OPERE DEI VASSALLETTI MARMORARI ROMANI
'arte dei marmorari romani dei secoli XII e XIII, così
interessante pei rapporti che la uniscono con P antica
tradizione ed insieme per la viva originalità della forma
e dell’ornato, se è stata sinora oggetto di accurate ri-
cerche sulle iscrizioni ed anche sui dati d’archivio, può
dirsi invece dal punto di vista stilistico un campo an-
cora, se non proprio inesplorato, almeno non certo rego-
larmente ed analiticamente percorso. Ed il presente
studio, circoscritto ora ad una delle più importanti fa-
miglie di quel periodo, la famiglia dei Vassalletti, è
quindi un primo modesto saggio dei risultati a cui,
mediante l’esame comparato degli elementi delle forme
artistiche innestato ai dati di documentazione, può in
esso giungersi per la determinazione di opere, di scuole
e di artefici.
Le opere sinora note appartenenti alla famiglia dei Vassalletti — non tenendo per ora
conto di quelle non più esistenti di cui si ha soltanto notizia — sono : il candelabro pasquale
di San Paolo, eseguito da Pietro Vassalletto con Nicola d’Angelo ; il chiostro di San Gio-
vanni in Laterano ; i plutei (ora ricuperati) della chiusura presbiteriale di San Saba ; il
piccolo tabernacolo in San Francesco in Viterbo ; ed infine la cattedra ed il candelabro
nella cattedrale di Anagni; e per tutte quante è il marmo stesso che con le vanitose epi-
grafi in esso incise ci ha sicuramente indicato il nome dell’autore o degli autori.
Tra queste opere il chiostro lateranense non solo rappresenta il vero capolavoro della
famiglia, ma per altezza di arte, per genialità cl’ ispirazione, per finitezza di tecnica non
trova nulla che possa starvi a fronte nella produzione dei marmorari romani del Duecento ;
se non forse il portico del duomo di Civita Castellana in cui Jacopo e Cosma, i. due più
illustri artefici della famiglia di Tebaldo (la prima delle due famiglie dei « Cosmati »), pre-
corsero le forme architettoniche del Rinascimento. Non soltanto è il bel chiostro un’opera
decorativa di prim’ordine, una magnifica fiorita di marmi e di musaici; ma rivela altresì
un finissimo senso architettonico nella sapiente distribuzione degli ornati, nell’armonia dei
colori e più che tutto nell’equilibrio delle masse che appunto mediante gli effetti cromatici
è audacemente raggiunto ; ed anche per la scultura figurativa mostra una forza d’arte ed
un’abilità straordinarie per il principio del Duecento. Certo le figure umane intiere che
appaiono negli svariati bassorilievi dei triangoli mistilinei sugli archivolti sono ancora rozze
e sproporzionate ; ma invece le forme vegetali e le figure di animali, orsi, scimmie, leoni,
rane ecc., sono studiate con grande verità e sicurezza; e specialmente le teste umane, le
maschere scolpite nella cimasa, son modellate in modo così vivo e robusto da poter trovare
'arte dei marmorari romani dei secoli XII e XIII, così
interessante pei rapporti che la uniscono con P antica
tradizione ed insieme per la viva originalità della forma
e dell’ornato, se è stata sinora oggetto di accurate ri-
cerche sulle iscrizioni ed anche sui dati d’archivio, può
dirsi invece dal punto di vista stilistico un campo an-
cora, se non proprio inesplorato, almeno non certo rego-
larmente ed analiticamente percorso. Ed il presente
studio, circoscritto ora ad una delle più importanti fa-
miglie di quel periodo, la famiglia dei Vassalletti, è
quindi un primo modesto saggio dei risultati a cui,
mediante l’esame comparato degli elementi delle forme
artistiche innestato ai dati di documentazione, può in
esso giungersi per la determinazione di opere, di scuole
e di artefici.
Le opere sinora note appartenenti alla famiglia dei Vassalletti — non tenendo per ora
conto di quelle non più esistenti di cui si ha soltanto notizia — sono : il candelabro pasquale
di San Paolo, eseguito da Pietro Vassalletto con Nicola d’Angelo ; il chiostro di San Gio-
vanni in Laterano ; i plutei (ora ricuperati) della chiusura presbiteriale di San Saba ; il
piccolo tabernacolo in San Francesco in Viterbo ; ed infine la cattedra ed il candelabro
nella cattedrale di Anagni; e per tutte quante è il marmo stesso che con le vanitose epi-
grafi in esso incise ci ha sicuramente indicato il nome dell’autore o degli autori.
Tra queste opere il chiostro lateranense non solo rappresenta il vero capolavoro della
famiglia, ma per altezza di arte, per genialità cl’ ispirazione, per finitezza di tecnica non
trova nulla che possa starvi a fronte nella produzione dei marmorari romani del Duecento ;
se non forse il portico del duomo di Civita Castellana in cui Jacopo e Cosma, i. due più
illustri artefici della famiglia di Tebaldo (la prima delle due famiglie dei « Cosmati »), pre-
corsero le forme architettoniche del Rinascimento. Non soltanto è il bel chiostro un’opera
decorativa di prim’ordine, una magnifica fiorita di marmi e di musaici; ma rivela altresì
un finissimo senso architettonico nella sapiente distribuzione degli ornati, nell’armonia dei
colori e più che tutto nell’equilibrio delle masse che appunto mediante gli effetti cromatici
è audacemente raggiunto ; ed anche per la scultura figurativa mostra una forza d’arte ed
un’abilità straordinarie per il principio del Duecento. Certo le figure umane intiere che
appaiono negli svariati bassorilievi dei triangoli mistilinei sugli archivolti sono ancora rozze
e sproporzionate ; ma invece le forme vegetali e le figure di animali, orsi, scimmie, leoni,
rane ecc., sono studiate con grande verità e sicurezza; e specialmente le teste umane, le
maschere scolpite nella cimasa, son modellate in modo così vivo e robusto da poter trovare