MISCELLANEA
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goli. L’artista qualche volta si compiace dello scherzo
e della satira, alla guisa dei Bolognesi trecentisti, e
nel libro di Amos, ad esempio, rappresenta un reli-
gioso con testa umana e corpo di rondone. Le nostre
ricerche per aver qualche notizia intorno a questo
singolare cimelio a nulla sono approdate; a Montal-
cino stesso ignorano sin da quando la Bibbia trovasi
nel paese. Rispetto all’arte può dirsi che essa è opera
Officiorutn (Vet. A, n. 6671 composto verso il 1215 da
Oderigo, canonico della metropolitana, con miniature
di un barbaro artista. Non possiamo invece assoluta-
mente assegnare al xin, come vorrebbe il catalogo,
due corali (Vet. A, nn. 1559 e 1560) esposti da un pri-
vato di Monticiano, perchè le caratteristiche di stile
fan pensare almeno alla fine del secolo successivo.
Del Trecento non vi sono molti codici, ma quasi
Fig. 3 — Scuola Pisana xiv secolo : Resurrezione
(Fotografia Brogi)
di un calligrafo di limitati motivi nella rappresenta-
zione della figura, ma valentissimo nelle ornamenta-
zioni, ispirate alle scuole Irlandese e Carolingia.
Di altri codici del medesimo secolo, pure esposti,
non facciamo particolare menzione : basta ricordare il
De Civitate Dei di Sant’Agostino (Vet. A, n. 34S) e
un Fascìcolo di carte membranacee (Vet. A, n. 689),
da porsi entrambi a riscontro con un codice della Bi-
blioteca Pubblica (F. Ili, 5) contenente le Epistole di
San Paolo e assegnato al secolo xi.
Il xiii non ha che pochi rappresentanti ; di una certa
importanza il « Libro dei Censi del Comune » (Vet. A,
n. 688) con una curiosa e rozza miniatura rappresen-
tante la Venerabìlis Civitas di Siena con le sue torri
imbandierate, un « Antiphonarium Chorale » (Vet. A,
n, 668) illustrato da figure allusive al testo e un Orlo
tutti notevoli, a rappresentare tre grandi centri d’arte,
Siena, Pisa e Bologna.
A quest’ultima scuola appartengono due splendidi
codici: il primo un « Rosarium seu in Decretorum vo-
lumen commentaria » di Guidone da Baiso (Vet. A,
n. 67il, da connettersi, se la memoria non falla, col
« Vat. Pai. Lat., 629 »; il secondo uno di quei « De-
cretimi Gratiani » (Vet. A, n. 670) glossati, cari tanto
ai legulei del Trecento, pieno di figure allegoriche illu-
strative del testo e in tutto simile ad uno della Na-
zionale di Torino, salvato crediamo, nel deplorevole
incendio.
Nel foglio iniziale di questo codice (fig. 2) è una
rappresentazione allegorica dei poteri imperiale e pa-
pale, largiti ambedue dalla divinità sedente in trono tra
gli angeli fedeli ministri, Più sotto una figura regale
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goli. L’artista qualche volta si compiace dello scherzo
e della satira, alla guisa dei Bolognesi trecentisti, e
nel libro di Amos, ad esempio, rappresenta un reli-
gioso con testa umana e corpo di rondone. Le nostre
ricerche per aver qualche notizia intorno a questo
singolare cimelio a nulla sono approdate; a Montal-
cino stesso ignorano sin da quando la Bibbia trovasi
nel paese. Rispetto all’arte può dirsi che essa è opera
Officiorutn (Vet. A, n. 6671 composto verso il 1215 da
Oderigo, canonico della metropolitana, con miniature
di un barbaro artista. Non possiamo invece assoluta-
mente assegnare al xin, come vorrebbe il catalogo,
due corali (Vet. A, nn. 1559 e 1560) esposti da un pri-
vato di Monticiano, perchè le caratteristiche di stile
fan pensare almeno alla fine del secolo successivo.
Del Trecento non vi sono molti codici, ma quasi
Fig. 3 — Scuola Pisana xiv secolo : Resurrezione
(Fotografia Brogi)
di un calligrafo di limitati motivi nella rappresenta-
zione della figura, ma valentissimo nelle ornamenta-
zioni, ispirate alle scuole Irlandese e Carolingia.
Di altri codici del medesimo secolo, pure esposti,
non facciamo particolare menzione : basta ricordare il
De Civitate Dei di Sant’Agostino (Vet. A, n. 34S) e
un Fascìcolo di carte membranacee (Vet. A, n. 689),
da porsi entrambi a riscontro con un codice della Bi-
blioteca Pubblica (F. Ili, 5) contenente le Epistole di
San Paolo e assegnato al secolo xi.
Il xiii non ha che pochi rappresentanti ; di una certa
importanza il « Libro dei Censi del Comune » (Vet. A,
n. 688) con una curiosa e rozza miniatura rappresen-
tante la Venerabìlis Civitas di Siena con le sue torri
imbandierate, un « Antiphonarium Chorale » (Vet. A,
n, 668) illustrato da figure allusive al testo e un Orlo
tutti notevoli, a rappresentare tre grandi centri d’arte,
Siena, Pisa e Bologna.
A quest’ultima scuola appartengono due splendidi
codici: il primo un « Rosarium seu in Decretorum vo-
lumen commentaria » di Guidone da Baiso (Vet. A,
n. 67il, da connettersi, se la memoria non falla, col
« Vat. Pai. Lat., 629 »; il secondo uno di quei « De-
cretimi Gratiani » (Vet. A, n. 670) glossati, cari tanto
ai legulei del Trecento, pieno di figure allegoriche illu-
strative del testo e in tutto simile ad uno della Na-
zionale di Torino, salvato crediamo, nel deplorevole
incendio.
Nel foglio iniziale di questo codice (fig. 2) è una
rappresentazione allegorica dei poteri imperiale e pa-
pale, largiti ambedue dalla divinità sedente in trono tra
gli angeli fedeli ministri, Più sotto una figura regale