Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

DOI issue:
Fasc. 1
DOI article:
Venturi, Adolfo: La scuola di Nicola d'Apulia: impressioni e note
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0050
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
LA SCUOLA DL NICOLA D’APULI A

1

è più l’araldo delle legioni romane, ma un fanciullo che protende cinguettante la testa; Maria
non è più novella Giunone con la stefane sulla fronte, ma l’umile ancella ravvolta nel
manto. Eppure una forza nuova si manifesta ne’ personaggi della commedia sacra e in
quel loro affannarsi: hanno perduto di solidità e acquistato di scioltezza; hanno dimenticato
l’ordine, ma nel frastaglio della composizione hanno bellezza nuova e slanci nuovi. La
Crocifissione ricorda ancora la composizione di Nicola d’Apulia, ma in ogni figura le soprac-
ciglia si tendono come corde d’arco, le labbra si contraggono gementi, il pianto è convulso,
il dolore erompe con violenza. E nel Giudizio Universale le figure divengono scarne, le
fanciulle che sorgono dalla tomba non sono più le naiadi sorgenti dalle onde sul dorso
de’ Tritoni, ma si sono fatte scarne, ed hanno i muscoli tesi e le ossa che pungoli le carni.
Ogni personaggio del dramma sacro perde la forma poderosa, e coi nervi eccitati, preso da
febbre, si agita, si torce, si aggranchisce o scatta. Le teste si protendono o meravigliate o
spaventate, sempre con impeto, con animazione strana, con furia, come se un rombo potente
le avesse deste o come se stessero in ascolto di suoni non mai uditi.

Questo spirito di Giovanni Pisano si manifesta pure nella statua di Sant’Andrea, non
attribuitagli sin qui, che è nel timpano della chiesa di Pistoia, la quale s’adorna del pulpito
solenne ; e anche in due grandi busti di profeti che si trovano nel Museo dell’ Opera del
duomo di Firenze. Sono attribuiti a Andrea Pisano; ma evidentemente appartengono a
Giovanni, come appare nella fattura tormentata delle teste così profonde di pensiero. La vita
par che scoppi da quelle teste, che le ciglia, le sopracciglia, la barba, i capelli sieno mossi
da un magnete. Oltre quelle teste poderose, lungo la scala del Museo dell’Opera del Duomo
di Firenze, vi è il busto d’una Carità col cornucopio infiammato, opera di Giovanni Pisano
medesimo.

Giovanni Pisano si manifesta sempre chiaramente nelle sue mosse brusche, nelle sue
crude e taglienti determinazioni del vero. Poco egli conobbe l’antico, anzi sformò i modelli
adunati dal padre suo per dar loro il sentimento cristiano, la passione e la pietà; per farli
partecipi della vita popolare e moderna; per metterli nel tempo suo e nella società sua.
Non conobbe la serenità dell’arte antica, e mosse tutto sotto l’impero del dubbio e del dolore:
profeti e sibille, donne simboliche, virtù teologali o cardinali, stanno come sotto un incubo.
Maceri sono i suoi corpi, con le forme bucate dal trapano, con piani infossati o scavati nel
vivo delle carni, con le ossa’ acute, pungenti; con le mani aggranchiate, i manti cadenti;
stalagmiti sopra fondo di rocce, sopra grotte di pietre sfaldantisi. Tale è l’arte di Giovanni
Pisano, che dal gotico trasse aiuto a contrarre e a sminuire i corpi; ma più l’irrequieto
maestro foggiò da sè stesso l’arte che freme di vita. La scuola di Nicola d’Apulia trionfa
con Arnolfo vólto alla conquista dell’antico, e con Giovanni Pisano pronto alla conquista
della modernità: Arnolfo a Roma tiene il campo e chiude il ciclo della scultura cosmatesca,
Giovanni corre la Toscana suo regno, e va a Padova ove lascia un monumento nella cappella
degli Scrovegni, tipico ai maestri di Verona e di Venezia. L’arte romanica nel napoletano
non dava nel Trecento più frondi, e Pisa ne innestò l’albero isterilito ; l’arte romanica in
Lombardia e nel Veneto rimaneggiava le ultime forme antelamiche e quelle importate dal
settentrione, quando i rappresentanti della scuola di Nicola d’Apulia ridettero nuovo vigore
ai campionesi e ai maestri Dalle Masegne. L’arte elegante, signorile, idealistica della madre
Pisa conquistò l’Italia.

Adolfo Venturi.
 
Annotationen