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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0378
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CORRIERI

323

tendano a quella l'orma angolosa e ovale delle lettere
che, alquanto più sviluppata e più tarda, si ritrova
nelle iscrizioni sui cartelli dei profeti.1

Se sono da accettarsi i criteri cronologici proposti
dal Didron2 3 per l’iconografia della Trinità ed accolti
dal Diehl5 per un dipinto nella Grotta di Santo Ste-
fano a Soleto, la sovrapposizione delle tre persone
della Trinità indicherebbe il xm secolo all’ incirca.

L’esame dello stile dell’affresco, che nelle figure
degli angioli ha grande somiglianza con la figura di
Mosè dinnanzi al roveto, e nel quale ci par di vedere
le forze bizantine alterate e inerti nelle mani di qualche
maestro indigeno estraneo al movimento che s’ope-
rava nella pittura alla fine del xm secolo, può indurre
a credere che anche l’affresco della Trinità sia con-
temporaneo o di poco posteriore alle storie di Mosè.

Gli affreschi di Grottaferrata mostrano le relazioni
che, nel tempo in cui la pittura a Roma trovava già
nuove vie, la badia manteneva ancora con l’arte bizan-
tina. Ben poteva la chiesa essere stata costruita secondo
il tipo romanico, incoronata di un cornicione gotico;
sulle pareti dell’interno, pur piegandosi alla forma nar-
rativa propria alle decorazioni delle basiliche occidentali,
l’arte bizantina, dominava ancora o traverso l’impuro
prisma degli imitatori o nelle sue nobili egenuine forme.

* * *

Fra i cimeli custoditi nella Biblioteca noto un calice
che appartenne al Cardinal Bessarione, abate commen-
datario della badia. II calice reca niellata all’ intorno
l’iscrizione : f BESSA • CARDI • NICEN • EPI • TOS •
PATRI • CONST", ed è adorno di smalti translucidi,
opera toscana.

Nel Museo, ove sono raccolti importanti avanzi di
sculture medioevali (un capitello bizantino con foglie
di acanto spinoso, un’antica transenna, marmi adorni
di mosaici tessellati ecc.), osservasi fra dipinti di poco
pregio una tavola di qualche valore, con le figure di
San Benedetto e di San Niccolò (fig. 9). La tavola fu
attribuita da alcuno a Carlo Crivelli,4 ma sotto l’accu-
ratissima esecuzione del chiaroscuro nella figura di
San Benedetto, sotto il ricchissimo ammanto di San Nic-
colò, riconosciamo pur sempre la maniera arretrata,
arcaica, del pittore fiorentino che nella prima metà del
xv secolo esegui il trittico attribuito a Taddeo Gaddi,
nella Pinacoteca di Perugia, ed un altro trittico asse-
gnato a Lorenzo di Bicci(?) nella Accademia di Firenze.
Per diligenza di fattura il dipinto di Grottaferrata, fram-
mento forse anch’esso di qualche polittico, è opera
veramente notevole. P. Toesca.

1 La parete sulla quale è dipinta la Trinità aveva originaria-
mente tre piccole finestrelle a tutto sesto: una di queste venne rin-
chiusa e rimase coperta dall’affresco.

2 Didron, Iconographie chrètienne, Paris, 1843.

3 Ch. Diehl, L’art byzantin dans VItalie nierid.; Paris, 1894, p. 99.

4 A. Rocchi, La Badia di Grottaferrata, op. cit., pag. 178.

Notizie di Lombardia.

L’esposizione d’arte sacra a Brescia. — L'espo-
sizione d’arte sacra, apertasi a Brescia, nella Rotonda,
non può competere per importanza con quella di
Siena, perchè il terreno di Lombardia fu per l’arte
meno fertile della Toscana.

Non vi mancano tuttavia opere degne di conside-
razionè e di studio. I codici miniati innanzi tutto de-
vono essere tenuti in gran conto: tra essi, il codice
purpureo del ix secolo e quello pure appartenente
alla Queriniana delle concordanze degli Evangeli di
Eusebio (edito dall’Ateneo di Brescia nel 1887) mi-
niato alla fine del secolo xi ; e parecchi notevoli libri
corali della Biblioteca Queriniana comunale, parte pro-
venienti dall’antica cattedrale di Brescia parte dal Mo-
nastero di San Francesco della stessa città.

I primi sono quasi tutti della bottega di Liberale
da Verona, come sarebbe facile riconoscere forse a
chiunque abbia presenti i codici della cattedrale di
Siena; mentre i secondi appartengono alla scuola fer-
rarese del Giraldi, detto il Magro. Mentre quelli del
duomo recano le date del 1469, 1471 e 1481, gli altri
di San Francesco portano la data del 1490 e conser-
vano ancora l’antica legatura, come ne fa fede la
scritta del volume N : « La ligatura e finimento di
questo libro si e de mane de magistro Filastro de Pas-
seri libraro habitatore in Bressa MCCCCLXXXI ».

Tra le opere d’oreficeria vi sono cose di grandis-
sima importanza, le santissime croci di Brescia che
Andrea Valentini (Brescia, 1882) illustrò con diligenza;
e non vi manca la Stautoreca del duomo, quasi invi-
sibile in tempi normali agli studiosi d’archeologia del
medio evo.

Citiamo la « Croce del campo » appartenente alla cat-
tedrale; la coperta della reliquia della Croce, comin-
ciata nel 1487 da Bernardino dalle Croci, così chia-
mato perchè appartenente a famiglia dedita a fabbri-
carne, e continuata nel 1533 da Gio. Maria Mondella ;
l’ostensorio di Lovere (a. 1436); la grande croce di
San Francesco con bassorilievi finissimi ; la croce di
San Faustino, del secolo xyi e col piede del secolo xv;
un’altra di Sant’Afra, e infine una assai brutta di Ci-
vidate, con nielli bellissimi.

Tra le stoffe e i tessuti e i ricami, de’ quali è sempre
grande e troppa abbondanza nelle esposizioni d’arte
retrospettiva, va menzionato tuttavia il piviale prove-
niente da Bagolino (valle Sabiaj con santi nell’orla-
tura entro gotiche arcate e dentro edicolette coperte
da cupola.

Tra i quadri, al solito esposti con poca rigorosa
scelta, a Brescia come a Siena, anzi senza scelta, vanno
segnalati alcuni di privata proprietà. Noi ci asteniamo
dal discorrere degli altri, già esposti in luogo pub-
blico, perchè il discorso andrebbe troppo per le lun-
 
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