsificato calunniosamente il fondo d'oro del secolo vi,
e si sono introdotti nuovi smalti colorati nelle commettiture larghe delle tessere o si sono
riavvicinate presuntuosamente a contatto.

Nel dirigere lavori di riparazione ai mosaici dell'alto medio evo (ultimo quello della
grande abside di S. Pudenziana, giudicato dal compianto comm. G. B. De Rossi il più im-
portante della cristianità), mia cura principale è stata sempre quella di ottenere che si
rispettasse anzitutto l'autenticità di questi preziosi monumenti e le caratteristiche più no-
bili di essi, cominciando da quelle che li designano e distinguono per quello che sono nella
storia e nell'arte, nello spazio e nel tempo.

Continuerò a far lo stesso ogniqualvolta mi sarà concesso di salvaguardare da danni
ulteriori gli antichi mosaici, sui quali il Ministero esercita la sua giurisdizione o di assi-
stere ai lavori di consolidamento del mosaico del iv secolo a San Giovanni in Fonte di
Napoli, o di quelli di Palermo, di Messina e di Firenze. Intanto posso assicurare il parroco
Deperis e quanti hanno inspirato il suo opuscolo che restauri del genere di quelli fatti
a Parenzo, che gli sembrano tanto degni di lode, ne ho veduto già di migliori a Venezia,
a Roma, in Sicilia ed in Grecia; ho veduto anche delle imitazioni perfette dell'antico
nelle parti restaurate del mosaico dell' Orcagna proveniente dalla facciata del duomo di
Orvieto, che dallo studio di mosaico del Vaticano passò nella retrobottega di un rigat-
tiere, e di là al Museo di Kensington.

Quand'anche rimaneggiando un mosaico, si mantenga la forma d'insieme, esso perde
sempre qualche cosa quando la struttura non è più la originale o ha subito manomissioni
che ci fanno diffidenti anche di quanto sopravvive dell'opera antica. L'autenticità, è bene
tornare a ripeterlo, non costituisce il pregio principale dei monumenti, ma è condizione
necessaria di ogni pregio che essi possono avere. E che razza di autenticità può rimanere
ai mosaici dell'arco trionfale di Parenzo quando le figure furon ridotte piane, staccandole
su tela, quando furono riavvicinate le tessere o incastrati altri smalti colorati dove l'ar-
tefice bisantino aveva lasciata una commettitura ; quando il fondo di oro del vi secolo, a
piccole tessere obbliquate, fu distrutto per sostituirvi nuovo fondo d'oro fabbricato con me-
todi moderni e d' un effetto monotono ed antipatico ; quando fu data la caccia alle tessere
d'oro del mosaico absidale per staccare a scalpello quelle che avevano o si supponevano
aver perduto la foglietta o il vetrino ricoprente, senza tener conto del fatto che in alcuni
antichi fondi d'oro si trovano mescolate tessere a colori e perfino tessere capovolte, cioè
colla superficie dorata incassata nella malta!

II trasporto del mosaico del Torriti sulla nuova abside di San Giovanni in Laterano
fu fatto, come giudica e manda il parroco Deperis :

" . . . . svagando il mosaico in più sezioni razionali incollate fortemente su tela ; altro e migliore me-
todo, non ideale, ma pratico, non si potrebbe immaginare per trasportar sopra una costruzione nuova
una grande superficie concava di mosaico, a meno che non si avesse preferito il trasporto all'ameri-
cana dell'intera abside coi suoi mosaici. „

Questa del mosaico di San Giovanni è una faccenda che desta ricordi tristi, sul ge-
nere di quelli che, come diceva Thomas Carlyle, rimangono aggrappati penosamente al
cervello,
 
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