OPERE DEI VASSALLETTI MARMORARI ROMANI
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raffronti solo in quella scultura del Mezzogiorno d'Italia sotto Federico II che il Venturi
ha recentemente posto in luce.
Del chiostro di San Giovanni, punto di partenza di queste ricerche, i dati di documen-
tazione ci danno, oltre al nome degli artefici, 1 anche una data forse prossima al termine
del lavoro: quella del 1230 in cui il cardinale Guala de’ Bicchieri lasciò ad opus claustri
Laterani una cospiqua somma2 tale da assicurarne il completamento; sicché possiamo ritenere
non improbabile che questo sia avvenuto non molto dopo, forse intorno al 1232. Certo il
chiostro era terminato nel 1236, anno indicato neWactum di un istromento ivi stipulato.3
Ma solo l’esame stilistico può permettere qualche congettura circa la data d’inizio dell’opera,
circa la parte che ad essa ebbero il padre (che è da ritenere sia morto durante il lavoro)
ed il figlio.
In tutto il lato nord del chiostro e nel tratto del lato est a questo adiacente appare,
non soltanto una maggiore ricchezza ed importanza di lavoro — come quasi sempre avveniva
nei lati dei chiostri prossimi alla chiesa — ma anche, almeno in parte, un tipo artistico
diverso e più primitivo. Le basi delle colonne sono quasi tutte di tipo attico doppio, mentre
che negli altri lati son semplici; tra esse stanno accoccolati sfingi o leoni che mancano
altrove ; i capitelli hanno motivi svariatissimi, taluni inspirati al corinzio ed al composito
classico, altri con composizioni figurate, con aquile, geni che portano festoni, diavoli e
mostri ; sono ideati ed eseguiti uno per uno coscienziosamente ma anche rozzamente, con
intaglio non vivo ma tondo, con sentimento d’ornato pieno ed inspirato al classico ; laddove
nel resto del chiostro i capitelli, quasi tutti uguali, hanno forma svasata e si rivestono di
quattro foglie che terminano aguzze a sorreggere le piccole volute d’angolo e sono intagliate
con tecnica abile e rapida, con spigoli vivi. Solo le colonnine che fiancheggiano l’apertura
centrale nei lati est ed ovest hanno notevoli affinità con quelle del lato nord.
Quanto a tutta la zona superiore agli archivolti, a cominciare dalle decorazioni nei
triangoli mistilinei, fino alla magnifica gola terminale, sparisce ogni differenza di concetto
ornamentale, ma permane qualche differenza di esecuzione. Tutto l’ornato nel lato nord e
nei tratti ad esso prossimi è in essa zona più forte e più rilevato ; diviene più molle, ma
anche più elegante, procedendo verso il lato sud, che certo è stato l’ultimo, ed ivi nel
marmo son rimasti non più i vivi segni dello scalpello, ma i buchi del trapano.
Tre stadi di esecuzione possono quindi a grandi linee stabilirsi: il primo, sotto l’influenza
di Vassalletto padre, in cui si eseguì il zoccolo del chiostro e si elevò il lato nord ed una
parte del lato est fino agli archetti, e forse anche si prepararono talune delle colonnine
degli altri lati; un secondo in cui tutta la parte superiore si cominciò ad eseguire, a prin-
cipiare sempre dal lato nord, sotto l’influenza preponderante di Vassalletto figlio; il terzo
in cui questo venne man mano terminando il lavoro con minor accuratezza di quella dimo-
strata in principio, ma anche con abilità maggiore. Al primo di questo periodo si riferi-
scono dunque le colonnine rappresentate nella fig. 1, dal lato est presso l’angolo nord-est;
all’ultimo la parte del chiostro riprodotta nella fig. 5, cioè l’angolo sud-est. 4
Che altri artisti secondari abbiano preso parte al lavoro non è dubbio, e in qualche
punto appare traccia delle loro influenze estranee. Così un capitello del lato est ha tutte
1 La ben nota iscrizione incisa nel lato sud del
chiostro è la seguente :
f NOBILIT. DOCT HAC VASSALLECTUS I ARTE CV
PATRE CEPIT OPVS QD SOL PERFICIT IPE.
Nulla invece ci dice l’iscrizione metrica in musaico
sullo stesso lato Sud, riportata e completata nel Ro-
hault de Fleury, le Latran au Rìoyen Age, Paris, 1888.
2 Vedi l’articolo del Frothingam in Bullettino
d'Arch. cristiana. (Anno 1892, pag. 145. Il testamento
porta la data del 1227, ma le sue disposizioni dovet-
tero aver vigore dopo il 1230, data della morte del
cardinale.
3 1236 «in claustri veteri Laterani ecclesie », Gal-
letti, Cod. Vat. 8034, f. 126; altri consimili negli
anni 1238, 1239, 1250, id. id. a f. 118, 119, 151.
4 Nell’angolo si vede una specie di vaschetta con
quattro sporgenze, che forse è la tazza, appena ab-
bozzata, di una fonte del tipo di quella del chiostro
di Monreale.
