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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Arnolfo di Cambio: (Opere ignote del maestro a Viterbo, Perugia e Roma)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0307
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ADOLFO VENTURI

256

1 II Frey, sospettando fantastica l’epigrafe su riferita, che
si leggeva nella Raccolta di iscrizioni romane compilata
alla fine del secolo XVI e pubblicata dal De Rossi (Bal-
lettino d'archeologia cristiana, 1891), suppose che due Ar-
nolfi contemporaneamente esistessero : l’uno, il costruttore
di vSanta Maria del Fiore, nato a Colle di Valdelsa; l’altro,

10 scultore detto nella lettera di Carlo I d’Angiò ai Pe-
rugini: Magister Arnulphus de Florentia. Ma la scoperta
di quell’antica copia dell’epigrafe dove Arnolfo s’intitola
architetto, toglie valore alla indicazione fatta a Lagopesole
dal cancelliere di Carlo I d’Angiò. Del resto le date non
contrastano tra loro, e poteva bene Arnolfo, con l’aiuto
de’ Cosmati suoi seguaci, venuto a Roma nel corso del-
l’anno 1300, soddisfare il desiderio di papa Bonifacio Vili.
Dunque, quattro sono le date certe di quattro monumenti
arnolfiani: la sepoltura del cardinale di Braye (a. 1282).

11 ciborio di San Paolo fuori le Mura (a. 1285), il ciborio
di Santa Cecilia in Trastevere (a. 1293), l’altare di San
Bonifacio e la sepoltura di Bonifacio Vili (a. 1300).

Di queste opere esistono particolari non avvertiti sin
qui, e che pure concorrono a una più completa cognizione
dell’ opera del maestro. È noto a tutti che la sepoltura
del cardinale di Braye fu disfatta in gran parte, ma ninno
ricorda che nel Museo dell’Opera del duomo orvietano
vi sono due frammenti di angioli acefali, muniti di turi-
bolo, che appartennero con probabilità a quel monumento
sepolcrale; e niuno lamenta che ne’magazzini dell’Opera
stessa giacciano capitelli, lesene, basi di lesene, le for-
melle laterali del basamento, pilastrini, colonne tortili di
un’edicola, il frammento di timpano dell’edicola mede-
sima, ecc., le quali cose formavan parte del mausoleo del
Cardinal di Braye, che potrebbe e dovrebbe essere con
pietosa cura ricostruito.

E noto pure che, nel rimuovere il pavimento del coro
di Santa Cecilia, sono venuti in luce i pilastrini che servon
di base alle due colonne anteriori del ciborio d’Arnolfo.
Quei due pilastrini portano scolpiti sulle facce l’Annnn-
ciata e l’arcangelo Gabriele vestito come un console dei
bassi tempi, secondo il tipo determinato da Nicola d’A-
pulia nel pulpito del battistero pisano. Ma le due figure
coi pilastrini furono sepolte di nuovo, e insieme con la
iscrizione su riferita, mentre il ciborio perdette le sue belle
proporzioni. E solo si serbarono due calchi, ora nella cripta
di Santa Cecilia, pessimamente fatti, ne’ quali appena si
intravvedono le forme possenti di Arnolfo.

È noto infine che nelle Grotte Vaticane si serba la
statua di Bonifacio Vili distesa sul sarcofago, coperto da
un drappo ricamato con le armi de’ Caetani; ma oltre la
statua papale nelle grotte medesime si conservano tre
piccoli frammenti del tabernacolo (n. 163), uno della cor-
tina della tomba (n. 185) e anche un busto ad altorilievo del papa, che dovette adornare
il sacello vaticano, e fu certo eseguito sotto la direzione di Arnolfo. Al monumento sepol-

Fig. 2 — Monumento sepolcrale
Particolare

della statua del pontefice Adriano V
Viterbo, San Francesco
 
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