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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 2
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Ohlsen, F. Y.: I bassorilievi nei sacrofagi in Roma (metá del IV, fine del V secolo): saggio di classificazione cronologica basata sill'analisi tecnica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0120
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P. Y. OHLSEN

E ciò perchè, se ammirevoli erano spesso le ricostruzioni storiche, basate su pazienti
confronti d’autori e di monumenti, se brillanti riuscivano talora le dimostrazioni intorno ai
luoghi rintracciati, rimanevano sempre circoscritte a singoli casi, nè servivano a ritrovare
un mezzo unico per il quale, senza la confessione spontanea de’monumenti stessi o de’luoghi,
si riuscisse a strappare loro il segreto della nascita.

Sicché, per la grandissima maggioranza de’ monumenti, i compilatori di cataloghi e di mo-
nografìe debbono ancora contentarsi di locuzioni, quali: « lavoro tardo », « lavoro decadente »,
« epoca inoltrata », « cristiano », ecc., locuzioni tanto più nebulose, quanto meno s’è fissato mai
nè un qualsiasi termine di paragone stilistico, nè un qualsiasi punto di partenza cronologico.

Per una critica dunque che, basandosi sull’analisi della fattura tecnica e dello stile dei
monumenti, tendesse a disporli in una scala cronologica e a ricostruirne un quadro sinte-
tico dell’epoca, il terreno si poteva dire ancora vergine.

Dietro consiglio del prof. Adolfo Venturi mi accinsi a tentare questo lato del problema.
La tesi di laurea che ne cavai sarà prossimamente pubblicata. Qui mi sia concesso accen-
nare al metodo osservato e ad alcuni risultati ottenuti.

Avrei potuto battere una via molto piana: i pochi capisaldi tradizionali bastavano a
costituire come delle pietre miliari, lungo le quali si poteva far svolgere il cammino pro-
gressivo di tutta la schiera de’ monumenti, disponendone i campioni in uno o in altro inter-
vallo, a seconda della maggiore o minore analogia tecnica e stilistica con questo o quel
termine di paragone. Avrei potuto, insomma, eseguire un’ operazione estensiva (mai com-
piuta) da una dozzina di monumenti datati a tutta la schiera di monumenti databili.

Preferii battere la via più lunga, più nuova, più sicura, senza tener conto delle pietre
miliari poste in altri tempi, da altre mani, con altri criteri.

Senza aver letto troppo antecedentemente, con sufficiente semplicità, mi sono accostato
uno per uno ai sarcofagi e ai frammenti ne’Musei Lateranensi, Vaticani, Capitolini, Kirche-
riano, ne’ cortili dei palazzi, nei chiostri e nei portici delle basiliche, nelle cripte delle

catacombe, ecc_ed ho giiardato, nient’altro che guardato. E mentre guardavo, segnavo :

prima la sagoma esterna del sarcofago : ovale o rettangolare, lungo o alto, piccino o grande ;
poi la composizione: ammassata o rada, confusa o chiara, a sovrapposizione o a juxtapo-
sizione; poi le singole figure: proporzioni (tozze o slanciate) aria del volto (dolce o buffa,
mesta o feroce); poi i panni (a pieghe disposte ragionevolmente o buttate lì a casaccio);
infine gli animali, le piante, i motivi architettonici, gli accessori tutti.

Guardavo com’era trattata la natura delle varie parti cogli strumenti vari: i capelli
spugnosi tormentati dal trapano, oppure stopposi con tanti colpetti romboidali di scalpello,
o l’uno e l’altro insieme ; le pieghe a doppio contorno o a solchi semplici e profondi oppure
segnate a lievi scrisci, rettilinee concorrenti ad angoli acuti o vermiformi a giri concentrici,
continuate o spezzate, ecc. Notai naturalmente anche se la pupilla era indicata o no col
trapano, ma a questa particolarità non credo doversi dare tutta quell’ importanza, quale
dimostrano attribuirle coloro che unica la registrano fra tutte le qualità tecniche d’un lavoro
de’ bassi tempi. La pupilla trapanata compare già molto presto (primi del III secolo pei
lavori più importanti, pei popolari già fine del secolo II) e si mantiene invariata per due
secoli. Non è che una parte organica di quella complessione in cui tutte le parti sono tor-
mentate con tutti gli strumenti e lo stesso trapano ricompare nelle nari, negli angoli della
bocca, negli interstizi delle dita, sull’ombelico, ecc. Nell’occhio è più caratteristica, perchè
più strettamente legata a singoli gruppi di monumenti, l’indicazione dei lacrimatoi o di
ambo le estremità del bulbo mediante buchetti, dell’ iride mediante uno scriscio circolare,
delle palpebre con doppio contorno.

Senza volerlo — naturalmente — dopo aver passato in rassegna un bel numero di
monumenti, incominciò l’osservazione delle analogie.

Per la distribuzione delle parti e per la composizione dei singoli gruppi e pel carattere
delle teste e per l’andamento delle pieghe e per l’esecuzione dei dettagli mediante l’appli-
 
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