Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

DOI Heft:
Fasc. 5
DOI Artikel:
Ciaccio, Lisetta: Gian Martino Spanzotti da Casale, pittore, fiorito fra il 1481 ed il 1524
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0505
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
45°

LISETTA GIACCIO

ritte, quasi parallele, poco profonde; oppure, nei manti in special modo, con pieghe rade,
brevi, ma molto fonde, moventesi in tutte le direzioni, come se formate da una grossa carta.
Puerile poi sempre è il paesaggio, con monti e massi di cartone: come, pur essendo interes-
santi per le cose rappresentate, sono sempre troppo sommariamente indicati (quasi soltanto
disegnati con tratti lineari scuri su fondo chiaro) i fondi di architettura con colonnati e case
del Rinascimento, e, solo una volta, lontani edilìzi con guglie gotiche (fig. 13). Alcune scene
poi, in contrasto con quelle piene di senso tragico, di cui ho detto, sono di una vacuità
desolante, come, ad esempio, VAscensione. Tutti gli affreschi inoltre sono dipinti con una
trascuratezza di fattura che non fa eccezione se non per alcuni visi, trattati quasi con una
tecnica di miniatore, con lumi rosei su ombre verdine ; mentre le vesti sono sempre ombreg-
giate a larghe pennellate filacciose di una sola tinta scura, spesso nera, su un colore unitòno
chiaro; e i capelli sono indicati su una massa unita con trattini chiari e scuri, spesso con

una certa regolarità che dà alla capiglia-
tura l’aspetto di essere arricciata coi ferri.

Infine, ciò che è pure una caratteristica
dello Spanzotti, riuscendo ora un merito
ed ora il contrario, si è una semplicità
grande in tutte le cose sue, sia nelle scene,
ridotte sempre al minimo numero di fi-
gure necessario, sia nella rappresenta-
zione delle singole figure stesse, vestite in
poche determinate fogge, senza ornamenti
nè ricchezza di particolari, spesso con una
povertà di senso realistico da stupire in
un artista dell’ultimo Quattrocento.

Onde complessivamente si riconosce
nello Spanzotti un pittore un po’ strano,
dotato di un’anima e di sentimento di vero
artista, ma costretto a lavorare un po’
troppo a braccia, e soprattutto educato
ad una scuola non sufficientemente raf-
finata.

Ora che sappiamo noi di questa scuola
piemontese (detta comunemente vercellese,
perchè in Vercelli sappiamo aver risieduto
maestri e scolari), di cui lo Spanzotti, non
uscito mai dal suo Piemonte, anzi dalle due provincie di Novara e Torino, dovette essere uno
dei più puri rappresentanti ? Ben poco, non essendo stata fin qui quasi nemmeno studiata :
cosicché noi non siamo in grado di giudicare che cosa lo Spanzotti prendesse dai suoi maestri
e che cosa egli creasse di suo. Io ricorderò soltanto come gli artisti, probabilmente locali, che
allora lavoravano in Piemonte (come gli autori delle opere anonime innanzi ricordate, nonché
degli affreschi esistenti sulla porta laterale della chiesa di San Giusto a Susa, ove l'Ingresso
di Gesù in Gerusalemme è trattato in modo tutto analogo allo stesso soggetto dello Span-
zotti a Ivrea) mostrino molte somiglianze col fare del nostro ; mentre d’altra parte nello
stesso tempo o poco innanzi si erano avuti artisti francesi che avevano lavorato, oltre che
nei castelli subalpini della vai d’Aosta e del Saluzzese, anche nelle terre di pianure, re-
standocene testimonianza fra l’altro nelle storie della Passione di Gesù affrescate sulle
parti superiori delle pareti del Battistero annesso al duomo di Chieri, nonché negli altri
affreschi, migliori, della sacrestia di Sant’Antonio di Ranyerso, ove la grande scena della
salita al Calvario è un pezzo di pittura tutt’altro che meritevole di essere ignorata com’ è.
Ora è naturale che gli artisti locali piemontesi, e fra essi lo Spanzotti, soggetti all’in-

Fig. io — G. M. Spanzotti : Risurrezione di Lazzaro
Ivrea (dintorni), Chiesa dell'ex-convento di S. Bernardino
(Fotografia dello Studio di ripr. artistiche)
 
Annotationen