Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

DOI Heft:
Fasc. 5
DOI Artikel:
Venturi, Lionello: Studii Antonelliani
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0493

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
STUDII ANTONELLIANI

RECENTI biografi di Antonello da Messina1 hanno par-
lato dell’Ecce Homo che nel secolo xvil Vincenzo Auria
aveva veduto presso Don Giulio Agliata in Palermo, e
in cui aveva letto : Antoriellus de Messina me fedi 14J0.
Dopo, si perdettero le tracce del quadro, e rimasero infrut-
tuose le ricerche di Lazzaro di Giovanni nel 1818. Il
quadro era passato nella raccolta del principe di Tarsia
e in quella del duca di Grasso, poi nella famiglia Lazzari
di Napoli, presso un componente della quale, Don Dio-
nisio Lazzari, esso fu visto e disegnato dal Cavalcasene2
(fig. 1). Il quale nella sua storia citò il quadro come
appartenente al signor Zir di Napoli, presso cui ebbe oc-
casione di vederlo anche il Morelli. Dopo ciò, nuli’ altro
vociferava che fosse stato venduto a Parigi.3 In questa
città appunto, nella collezione del barone Schickler, esiste un Ecce Homo (v. tav.) che, per
la sua identità con il disegno del Cavalcasene, si deve ritenere quello veduto a casa Zir.
Il cartellino letto chiaramente con la data del 1470 dall’Auria nel secolo XVII è oggi
confuso. Il Cavalcasene lo trascrisse così: « 147. | Antonellus Messanus | me».

Io sono riuscito a leggere soltanto : Antonellus messemeli. Il fondo è, come di solito,
nero. Le carni sono molto arrossate nel volto, il quale rotondeggia per gradi di ombre
rossastre. Ora dunque sono tre i tipi conosciuti di Ecce Homo che Antonello immaginò :
i° legato alla colonna, di cui l’originale è perduto, ma si conservano tre repliche:
una di un seguace che ha firmato col nome del maestro nella Galleria di Venezia, una di
Andrea Solario nella galleria Cook a Richmond, una di Pietro da Messina nella galleria
di Budapest; un altro di grande bellezza d’espressione, con carni molto annerite, forse di
un imitatore lombardo, negli appartamenti privati di S. M. il Re d’Inghilterra (Londra,
Buckingham Palace) ;

20 incoronato di spine, col capo leggermente piegato a sinistra, di cui l’originale si con-
serva nella Galleria di Piacenza ; una replica indebolita, addolcita, con sentimentalismo melenso,
forse lombardesca, nel palazzo Spinola di Genova; un’altra nel Museo Civico di Novara;4

si è saputo di esso, se non che si

1 La Corte Cailler, Antonello da Messina, in
Archivio Storico Messinese, IV (1903), pag. 363; Di
Marzo, Di Antonello da Messina e dei suoi congiunti.
Documenti per servire alla storia di Sicilia pubblicati
a cura della Società siciliana per la storia patria, vo-
lume IX, serie IV, Palermo, 1903, pag. 41-42.

2 I manoscritti del Cavalcasene, lasciati alla Bi-

blioteca Marciana, sono per esser riordinati dal dot-

tor Fogolari, alla liberalità del quale debbo di averli
potuti studiare. Anche le notizie dei passaggi del
quadro sono tratte dal manoscritto del Cavalcasene ,
che forse le ebbe dal Don Lazzari in persona.

5 La Corte Cailler, op. cit.

4 Citata dal Brunelli in L’Arte, XI (1908), pag. 224-
La posizione della testa in questa replica è quella del
Cristo di Piacenza e non della collezione Schickler.
 
Annotationen