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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0342
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MISCELLANEA

301

alle quali sta quel corpo geometrico inclinato che pare
un palo, ma in cui dopo lunga osservazione sul quadro,
io, forse trascinato dal desiderio di spiegare, ho cre-
duto di poter intravedere una porta aperta.

Se cosi fosse sarebbe spiegato anche l’atteggiamento
di Elena, rappresentata proprio nel momento in cui
limino pandit.

Tornando alle tre figure umane della metà sinistra
del bassorilievo, io suppongo che l’averle abbozzate
appena e l’averle nascoste in parte dietro il cavallo
e il cespuglio del paesaggio indichi che esse rappre-
sentano una scena di importanza non primaria, nel
racconto delle sventure che apportò la decisione di
Elena, quando cedette alle seduzioni di Venere.

Queste tre figure mi paiono collocate tutte e tre
al di là del cavallo sopra uno stesso piano verticale.
La prima a destra, nascosta in gran parte dal cespuglio,
di profilo, volta verso sinistra, si capisce che si slancia

In questa scena io ho pensato che sia rappresen-
tato il pericolo corso da Paride, quando accettò il
duello con Menelao per definire la lite di Elena e dei
suoi tesori {II., Ili, 397-381):

Allor di porlo a morte
Risoluto l’Atride, alto con l’asta
Di nuovo Tassali. Di nuovo accorsa
Lo scampò Citerea, che agevolmente
Il potè come Diva: lo ravvolse
Di molta nebbia.

(Monti, //., Ili, 497 e seg.).

La figura femminile sarebbe Venere, nell’atto ap-
punto che protegge Paride dall’ira di Menelao sten-
dendo fra questi e il suo protetto il proprio manto, che
nella rappresentazione grafica può tradurre la « molta
nebbia » della poesia. Paride sarebbe nell’atteggia-
mento d’essere sollevato da terra e trasportato nelle
sue sedi.

Tiziano: Venere ed Elena (?) (particolare).
Roma, R. Galleria Borghese.

in avanti, allungando innanzi a sè il braccio sinistro
e stendendo indietro verso l’alto il destro; essa ap-
pare in atto di rincorrere la figura che segue. Questa,
anch’essa col corpo di profilo e molto inclinato da
sinistra a destra, si mostra soltanto nella parte supe-
riore sporgente sopra la linea del dorso del cavallo.
Ha il viso rivolto allo spettatore e il braccio sinistro
alzato davanti al viso. Oltre avere il corpo molto in-
clinato in avanti, i suoi piedi non giacciono sul piano
delle altre figure, poiché, invece di apparire sotto la
linea del ventre del cavallo, restano nascosti dal corpo
di esso. Fra questo giovane e la prima figura svolazza
un manto da sinistra a destra, partendo dalla nuca
del giovane. Questo drappo pare tenuto dal braccio
teso dell’ultima figura a sinistra, la quale non si vede
intera, ma lascia scorgere tanto di sè che mi sembra
si possa determinare essere di sesso femminile. Ella
è ritta, leggermente curvata verso le altre due, a cui
volge lo sguardo e alla cui azione partecipa col braccio
teso, forse per reggere il drappo.

Così interpretate molte parti del quadro, non sono
però spiegati tutti i particolari, poiché rimane sempre
da vedere che cosa rappresenti quel vaso che giace
sull’orlo della vasca, proprio sull’asse della bocca di
emissione, ossia nel mezzo fra le due donne e, molto
più importante, che cosa rappresenti quella massa bian-
castra, che, nel bassorilievo, sotto il vaso, fa pendant
allo stemma. Io non ho saputo vedere in essa che
una cosa piuttosto strana, un sacco carico fino a metà
di roba molto greve, col collo attorcigliato e attaccato
al sarcofago dietro un ornato dello stemma. Probabil-
mente avrà relazione con esso.

Anche lo stemma è stato da me riscontrato con
quello già citato dal Vichi e riprodotto dallo Gnoli
nel suo articolo; si trova nella biblioteca Vittorio Ema-
nuele di Roma in un libro manoscritto di stemmi del
secolo xvni e porta la seguente segnatura: «Fondo
Vitt. Em. 326 »; ma non posso aggiungere nulla a quel
magro Aurelio, che vi sta scritto sopra.

E anche se con la presente interpretazione, il quadro
 
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