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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 6
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0508
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MISCELLANEA

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quando ci sarà possibile riprodurle ; otto se ne con-
servano nel Museo Archeologico di Firenze, alcune
delle quali di. non “poca importanza.

Antonio Munoz.

Porta secentesca a Ninfa.1 - Il nome di Ninfa
suscita nella mente degli amatori di Roma un ricordo
fatto di tristezza, come se venuto d’oltre mondo. L’ab-
bandono alle acque che scorrono lente, all’edera e ai
rovi, che là rappresentano il trionfo del tempo, di una
intera piccola città romanica è un fatto che quasi in-
distintamente tendiamo ad attribuire a una rilassatezza
d’attività umana, che assuma i caratteri della morte.
E forse per questo stato di sogno che s’impadronisce
del visitatore, è stata poco o nulla osservata una porta
bellissima, un po’lontana di fatto dalle rovine, lonta-
nissima per tempo. Essa viene ad attestare che non
l’abbandono, ma piuttosto uno spirito di conservazione
degli abbandonati abitanti, ha lasciato giungere a noi
quel luogo in quella forma. Dai tempi romanici al se-
colo xvn nessun segno di vita; la morte artistica se non
quella naturale. Ma il Seicento che a Roma ha pure
voluto apparire ovunque, senza mai stancarsi di dire,
non ha dimenticato nemmeno la più dimenticata città

1 Ne dobbiamo la bella fotografia alla gentilezza del dilettante
signor Eugenio Agostini.

della provincia, e ha detto per lei l’ultima parola d’arte,
ultima per noi e forse anche per sempre.1

La parola è stata detta in nome dei Caetani, la fa-
miglia che, succedendo a quella dei Frangipani, fu
signora di Ninfa dallo scorcio del secolo xm, e più
precisamente, come ricorda l’archivio della Casa, da
Pietro Caetani, conte palatino, conte di Caserta e ni-
pote di Bonifacio Vili, sino ad oggi; 1 2 e la parola è
stata detta in modo semplice e nuovo, degno di es-
sere conosciuto, e, perchè no?, anche imitato. Stipiti
e centina della porta sono decorati dallo stemma stesso
dei Caetani, continuato a simiglianza d’una greca, al-
ternato con tralci di vite e grappoli d’uva leggermente
rilevati. Che si tratti di opera del Seicento apparisce
chiaro a chi guardi il rilievo dell’impostatura dell’arco,
e l’altro della sua sommità.

Il motivo, che mi sappia, è affatto nuovo; e ognuno
vede quanto sìa più ingegnoso e inspirato dei soliti
stemmi a ino' di medaglioni posti sulla cima delle
porte. Sarà stato immaginato dal secentesco ingegnere
per attenuare o accrescere l’ostentazione dello stemma
patrizio? La cosa è dubbia. Ad ogni modo essa è riu-
scita bene. P. Elyero.

1 S’ignora quando Ninfa fosse abbandonata. L’ultimo segno di
vita che si rinviene oggi è quel molino che (attesta l’iscrizione)
nel 1765 ricavò da un edificio niedioevale Francesco Caetani.

2 F. Gregorovius, IVancLerjahre in Italien, Lipsia, 18S9, vo-
lume II, pag. 225-232.
 
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