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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 1
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0092
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54

MISCELLANEA

della pala, che vi è annesso. In questo contratto in-
tervennero come testimoni M.° Francesco Squarzon ed
un Bartolomio da San Vido o Sanvito (materiale esten-
sore dell’accordo) del quale, per diverso motivo, mi
occuperò in altra non lontana occasione.

Lo schizzo, che io opino pure del Sanvito (cui ap-
partengono senza dubbio le indicazioni dei personaggi
che vi figurano), parmi abbia importanza notevole non
solo per l’epoca a cui risale, ma sopratutto perchè
venne tratto da un disegno, allora posseduto dallo
Squarzon, di mano di quel Nicolò Pizzolo che dello
Squarzon fu uno dei migliori allievi, emulo e sprone
al Mantegna. Infatti la simbolica ideazione dell’opera,
benché non in tutto lodevole, ci attesta la(fantasia del
Pizzolo e tanto più ci fa rimpiangere la fine immatura
e violenta di questo geniale artista, cui non fu pos-
sibile produrre che scarsi lavori, quasi tutti — per
maggior danno — miseramente scomparsi.

Dal contratto tra Bernardo de Lazara ed il pittore
Calzetta risulta che questi aveva assunto di dipingere
la cappella a fresco nel sopracielo coi quattro Evan-
gelisti in campo azzurro con stelle d’oro fino ; che do-
vevano venire analogamente decorati i fogliami di
marmo, le figure scolpite con le loro colonnette, i
capitelli delle quattro colonne grandi, e che nei fron-
tispizi dovevano essere poste «le.arme» dei Lazara
col relativo cimiero. Ora tutto ciò parrebbe indicare
che si trattasse non già di un semplice altare chiamato
impropriamente cappella, ma di una vera cappelletta.

Alla demolizione di cui ci occupiamo, si riferiscono
due parti della M.ca Deputazione della Ven.da Arca
del Santo. 1

La prima, del 16 marzo 1552, dice testualmente:

«Et perchè essendo altrevolte stata destruta la ca-
pella delli nobeli de Lazara opposta all’incontro della
Veneranda Archa, cosa molto disdicevole in detta
chiesa, et poco honorevole, havendo riguardo all’esser
all’impèto di essa veneranda Archa, hanno) determi-
nato restaurar detta capella con quel meglior* modo
et minor spesa parerà a essi R.di padri et magnifici
Deputati, ecc. ».

La seconda, del 2 luglio successivo, è del tenore
seguente :

« Essendo convenuto il mag.c° m. Pietro da Lione
hon.do Cassiero della Ven.da Archa di S.to Antonio da
Padoa per nome suo et delli R.d> et Mag.ci sui collega
con m.° Francesco Millanino speza pietra et maestro
Step [h] ano pitore in far la capella già delli nobd de
Lazara oposta all’incontro della Ven.da Archa secondo
la parte presa tra loro R.di et M.cì Massari sotto di
16 marzo 1552 in Ducati 48 per cadauno a ragione
de L. 6 s. 4 per ducato cioè ducati 48 a m.° Fran-
cesco et ducati 48 a maestro Stephano predetto li

1 Archivio della Veneranda Arca del Santo — Tomo II, fogli
79 e 81.

quali habbino a far il lavoro secondo l’acordo patuito
con il predetto mag.co m. Pietro Cassiero, ecc. ».

Sconosciuto è lo speza pietra P'rancesco Millanino,
che è presumibile sia stato un artista affatto secon-
dario ; mentre non è dubbio che per maestro Stephano
deve intendersi il pittore Stefano dall’Arzare che ap-
punto nel 1552 dipinse per la cappella già de Lazara
un quadro (tuttora esistente al posto dell’antica cap-
pella) nel quale è rappresentata la Resurrezione di
Gesù Cristo, donde l’altare prese allora il nuovo nome.
La cappella restaurata ed il relativo altare, in epoche
più recenti ebbero a loro volta definitivamente a scom-
parire. 1

* *

Assai difficile riescirebbe l’accertare ad opera di
chi e per quale motivo la cappella de Lazara sia stata
distrutta

Tuttavia ove si consideri che nella parte più sopra
trascritta del 16 marzo 1552 si accenna al fatto della
distruzione deplorandolo siccome « molto disdicevole
in detta chiesa et poco honorevole » ; che la demoli-
zione è avvenuta in modo furtivo e clandestino e che
nessun altro cenno ad essa relativo si trova nei libri
delle parli; che dai capitoli di prova di cui il docu-
mento II, ninna accusa appare direttamente rivolta ai
frati ed ai magnifici Deputati della Basilica; che, in-
fine, i muratori ed i falegnami, materiali autori della
demolizione, a (pianto consta dal documento stesso,
se ne scusarono coU’afiermare di « esser sta conduti
a far tale destrucione » ; si potrebbe, forse, congettu-
rare che l’abbattimento della cappella fosse stato com-
piuto improvvisamente — senza che i preposti alla
Ven.da Arca ne avessero avuto sentore e fossero stati
in grado di opporvisi —- ad opera o per istigazione
di qualche potente nemico della famiglia de Lazara.
Ma è questa una semplice ipotesi che non ha dirette
prove a suo sostegno.

* *

Con la distruzione della cappella « del Corpo di
Cristo » fu pure distrutta la tavola dipinta da Pietro
Calzetta?

Secondo il Moschini2 una delle tre opere del Cal-
zetta citate dall’Anonimo Morelliano siccome allora
esistenti in chiesa del Santo, sarebbe quella fatta per
la famiglia de Lazara ed a cui si riferisce l’accordo
17 ottobre 1466; ma in questo egli cadde certo in er-
rore, perchè le tre opere del Calzetta citate dall’Ano-
nimo, sono :

i° parte delle pitture murali eseguite in concorso
del cognato Jacopo Montagnana nella cappella eretta
al Gattamelata, pitture che perirono poi nella rinno-
vazione della cappella, avvenuta nel 1651 per traspor-

^Gonzati, op. cit., tomo I, pag. me 258.

2 Op. cit., pag. 66.
 
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