Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

DOI Heft:
Fasc. 2
DOI Artikel:
Giordani, Paolo: Baccio Pontelli a Roma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0140

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
BACCIO PONTELLI A ROMA

otto Sisto IV l’arte a Roma assunse caratteri tutti suoi
propri ; la scultura, apprendendo le dolci forme impor-
tate dai toscani e temprandosi all’imitazione dell’antico,
con una fisionomia giustamente eclettica, operava da sè,
abbelliva chiese e mausolei e trovava proseliti e lavori
anche in altre parti d’Italia. La città frattanto trovava,
mercè l’ardore e l’attività del papa, una forma moderna,
chè, fino a quel tempo, era stata una delle più inabita-
bili; le sue vie non erano quasi affatto lastricate e spesso
si stringevano, come almeno si rileva da alcune piante,
in modo tale che a mala pena due uomini a cavallo pote-
vano trovarvi accesso; fabbriche sporgenti, con portici
e balconi di legno, senza ordine e senza metodo architet-
tonico, le ingombravano, tanto che il re Ferrante, quando nell’anno 1475 venne a Ronja,
consigliò Sisto di riparare a tutto quell’affastellamento disordinato di edifici, se non altro
per ragioni strategiche.1 E il papa ascoltò la voce del coronato e incominciò a far selciare
di mattoni le vie maggiori1 2 e creò inoltre un magistrato edilizio, che, dipendente dall’Estou-
teville, cardinale camerlengo, aveva potere di espropriare case e di abbattere per quanto
lo avesse richiesto l’ampliamento delle strade. S’incominciò nel gennaio 1480 a demolire le
botteghe degli armaiuoli che erano disposte sul ponte Sant’Angelo e, per infondere lena
maggiore ad edificare, Sisto IV decretò che tutti coloro che avessero costruito case nella
città e nel distretto urbano, le avrebbero possedute di proprio.* Molti cardinali e parecchi
romani assecondarono il volere del papa e si fabbricò con tanto fervore, in modo che la
città assunse quasi una forma nuova.

La tradizione, che si fonda in gran parte su quanto in proposito scrisse il Vasari, ascrive,
si può dire, ogni costruzione del tempo di Sisto a Baccio Pontelli.

Nessuno mai ha ricercato, analizzando gli edifici romani di questa età, confrontandoli
ad altri, se realmente l’attribuzione, formale sempre, del Vasari, fosse da accettarsi senza
riserva. E sembrato finora che l’architettura a Roma abbia prodotto in quest’epoca niente
di proprio, si sapeva bene che la città era una meta a cui aspiravano tutti, massime gli
artisti, che credevano di trovare nei papi, mecenati pronti ad utilizzare il loro talento. E pure
non fu così.

1 Infessura, pag. 1x45. Le sporgenze di fabbriche
si chiamavano « porticali » e « magnani ». Vedi Gre-
gorovius, IV, 326.

2 Urbem Romani guam Augustus e latericia mar-
moream, Sixtus e luteo latericiam fecit. (Aegidius

Viterie , Histor. XX Saecul., 312). Rarth. Senarega,
De reb. Genuens; Muratori, XXII, 532; Cor.19, 416.

5 Editto del i° gennaio 1474. Theiner, Cod. diplom.,
Ili, n. 407.
 
Annotationen