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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 3
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0388
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BIBLIOGRAFIA

333

I,o Strzygowski, a proposito della questione levata dal-
l’Hulsen sulla destinazione della pigna del Vaticano, esamina
numerose rappresentazioni orientali, in cui è adoperata la
pigna come zampillo per l’acqua nelle fontane. Regolarmente
ricorre questo motivo nella scena ddC Annunciazione di Anna
(musaici di Daphni ad Atene e Cod. vat., gr. 1162), poi come
coronamento delle arcate che sormontano negli evangelari le
liste dei paralleli (Cod. Paris, gr. 64). Lo stesso motivo si
ritrova nel musaico di Teodora a Ravenna, in una lastra
protobizantina del Museo di Berlino, nel rilievo di San Marco a
Venezia e in un altro di Costantinopoli; esso è dunque tutto
orientale e lo Strzygowski ne trae importanti osservazioni
per il passare in Occidente di certe forme decorative, fer-
mandosi sulla rappresentazione dei « tempietti » nei codici
miniati, quali si vedono nell’evangelario di Etschmiadzin e
in quello di Godescalco a Parigi.

G. Suster, Dell’incisore trentino Aliprando Caprioli,
pag. 65, in-8, Trento, 1903.

L’autore cerca di mettere in luce l’opera di questo artista
fino ad ora poco conosciuto e poco studiato, di determinare
il posto che nella storia dell’incisione spetta al Caprioli, il
quale con Giambattista Cavalieri e con Antonio da Trento
forma una triade di artisti che grandemente onorò il na-
tivo Trentino nel secolo xvi. Il Caprioli, la cui carriera
fu molto lunga e laboriosa, quantunque nato a Trento e ivi
iniziato nell’arte, deve, più che altro, la sua educazione al
lunghissimo soggiorno in Roma ; cosicché può considerarsi
come di scuola romana, e precisamente di quella fondatavi
dal celebre incisore olandese Cornelio Cort, la quale dominò
in Roma durante l’ultimo quarto del secolo xvi. Il Suster
esamina e studia minutamente le varie opere del Caprioli, rag-
gruppandole sotto quattro distinte categorie: singole stampe,
incisioni a libro, incisioni per testo, incisioni a serie.

G. Suster, Di Giuseppe Niccolò da Vicenza {Tri-
dentimi, 1903, II).

Definisce la personalità di questo incisore fino ad ora mal
conosciuto e confuso con altri, restituendolo alla sua vera pa-
tria, Vicenza, mentre dagli storici dell’ incisione, prima fra i
quali il Bartsch, era ritenuto come nativo di Trento.

F. Vitalini, Dincisione su metallo, con introduzione
di V. Pica e otto acqueforti inedite dell’autore, una fo-
toincis. e due litografìe, p. 119, in-8, Roma, Danesi, 1904.

L’autore, noto esso pure come uno dei nostri più forti
acquefortisti moderni, studia in questo libro i diversi processi
dell’incisione su metallo, trattando anche della riparazione e
pulitura delle stampe vecchie.

P. Vitry, Quelques bois sculptés de fecole touran-
gelle du XVe siede (Gazette des Beaux-Arts, 1904,
XXXI, 107-119).

Nella regione di Tours nella seconda metà del secolo xv
erano, secondo l’autore, delle botteghe di scultori attivissime,
e che influenzarono Michel Colombe, quando si fermò a la-
vorare in Touraine. Prodotto di quest’arte sono varie sculture
in legno del Louvre e di collezioni private parigine che
l’autore riproduce, togliendo loro così le attribuzioni solite
di legni fiamminghi 0 tedeschi.

Topografia artistica: guide, inventari,
cataloghi, esposizioni, ecc.

S. Beissel, Das Miinster zu FreVurg i. B. e in He-
rold kunstlerischer Freiheit {Stimmen aus Maria-Laach,
1904, LXIV, 241-261).

Descrive e commenta le opere di architettura, di scultura,
di pittura che sono in quel convento, la cui costruzione ri-
sale al secolo xm.

M. De Benedetti, Un dono alla Pinacoteca di Brera
{Nuova Antologia, novembre 1904, 694-702).

È il dono Sipriot: sessantatrè quadri, di cui il De Bene-
detti cerca rettificare le attribuzioni.

A. Chi appelli, Una nuova questione a proposito del
David di Michelangelo {Nuova Antologia, i° marzo 1903,
20-24).

Propone, invece che di collocare una copia del David al-
l’antico posto, di toglier via anche l’Èrcole del Bandinelli e
di ridare a Palazzo Vecchio il suo aspetto quattrocentesco.

A. Colasanti, I monumenti dell* Italia meridionale
{Nuova Antologia, settembre 1903, 249-256).

A proposito del libro di Adolfo Avena.

V. Fago, Monumenti cristiani in Taranto {Nuova
Antologia 1903, 627-636).

Pochi sono i monumenti superstiti: la chiesa di .San Pietro
Imperiale e di .Santa Maria della Giustizia, ambedue del pe-
riodo normanno, la cripta del Redentore con affreschi bizan-
tini dell’xt secolo, e, monumento più antico e più importante
di tutti, la cripta della cattedrale del tempo di San Gelasio I
(493-496).

G. Frizzoni, Alcuni appunti critici intorno alla gal-
leria di Verona {Rassegna d’arte, 1904, 33-38).

E una lettera aperta al direttore del Museo civico di Ve-
rona, nella quale il Frizzoni corregge alcune delle attribu-
zioni erronee che sono ancora nel museo. Fra le attribuzioni
suggerite notiamo uno Stefano da Zevio, un Giambellino, Ca-
listo Piazza, etc.

Raffa Garzta, Storia dell’arte in Sardegna {Nuova
Antologia, gennaio 1903, 252-265).

E una rapida scorsa, con lo Scano per guida, attraverso
i monumenti pisani dell’isola. Il discorso si ferma più a lungo
sulla cattedrale di Cagliari e quindi sull’ambone falsamente
attribuito a Fra Guglielmo, riassumendo qui con quelli dello
Scano gli studi propri e di Olinto Salvadori.

P. Grisar, I monumenti del Paradiso nell’antica Ba-
silica Vaticana {Civiltà Cattolica, 1903,460-469; 1904:

1,463-473; n, 202-217).

Premessa una descrizione della pianta dell’Alfarano, l’autore
parla del cantaro, d’origine forse costantiniana, abbellito de
Simmaco di musaici e, più tardi, dei due pavoni di bronzo
tolti al mausoleo d’Adriano. Al posto del cantaro sorse poi,
per opera d’Innocenzo II, la pigna di bronzo. A sinistra del-
l’ingresso nell’atrio vedevasi la colossale tomba di Ottone II
(della quale oggi i frammenti sono nelle Grotte Vaticane)
formata di un sarcofago interno, che più non esiste, e di un
labrum di porfido per copertura, ora adoperato per vasca
 
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