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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 1
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Nicola, Giacomo de: Silvestro dell'Aquila
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0043

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SILVESTRO DELL’AQUILA

L rinascimento della scultura negli Abruzzi è dovuto ai
lombardi.

Della maggior parte, però, di essi, artisti e muratori,
non resta che il nome negli atti degli archivi di Aquila
e di Solmona ; di molti altri l’opera è fin qui anonima,
come, ad esempio, sulla bellissima facciata dell’ospedale
dell’Annunziata a Solmona.

Solo di pochi, e non dei migliori, abbiamo coll’opera
il nome: per esempio, inchiese di Aquila, «Joannes de
Rettoriis de Mediolano » che fa per il cardinale Agnifili
il ciborio già nel Duomo e di cui quivi 1 e nella parete
esterna di fianco di Santa Margherita restano frammenti,
Girolamo da Vicenza che erige il deposito di San Cele-
stino a Collemaggio. Dapprima almeno, i lombardi dovettero recarsi negli Abruzzi non per
immigrazione diretta, ma da Roma (ove fin dal tempo di Nicolò V accorsero numerosi), e
a Roma spesso ritornando.

Quel Giovanni Lancillotto da Milano che, come vedremo, contrattò nel 1476 le pietre
pel monumento Agnifili da collocarsi in San Massimo ad Aquila aveva cooperato, venti-
cinque anni prima,1 2 alla costruzione delle cappelle di Ponte Sant’Angelo a Roma.

Viceversa, Domenico da Capodistria che, stando al Filarete, eresse verso il 1450 la
parte inferiore del tempietto di Vicovaro trasportò alle porte di Roma, e forse non per
solo ricordo, la facciata della badìa di Collemaggio.

Da questi fatti sembrerebbe lecito supporre che gdi artisti locali divenissero i collabo-
ratori e gl’imitatori dei lombardi, come due secoli e mezzo avanti lo erano stati dei mar-
morari! romani a San Clemente in Casauria, ad Alba Fucense e altrove. Al contrario gli
artisti locali che hanno, per quanto ancora un po’ oscura, una personalità, Andrea del-
l’Aquila, Nicola da Guardiagrele, Silvestro dell’Aquila, si volsero all’arte fiorentina.

Di Andrea dell’Aquila, vissuto parecchi anni a Firenze sotto la guida di Donatello
(così rilevasi dalla nota lettera dell’ambasciatore senese Nicola Severino),3 nulla si conosce
con certezza. Anche la parte notevole ch’egli ebbe nell’arco di Castel Nuovo a Napoli, dove
lavorò per lo meno dal 1455 al 1458, non è determinabile assolutamente.4

1 Li ha recentemente riconosciuti il prof. Venturi.

2 Bertolotti, Artisti lombardi a Roma, 1881,
voi. I, pag. 17.

5 Milanesi, Documenti per l'arte senese, II, 300-301.

4 C. v. Fabriczy, Der Triunphbogen Alfonsos /
am Castel Nuovo zu Neapel, in Jahrbuck d. k. k. Preuss.

Kunsts., XX, 25 u. fol. 137, ecc.

La quasi identità che si riscontra tra alcuni putti
in un fregio dell’arco di Napoli e i putti recanti lo
stemma nell’altare della chiesa del Soccorso presso
Aquila può far supporre in ambedue le opere Andrea
dell’Aquila.

L'Arte. XI, 1.
 
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