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raffronti solo in quella scultura del Mezzogiorno d'Italia sotto Federico II che il Venturi
ha recentemente posto in luce.
Del chiostro di San Giovanni, punto di partenza di queste ricerche, i dati di documen-
tazione ci danno, oltre al nome degli artefici, 1 anche una data forse prossima al termine
del lavoro: quella del 1230 in cui il cardinale Guala de’ Bicchieri lasciò ad opus claustri
Laterani una cospiqua somma2 tale da assicurarne il completamento; sicché possiamo ritenere
non improbabile che questo sia avvenuto non molto dopo, forse intorno al 1232. Certo il
chiostro era terminato nel 1236, anno indicato neWactum di un istromento ivi stipulato.3
Ma solo l’esame stilistico può permettere qualche congettura circa la data d’inizio dell’opera,
circa la parte che ad essa ebbero il padre (che è da ritenere sia morto durante il lavoro)
ed il figlio.
In tutto il lato nord del chiostro e nel tratto del lato est a questo adiacente appare,
non soltanto una maggiore ricchezza ed importanza di lavoro — come quasi sempre avveniva
nei lati dei chiostri prossimi alla chiesa — ma anche, almeno in parte, un tipo artistico
diverso e più primitivo. Le basi delle colonne sono quasi tutte di tipo attico doppio, mentre
che negli altri lati son semplici; tra esse stanno accoccolati sfingi o leoni che mancano
altrove ; i capitelli hanno motivi svariatissimi, taluni inspirati al corinzio ed al composito
classico, altri con composizioni figurate, con aquile, geni che portano festoni, diavoli e
mostri ; sono ideati ed eseguiti uno per uno coscienziosamente ma anche rozzamente, con
intaglio non vivo ma tondo, con sentimento d’ornato pieno ed inspirato al classico ; laddove
nel resto del chiostro i capitelli, quasi tutti uguali, hanno forma svasata e si rivestono di
quattro foglie che terminano aguzze a sorreggere le piccole volute d’angolo e sono intagliate
con tecnica abile e rapida, con spigoli vivi. Solo le colonnine che fiancheggiano l’apertura
centrale nei lati est ed ovest hanno notevoli affinità con quelle del lato nord.
Quanto a tutta la zona superiore agli archivolti, a cominciare dalle decorazioni nei
triangoli mistilinei, fino alla magnifica gola terminale, sparisce ogni differenza di concetto
ornamentale, ma permane qualche differenza di esecuzione. Tutto l’ornato nel lato nord e
nei tratti ad esso prossimi è in essa zona più forte e più rilevato ; diviene più molle, ma
anche più elegante, procedendo verso il lato sud, che certo è stato l’ultimo, ed ivi nel
marmo son rimasti non più i vivi segni dello scalpello, ma i buchi del trapano.
Tre stadi di esecuzione possono quindi a grandi linee stabilirsi: il primo, sotto l’influenza
di Vassalletto padre, in cui si eseguì il zoccolo del chiostro e si elevò il lato nord ed una
parte del lato est fino agli archetti, e forse anche si prepararono talune delle colonnine
degli altri lati; un secondo in cui tutta la parte superiore si cominciò ad eseguire, a prin-
cipiare sempre dal lato nord, sotto l’influenza preponderante di Vassalletto figlio; il terzo
in cui questo venne man mano terminando il lavoro con minor accuratezza di quella dimo-
strata in principio, ma anche con abilità maggiore. Al primo di questo periodo si riferi-
scono dunque le colonnine rappresentate nella fig. 1, dal lato est presso l’angolo nord-est;
all’ultimo la parte del chiostro riprodotta nella fig. 5, cioè l’angolo sud-est. 4
Che altri artisti secondari abbiano preso parte al lavoro non è dubbio, e in qualche
punto appare traccia delle loro influenze estranee. Così un capitello del lato est ha tutte
1 La ben nota iscrizione incisa nel lato sud del
chiostro è la seguente :
f NOBILIT. DOCT HAC VASSALLECTUS I ARTE CV
PATRE CEPIT OPVS QD SOL PERFICIT IPE.
Nulla invece ci dice l’iscrizione metrica in musaico
sullo stesso lato Sud, riportata e completata nel Ro-
hault de Fleury, le Latran au Rìoyen Age, Paris, 1888.
2 Vedi l’articolo del Frothingam in Bullettino
d'Arch. cristiana. (Anno 1892, pag. 145. Il testamento
porta la data del 1227, ma le sue disposizioni dovet-
tero aver vigore dopo il 1230, data della morte del
cardinale.
3 1236 «in claustri veteri Laterani ecclesie », Gal-
letti, Cod. Vat. 8034, f. 126; altri consimili negli
anni 1238, 1239, 1250, id. id. a f. 118, 119, 151.
4 Nell’angolo si vede una specie di vaschetta con
quattro sporgenze, che forse è la tazza, appena ab-
bozzata, di una fonte del tipo di quella del chiostro
di Monreale.