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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 2
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Bernardini, Giorgio: La quadreria Sandor Lederer a Buda-Pest
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0135
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LA QUADRERIA SANE OR LEDERER A BUDA-PEST

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dandolo bene vi spunta a poco a poco un non
so che di diverso dalla sua maniera, vi fa difetto
il segno franco, energico del Vicentino. Il colo-
rito è diluito alquanto, al modo del quadro di
Modena sopra indicato, il modellato è piatto.

Così in esso potremo riscontrare qualche
cosa di ciò che afferma il Vasari; vale a dire che
vi erano dei dipinti del Carotto i quali avevano
una certa aria mantegnesca e passavano per
opere del sommo Maestro.

Del resto anche in questo non mancano
traccie dell’arte di Liberale.

Ma dopo questo primo periodo il Proteo
forse subì l’influsso di qualche artefice veneziano,
e allora passando a traverso alcuni gradi, che
io credo possano essere contrasegnati dal quadro
al Museo di Verona n. 325, in cui è ritratta la Ver-
gine col divin Figlio sulle nubi e più in basso
San Giuseppe e la Maddalena, e dall 'Addio di
Gesù alla Madre nella chiesa di San Bernardino
della istessa città (cappella del Crocifisso), si
giunge al dipinto in cui sono effigiati i Tre Arcan-
geli, esposto nel Museo or ora ricordato al n. 343: superba pittura che segna il massimo
sviluppo del Maestro: l’opera più originale che facesse mai. La modellatura delicata, risultante
dal chiaroscuro dolcemente sfumato, i lineamenti gentili, la giovanile vigoria, che l’autore ha
saputo infondervi, danno vita a figure, nobili, elevate: il colorito è in esso di una grande
armonia e di vera semplicità, pur rimanendo di carattere schiettamente veronese.

Le influenze raffaellesche cominciavano a farsi sentire ben prima che Giulio Romano
dipingesse a Mantova; e quindi ne troviamo traccie sempre più determinate nei dipinti del
nostro artefice, finché si trasformò pienamente. Così vediamo che alcune sue opere risentono
la perniciosa influenza di Giulio Pippi, come la Madonna con i due bambini al n.. 114
del Museo veronese, dalle carni bruno-rossastre, con ombre forti, olivastre; ma ve ne sono
anche di quelle, che alle forme piene, ben rilevate da vigoroso chiaroscuro, uniscono il colo-
rito chiaro, vivo, intenso e una grande forza dì espressione ; fra queste ricorderò la grande
pala di altare nella chiesa di San Fermo, che porta la data del 1528, e la bellissima Risur-
rezione di Lazzaro del 1531 nell’Arcivescovado in Verona.

La Madonna del signor Lederer è da assegnare a mio avviso al periodo che intercede
fra il dipinto dei Tre Arcangeli e il pieno sviluppo dello stile raffaellesco, o romano che dir
si voglia. In essa cominciamo a scorgere alcuni accenni alle nuove forme ; basterebbe a con-
vincercene la figura del Divin Figliuolo, di membra grassoccie, con le guancie piene, la fronte
alta, squadrata, i capelli a riccioli ben delineati 1’ uno dall’altro e la sua positura, come si
può rilevare dalla riproduzione, senza che mi dilunghi di più. Anche il motivo fondamen-
tale gentilissimo del garofano, che egli sembra prendere dalla mano della Madre, arieggia
a qualche reminiscenza raffaellesca. D’altra parte siamo ancora lontani dal rilievo, dalle
forme sviluppate in tutta la loro pienezza, che riscontriamo nell’ultimo periodo dell’arte sua ;
e specialmente nella figura della Madonna, vi è ancora qualche cosa di tenue, di gentile ; i
contorni mancano di quella determinatezza che riscontriamo ne’ seguaci di Raffaello, il mo-
dellato è ancora assai delicato; ma l’espressione ci appare dolcissima, soave. Le istesse pieghe
dei panni, in cui riscontriamo certo modo a lui peculiare, non hanno ancora raggiunto il
pieno assetto della nuova evoluzione.

La Vergine col Bambino

L'Arte. IX, 13.
 
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