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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. VI
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Calzini, Egidio: Marco Palmezzano e le sue opere, [4]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0519

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470 EGIDIO CALZINI

APPENDICE

Guglielmo Organi.

Dicemmo già come in Porli la rifioritura dell'arte si manifestasse, sibbene con intervalli, sin dai
tempi di Giotto. E scolaro di Giotto 1 fu il forlivese Guglielmo Organi nato da antica famiglia 2 nella
prima metà del secolo xiv, se è vero ciò che scrisse il Vasari, che avesse cioè a maestro il pittore
da Vespignano, il quale mori nel 1336. Ma accettando questa data bisogna supporre che assai per
tempo il nostro giovane Guglielmo si dedicasse alla pittura e vivesse circa un secolo; noi pensiamo
invece, perchè più verosimile, eh' egli, conosciuto appena il maestro, debba aver tenuto in conto di tale
taluno de' suoi numerosi condiscepoli, di lui più anziano e provetto, altrimenti non si potrebbe ammettere
eh' egli operasse fino al principio del secolo xv, come vedremo più avanti. Comunque sia è proprio
peccato che incerte e scarse siano le opere rimaste di questo artefice ; ciò nullameno quelle poche che
restano, e che a lui sono attribuite, si vedono ancora in Forlì.

Un affresco suo, ritoccato e guasto, si vede nella sacrestia di San Pellegrino : La Madonna che
allatta il Bambino; pittura che ricorda invero l'altra consimile in Duomo, sotto il titolo di Madonna
delle grazie. Anni sono, erroneamente, gli si attribuiva ancora il Crocifisso, con due mezze figure ai lati,
grandi al naturale, condotto sulla principale parete della medesima sacrestia di San Pellegrino ; ma
esso trovasi oggi alla Pinacoteca comunale fra le opere di scuola senese, e più precisamente come
lavoro del capo di quella scuola: Duccio Boninsegna.

Un terzo dipinto assegnato a Guglielmo vedesi in un pilastro interno, a sinistra, dell'antica chiesa
di San Mercuriale, rappresentante con piccole figure Gesù risorto ded sepolcro. Queste pregevoli pitture,
pregevoli relativamente al tempo nel quale furono dipinte, conservano il carattere del trecento inol-
trato, e tutte hanno le figure con aureole rilevate e dorate. Peccato però che l'opera di tristi restauri
vi abbiano lasciato larghissima traccia.

Niente altro ci resta del giottis'ta Organi, o almeno niente altro ci vien notato dalle Guide di
Forlì, nè dalla recente magistrale opera del Cavalcasene, che gli assegna quelle stesse da noi ricordate.
Sappiamo però come egli vivendo a lungo molto lavorasse in patria, tanto che nel 1408 non aveva
ancora terminate le pitture, ricordate anche dal Vasari, del coro di San Jacopo dei PP. Predicatori
(San Domenico) ; e come nel giorno di San Matteo apostolo, dello stesso anno, un fulmine caduto nel
campanile della chiesa guastò le pitture del coro eh' egli stesso volle poi restaurare. Sembra però che
l'artista morisse nello stesso anno, imperocché frate Girolamo da Forlì, dell'ordine predetto e cronista
contemporaneo, dopo aver narrato il fatto, raccomanda a Dio l'anima del pittore: segno evidente questo
della già avvenuta sua morte. 3

1 Vasari, Vita di Giotto.

'2 La famiglia Organi die, anche nel successivo
secolo, distinti cittadini e medici reputatissimi.

:i Cronicon Fratris Hieronymi de Forlivis, ecc.

" Anno Domini M CCCC VITI, die XXI mensis
Septembris, quasi XXIII liorà diei Veneris, in festo
beati Matthaei, sagitta de aere descendit tempore
nubiloso super. Campanile Fratrum Praedicatorum de
Forlivio, et descendit in Capellam majorem et per-
cussit hinc inde, et laesit picturas de novo ibidem

pietas, et demum pervenit ad Capellam Sanctae Ur-
sulae, et ibi fumo obscurans imaginem Sanctae
Mariae, quae est pietà in tabvda altaris ; et quia
Capella major adirane non erat completa pingi, Ma-
gister, qui pinxit illas historias, scilicet Magister
Guilielmus de Forlivio, cuius anima requiescat in
pace, reparavit laesas fìguras quo ad aliquas, quae
potuerunt reformari. „ Muratori, Rerum italic. scrip.,
voi. XIX, p. 877.
 
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