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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 2
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0169
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130

MISCELLANEA

nobile. Il viso ben formato, dai lineamenti sottili, la
bella bocca, gli occhi sereni, la fronte alta ed aperta
compongono l’immagine di uomo vivacemente intel-
ligente.

Forse quest’aspetto dell’anonimo personaggio creò
al quadro la curiosa denominazione, tirata fuori chi
sa come, d’essere ritratto del maestro di musica di
Enrico IV, re di Francia. A chi balzò mai pel capo
questo curioso titolo anonimo? Non certo ad un esperto
di storia del costume, perchè l’abito nero, la bella
cravatta bianca a merletti ed i lunghi capelli ci con-
ducono ben lontano dal Bearnese, ai tempi di Luigi XIV.

Il ritratto, attribuito prima al Van Dyck, fu poi da
Adolfo Venturi detto opera italiana del secolo XVII.
Ed è appunto all’ Italia e ad un maestro della seconda
metà del Seicento che esso deve attribuirsi.

Il quadro n. 426-A del Museo Federico di Berlino,1
opera di Carlo Maratta, il quale nel verso della tela
ha segnato l’età di anni ventiquattro del personaggio
rappresentato, le sue sigle C. M. F., uguali a quelle
poste su tante incisioni e su quadri, la data i66j e
l'indicazione del luogo: Roma, mi ha servito a tro-
vare l’autore del ritratto della Galleria nazionale di
Roma.

La fattura è la stessa nei due dipinti, uguale è l’im-
pasto dei colori ed identici sono certi piccoli tocchi
caratteristici e personali, come le leggere pennellate
rosse sulle labbra e sulle palpebre. Con uguale sa-
pienza e cogli stessi mezzi è rappresentata, sotto alla
pelle la struttura ossea del cranio; uguale è il modo
di dipingere i capelli. Il disegno, la tecnica pittorica,
la distribuzione di luce e di ombra tutto ci rivela la
stessa mano.

Messo sulla via ho poi trovato in altre opere di
Carlo Maratta le stesse qualità dei ritratti di Berlino
e di Roma. Nella stessa Galleria nazionale, nel grande
quadro ovale della Vergine col Bambino fra gli an-
gioli, si riscontrano uguali caratteristiche di stile e di
tecnica, specialmente nella rappresentazione delle carni
e dei capelli. Si osservi, nel quadro che ho citato ora,
il bellissimo angiolo di sinistra, coi leggeri capelli
biondi e si vedrà che chi ha dipinto il volto austero
del ritratto virile, ha con grazia squisita tracciato il
soavissimo volto angelico. Nel gran quadro di San
Carlo al Corso, nella Visitazione di Santa Maria della
Pace, nel quadro della cappella Altieri a Santa Maria
della Vittoria dipinto per Clemente X, dapertutto nelle
maggiori opere di Carlo Maratta si trovano le carat-
teristiche osservate nel ritratto di Palazzo Corsini.

Ricerche accurate ci porteranno senza dubbio ad
assegnare in seguito a lui altri ritratti, sparsi in gal-
lerie nostrane e straniere, che ora vanno sotto altri
nomi, più pomposi e specialmente meglio sonanti alle

1 Beschreibendes Verzeìchnis der Gemàlde im Kaiser Friedrìch-
Museum. Berlin, G. Reimer, 1905, pag. 224.

orecchie degli storici dell’arte che non quello di Car-
iuccio delle Madonne.

Lione Pascoli,1 contemporaneo del Maratta, ci rac-
conta che i ritratti che il maestro dipingeva, erano
grandemente ricercati e che egli ne faceva molti per
« cavalieri di Roma, molti per diversi personaggi e por-
porati, che giornalmente l’andavano a ricercare ». Fra
i ritratti fatti dal pittore cita quello di papa Cle-
mente XI. Senza dubbio sarebbe interessante fare ri-
cerche per comporre sicuramente l’opera di questo
maestro, ingiustamente trascurato e da alcuni biografi
addirittura svillaneggiato. 2 3 Egli in tempi di grande
decadenza, benché non riuscisse sempre a liberarsi
dai difetti comuni, ha molto spesso saputo fare vera e
sincera opera d’arte. Certamente il ritratto della Gal-
leria nazionale di Roma è da porsi fra le sue cose
migliori e deve essere stato dipinto, come il quadro
di Berlino intorno al 1660, quando il maestro si tro-
vava nel fiore degli anni e dell’attività.

Federico Hermanin.

Sarcofagi asiatici. — Nell’ ultimo fascicolo del
Nuovo Bullettino dì Archeologia cristiana, ho studiato
a lungo la questione dei cosi detti sarcofagi asiatici. 5
Si tratta di alcuni sarcofagi che vanno dal ir al iv se-
colo e presentano un motivo di ornamentazione del
tutto diverso da quelli comuni: sulla colonna scana-
lata di ordine corinzio posa un capitello a volute e
tra esso e il frontone sta un corpo intermedio, una
imposta a profilo convesso, divisa in due registri
che hanno rispettivamente per motivo centrale, il
superiore un ovolo e 1’ inferiore un ornamento tri-
dentato ; di più regolarmente le foglie e gli acanti
che riempiono il capitello e le cornici sono eseguiti
col trapano. Ora lo Strzygowski, 4 basandosi su molti
argomenti che qui non ripeterò, principale quello
che gran numero di tali sarcofagi fu trovato nel-
l’Asia Minore, ha sostenuto che la forma ornamen-
tale cosi caratteristica, è propria di quella regione. Le
ragioni che possono addursi prò e contro la teoria
dello Strzygowski, ho esposte ampiamente nel lavoro
citato, in cui venivo alla conclusione che se era legit-
timo ritenere che i sarcofagi appartengano al mondo
artistico orientale, era però troppo ardito il limitarli
esclusivamente all’Asia Minore.

Ripiglio oggi l’argomento per illustrare due nuovi
sarcofagi del tipo descritto, che mi è avvenuto di

1 Lione Pasqui, Vite de’ pittori, scultori ed architetti moderni,
Roma, A. De Rossi, 1730, pag. 134.

2 Mons. Bottari nella Raccolta di lettere sulla pittura, scultura
ed architettura, Roma, M. Pagliarini, 1674, voi. IV, pag. 26, dice
di lui : « Maratta ruba da tutti ». Il ritratto che pubblico mostra
quanto sia erronea questa affermazione.

3 A. Munoz, Sarcofagi asiatici? Ricerche nel campo della scul-
tura orientale dei bassi tempi, in Nuovo Bullettino di Archeologia
cristiana, 1905, pag. 76-102.

4 Orient oder Rom, pag. 40.
 
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