IL CASTELLO DI NICANDRO
DI BARI
. castello di San Nicandro di Bari presenta una originalità
di forme, che non ha riscontro in nessun altro edificio
congenere : ond’esso richiama su di sè l’attenzione dell’os-
servatore sagace, e ne stimola la mente all’indagine delle
ragioni storiche e tecniche, che indussero a così inusitata
e bizzarra disposizione organica.
Pur tuttavia, se tra gli studiosi dell’Arte pugliese non è
mancato chi se ne sia occupato, 1 non vi è stato sinora chi
ne abbia scritto ; sicché codesto interessante monumento
rimane una delle tante cose belle ed ignote di questa nostra
più ignota parte d’Italia.
Oscura è l’origine del castello di San Nicandro, ed ap-
pena son giunte sino a noi frammentarie notizie,2 che per-
mettono di stabilire, non senza lacune parecchie, la succes-
sione dei feudatari, che possedettero quella terra. I Nor-
manni Altavilla furono i primi féudatari del luogo, posse-
dendo essi la vasta contea di Montescaglioso, che comprendeva venti baronie, fra cui San
Nicandro. Nell’anno 1119 quel fondo fu posseduto da Emma di Altavilla, sorella di Re Rug-
gero II, e da Ruggero Maccabeo, figlio di lei, signore di Montescaglioso ’.
Nel 1134 fu feudo di Guido de Venusio, signore di Casamassima.
Nel 1187 ne era barone Guglielmo de Tot, uno dei feudatari del ducato di Puglia,
che contribuirono alla spedizione in Terra Santa bandita da Gregorio Vili, e dal Re Gu-
glielmo il Buono. Il Garrubba riporta il seguente brano tratto dal Borrelli : « Guillelmus
de Tot tenet in balio sanctum Nicandrum, quod tenet in capite a Domino Rege, quod sicut
dixit Robertus de Beneth, et sicut est inventimi in quaternionibus Curiae, est feudum X mili-
timi, et cum augmento debet dare milites XX +.
Da ciò si può arguire che San Nicandro era in quell’epoca feudo di considerevole
importanza.
1 È questi l’illustre professore sig. Arturo Haseloff
dell’Istituto storico prussiano, il quale ha studiato con
vero amore questo monumento, raccogliendo sul posto
dati e misure ed un ricco materiale fotografico. Ci
auguriamo che il dotto professore, coi preziosi ele-
menti di studio già raccolti, e con la ben nota sua
competenza, voglia presto illustrare l’interessante mo-
numento.
2 Tali notizie sono state raccolte dal dott. G. Sca-
lesa nel suo opuscolo Notìzie storiche sulle terre dì
San Nicandro di Bari, Palo del Colle, 1900.
3 Garrubba, Serie critica dei Pastori Baresi, pa-
gina 903.
4 V. Carlo Borrelli, Catalogus baronum ecc. (Ap-
pendice all’opera Vindex Neapolìtanae Nobilitatis),
pag. 6. V. Garrubba, op. cit., pag. 904, nota 2.
DI BARI
. castello di San Nicandro di Bari presenta una originalità
di forme, che non ha riscontro in nessun altro edificio
congenere : ond’esso richiama su di sè l’attenzione dell’os-
servatore sagace, e ne stimola la mente all’indagine delle
ragioni storiche e tecniche, che indussero a così inusitata
e bizzarra disposizione organica.
Pur tuttavia, se tra gli studiosi dell’Arte pugliese non è
mancato chi se ne sia occupato, 1 non vi è stato sinora chi
ne abbia scritto ; sicché codesto interessante monumento
rimane una delle tante cose belle ed ignote di questa nostra
più ignota parte d’Italia.
Oscura è l’origine del castello di San Nicandro, ed ap-
pena son giunte sino a noi frammentarie notizie,2 che per-
mettono di stabilire, non senza lacune parecchie, la succes-
sione dei feudatari, che possedettero quella terra. I Nor-
manni Altavilla furono i primi féudatari del luogo, posse-
dendo essi la vasta contea di Montescaglioso, che comprendeva venti baronie, fra cui San
Nicandro. Nell’anno 1119 quel fondo fu posseduto da Emma di Altavilla, sorella di Re Rug-
gero II, e da Ruggero Maccabeo, figlio di lei, signore di Montescaglioso ’.
Nel 1134 fu feudo di Guido de Venusio, signore di Casamassima.
Nel 1187 ne era barone Guglielmo de Tot, uno dei feudatari del ducato di Puglia,
che contribuirono alla spedizione in Terra Santa bandita da Gregorio Vili, e dal Re Gu-
glielmo il Buono. Il Garrubba riporta il seguente brano tratto dal Borrelli : « Guillelmus
de Tot tenet in balio sanctum Nicandrum, quod tenet in capite a Domino Rege, quod sicut
dixit Robertus de Beneth, et sicut est inventimi in quaternionibus Curiae, est feudum X mili-
timi, et cum augmento debet dare milites XX +.
Da ciò si può arguire che San Nicandro era in quell’epoca feudo di considerevole
importanza.
1 È questi l’illustre professore sig. Arturo Haseloff
dell’Istituto storico prussiano, il quale ha studiato con
vero amore questo monumento, raccogliendo sul posto
dati e misure ed un ricco materiale fotografico. Ci
auguriamo che il dotto professore, coi preziosi ele-
menti di studio già raccolti, e con la ben nota sua
competenza, voglia presto illustrare l’interessante mo-
numento.
2 Tali notizie sono state raccolte dal dott. G. Sca-
lesa nel suo opuscolo Notìzie storiche sulle terre dì
San Nicandro di Bari, Palo del Colle, 1900.
3 Garrubba, Serie critica dei Pastori Baresi, pa-
gina 903.
4 V. Carlo Borrelli, Catalogus baronum ecc. (Ap-
pendice all’opera Vindex Neapolìtanae Nobilitatis),
pag. 6. V. Garrubba, op. cit., pag. 904, nota 2.