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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 1
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Erbach-Fürstenau, Adalbert: Pittura e miniatura a Napoli: nel secolo XIV
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0058
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I?

PITTURA È MINIATURA A NAPOLI

sopraindicati, ad una tavola a Fùrstenau, che è il primo e migliore esempio di pittura di
quel soggetto (fìg. 8 e 9).

Vediamo lo stesso soggetto quattro volte ripetuto. Nella miniatura berlinese (fìg. io) e
nell’affresco di Galatina l’angelo non regge la bilancia fra le mani. C’è pure un po’ di diffe-
renza nel portamento delle teste e nelle mosse delle mani.

Il codice dell’Escorial all’incontro (fìg'. 11) ripete i motivi della tavola di Fùrstenau.

Se adducessi altri esempi mi prolungherei troppo, e per finire, ancora un breve cenno
dei quattro cavalcatori apocalittici e dei loro modelli.

Nella tavola a Fùrstenau i cavalcatori si seguono strettamente l’uno alle spalle dell’altro;
e, senza formare un gruppo in regola, sono pure uniti fra loro.

Il miniatore da parte sua riunisce i due primi cavalcatori nel medesimo quadro, li divide
da quello della bilancia, frammettendo i quattro venti; poi fa succedere erroneamente all’uomo
con la bilancia le persone calpestate ed oltrepassate dal cavallo della morte le quali dovreb-
bero pure giacere schiacciate e non lo sono. 1

Erbach vo.nt Fììrstenau.

1 Oechelhauser e Fritnmel, non conoscendo l’ori-
ginale, non si sono accorti di questo sbaglio. Rimane
in forse a che scopo furono fatte le due tavole di-
pinte quasi interamente di giallo.

Sono passati più anni dacché ho fatto questa con-
ferenza, e sebbene intenda di pubblicare un lavoro più
esteso sopra i suddetti codici napoletani, non vorrei
però tralasciare qui qualche complemento a quanto è
stato detto.

Importante è la notizia che devo al prof. A. Gold-
schmidt, dell’esistenza al convento de La Cava di un
codice, appartenente probabilmente alla scuola dalla
quale uscì la bibbia berlinese.

Infatti il sistema decorativo che impronta tutte le
miniature napoletane da noi illustrate, appare abba-
stanza sviluppato nello Speculum Hystoriale, che fu mi-
niato per Phylippus de Xaya, cancelliere di Roberto
il savio e abate della Cava, nel 1320. Vi si trovano
consimili intrecciamenti di nastri, foglie rabescate e
figure grottesche. Ed in mezzo ai motivi senesi nel-
l’ornamentazione marginale vi appaiono usati, secondo
il gusto francese, lo spino, l’edera e talvolta foglie di
quercia. Dello stesso miniatore non conosco che un
altro lavoro il Rationale Duranti del Britsh Museum
(Ms. add. 31,032).

L’arte del miniatore della corte di re Luigi si rav-
vicina per l’ornamentazione, non per le figure, all’arte
dei manoscritti probabilmente miniati nella badia de
La Cava, e per tal modo si rivela eclettica sotto tutti

i rapporti. Ultimamente ho ritrovato un altro suo pro-
dotto in un manoscritto insignificante e mal conser-
vato, un Salterio della Biblioteca vaticana (Vat. lat.8183).

Max Dvorak ha giudicata opera della scuola napo-
letana, la bibbia della biblioteca della corte di Vienna
n. 1191. Fra centinaia d’illustrazioni di diversi pittori
ne ho scoperto alcune, eseguite dal nostro miniatore,
cioè poche scene della vita di Giuseppe, e tutte le
miniature del Salterio. Quest’ultimo che stranamente
fa seguito al Nuovo Testamento, si rivela al primo
colpo d’occhio, come una variante del Salterio della
Bibbia berlinese del « Magister Johannes ». Più della
metà di queste miniature mi sembra siano state ag-
giunte sullo scorcio del Trecento; fra l’altre anche
quelle dell’Apocalisse, le quali, salvo qualche cambia-
mento, sono nell’ insieme la ripetizione del noto ciclo.
Il calligrafo di questa bibbia si chiama pure Johannes.

Da ultimo, rammento ancora un articolo interes-
sante di Max Dvorak intitolato: Influenza bizantina
sulla miniatura italiana, che venne alla luce nel VI fa-
scicolo complementare, delle pubblicazioni dell’ isti-
tuto austriaco per le ricerche storiche, nel 1901. Sono
perfettamente della sua opinione nell’accettare 1’ in-
fluenza della miniatura senese sulla napoletana. La
discrepanza del mio parere intorno ad alcuni codici,
attribuiti da quell’ indagatore benemerito a’ senesi,
chiarirò altrove con fondate ragioni, mentre rimetto
ad un altro lavoro lo studio degli ultimi seguaci delia
nostra scuola.

L’Arte. Vili,
 
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