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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

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Fasc. V
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Menotti, Mario: Van Dyck a Genova, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0399
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MARIO MENOTTI

3G3

« Quas quidem libras tres mille et raubas sive pretium earum et prout in dieta lista
et sie etiam dotes predietas voluit et vult d Lotus dominus Joannes post quam eas receperit
esse salvas, tuttas (sic) et secUras in quibuscumque mobili bus et immobilìbus iuribus ratio-
nibus et acfcionibus presentibus et futuris ipsius Domini Joannis et in iliis in q.uibus dieta
Domina Benedieta maliierit et promissit et promittis diete Benedicte absenti me Lotario ete.
dictas dotes reddere et restituere diete Benedicte sive idi vel illis cui ve) quibus dotes predicte
restituendo erunt secundum quod casus et conditio earum resti tu t ionia evenerit iuxta stimm
presentis civitatis omni exceptione remota. Renuncians etc. Que omnia etc. Et iuravit etc.

« Acto pacto expresso quod dicti fidei commissarii non possint cogi ad solutionem dieta-
rum Lt. 3000 etiam finitis dictis sex annis nisi prestita fideiussione per dictum Dominimi
Joannem de persona idonea aut eis contentamento dictorum fidei comrnissariorum que se
obligare liabent et intercedere prò (lieto Domino Joanne prò restitutione dictarum dotium
eo modo prout .dictus Dominus Joannes remanet obligatus et quidem per instrumentum
public! Notarii conficiendum < um soletnnitatibus debitis et opportunis et renuntiatione iuris
de principali et si diete libre tres mille ultra dìctos annos sex penes dictos fideicommis-
sarios steterint teneantur ad dictummet interesse de quo supra quia ita etc. Sub pena
dupli etc.

« Actum Genue in caminata domus habitationis heredum dicti quondam Domini Ra-
phael is sita in platea Nova.

« Anno a Nativitate Domini MDC. vigesimo secundu Indictione quarta secundum Genue
cursum die Yeneris xxxi Decembris in Yesperis, presentibus Joanne Baptista Camulio q.
Pantaleonis et Dominico Serexola q. Ambrosii testibus ad prernissa vocatis et rogatis ». 1

Il genere più coltivato dal Roos, come abbiamo detto, fu la pittura d'animali, allora
assai ricercata dai cittadini genovesi, ad ornamento delle loro case.

Continuamente occupata nei traffici, aliena dal vero ed elevato sentimento dell'arte, una
buona parte della popolazione genovese apprezzava assai più una pecora, una lepre, che sem-
brasse viva, che le delicate composizioni, nelle quali si potesse ammirare la natura umana nel
suo aspetto più nobile.

Qualche volta però l'ambizione, che ogni uomo ha di veder riprodotta la propria
imagine con un carattere più elevato e dignitoso, anche s'egli non lo possiede, anzi allora
specialmente, fece sì che molti si rivolgessero a pennelli maestri in quest'arte, qual'era
quello del Van Dyck. Ecco perchè, attraverso la lanterna magica del Yan Dyck fra i mo-
narchi più potenti, fra i più temuti guerrieri, fra i più sommi artisti non meno nobili, non
meno leali, sfilano davanti ai nostri occhi le figure dei mercanti di Genova e di Anversa.

Ma generalmente questi mercanti genovesi riprodotti dal Yan Dyck, come quelli d'Anversa,
sono quanto la città offre di migliore in fatto di gentilezza di costumi e di coltura. Gian
Yincenzo imperiale, Anton Giulio Brignole-Sale, Sofonisba Anguisciola Lomellini, Gian
Francesco Balbi, Giacomo Lomellini, Ambrogio Spinola, come alcuni fra i Doria, i Cattaneo,
gli Adorno, i Pallavicini, i Durazzo, ne sono il fior fiore, e se coltivano la mercatura lo
fanno da gran signori, spesso alternando ai traffici le onorevoli ambascerie, il nobile mestiere
delle armi, la compagnia dei più insigni artisti e letterati del tempo, l'intelligente protezione
delle arti, delle lettere e delle scienze.

Se Giovanni Roos era allora reputatissimo nel ritrarre gli animali, pare che le lepri siano
state la sua specialità, e si racconta che con una sua tavola, nella quale erano rappresentati
alcuni di questi animali, egli ingannasse dei cani da caccia, come già Zeusi aveva con l'uva
ingannato gli uccelli. Probabilmente questi due aneddoti meritano ugual fede, ma resta il fatto
della sua speciale eccellenza in questo campo, eccellenza che risulta anche dal ritratto del

1 La madre della sposa e vedova di Raffaele Castagneto era Pellegrina, figlia di Tommaso Giova.
 
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