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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 2
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0166
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MISCELLANEA

i 2 7

Museo di Berlino appartengono probabilmente all’al-
tare pisano. Oltre lo stile che ci costringe di attri-
buirle allo stesso periodo dell’attività dell’artista anche
i Santi Carmelitani hanno il loro posto naturale in
una chiesa dell’ordine. Questi piccoli Santi sedevano
originariamente senza dubbio con altri perduti nella
cornice dell’altar pisano. S’ignora la sorte delle tavole
restanti; speriamo però che col tempo qua o là qualche
altro frammento inaspettatamente tornerà in luce come
il Crocifisso a Napoli.

L’altar pisano, conservando ancora la vecchia forma
del polittico gotico nel suo insieme, rappresenta la

fatta da fra’ Melano suddetto verso Cavalcanti di Pa-
ganello. La pergamena è nell’archivio di Stato di Siena,
è ci è stata esibita dalla gentilezza del comm. Lisini,
benemerito direttore di quell’istituto. Presente all’atto
era maestro Niccolò d’Apulia. Si legge difatti: « Actum
« senis in domo ipsius coram fratre Bartholomeo con-
ci verso ordinis cistercensis hugolino quondam Rodulfi
« notario et magistro Nichola de Apulia testibus
« presentibus et rogatis ». A ninno può sfuggire l’im-
portanza del documento che risolve alcune questioni
ad un tempo: prima, sulla dimora di Niccolò d’Apulia
a Siena nell’anno 1266, chè si suppose l’artista infe-


S. Paolo
Pisa

S

cm. 30

il Crocifisso
Napoli

g

cm. 63

S. Andrea
Vienna 10
0

cm 30


cm. 30

cm. 30

cm. 61



S. Pietro

S. Gio. Battista

Adorazione de’ Magi



Berlino

Berlino

Berlino



Fig. 3 — Ricostruzione dell’altare di Masaccio nel Carmine a Pisa

penultima fase del genio di Masaccio. Dopo questo,
dipingendo nella cappella Brancacci la cacciata dal
Paradiso, il Cristo della moneta, a Santa Maria No-
vella la Trinità sublime coi donatori, ascende all’apogeo
della sua arte inaugurando lo stile che fino ai giorni
di Michelangelo e di Raffaello rimase in vigore.

W. Suida.

Un secondo documento relativo a Niccolò
d’Apulia. — Il primo è il documento pubblicato dal
Rumohr relativo all’intimazione fatta da frate Melano,
operaio del duomo di Siena, a maestro Niccolò,
perchè facesse venire immediatamente a Siena per
lavorare, nel pulpito del duomo, Arnolfo suo di-
scepolo, come già egli aveva promesso. Quel docu-
mento, che dette luogo a tante controversie, porta la
data CCLX VI, indictione VIIII, die V idus mali, cioè
dell’i 1 di maggio 1266. Nello stesso giorno, Ugo del
fu Ciano notaio, rogava un altro atto relativo a una
confessione di debito di cento lire di denari senesi,

dele ai patti conchiusi nell’anno precedente, assente
da quella città, non intento ai lavori del pulpito; se-
conda, sull’apposizione del de Apulia, che si credette
dagl’interpreti del primo documento, in cui è scritto
Nìcholaus Petri de Apulia, messa al nome paterno e
non a quello di Nicola. Qui egli si presenta, e si chiama,
proprio nella sede dell’opera del duomo senese, sem-
plicemente cosi: Nichola de Apulia.

E questo fia suggel ch’ogni uomo sganni!

Adolfo Venturi.

Un ritratto delia Galleria nazionale di Roma.

— Il ritratto che pubblico qui accanto è certamente
fra le opere più belle di questo genere di pittura, che
si conservano nella Galleria nazionale d’arte antica di
Roma. Dipinto con tocco franco e spigliato, disegnato
con sicurezza e modellato alla perfezione, piace spe-
cialmente per la naturalezza della rappresentazione ;
che dà viva ed intera l’immagine del vero. Vi è raf-
figurato un uomo sulla metà della quarantina, d’aspetto
 
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