Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

DOI issue:
Fasc. 5
DOI article:
Bacile di Castiglione, G.: Il Castello di Nicandro di Bari
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0408

DWork-Logo
Overview
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
358

G. BACILE DI CASTIGLIONE

Dall’anno 1187 all’anno 1275, perìodo che comprende tutta la dominazione degli Svevi,
non si ha veruna notizia intorno al castello.

Però, come osserva lo Scalerà, vi è ragione di credere che quel feudo, al tempo di
Federico II, fosse in possesso dell’arcivescovo barese.

Infatti Andrea III, arcivescovo di Bari, con privilegio del settembre 1225, riportato
dal Tansi, 1 donava a Joannicius, abate del Monastero di Montescaglioso le chiese dei Santi
Apostoli Pietro e Giovanni « Quartini altera in Siceri, altera in S. Nìcandri finibus posita
e rat, et decimas ecclesice S. Nicolai ejusdem Castri San Nleandri ». Ciò dà luogo ad argomen-
tare che, se l’arcivescovo barese aveva facoltà di fare alla badia di Montescaglioso con-
cessioni di beni di pertinenza del feudo di San Nicandro, egli e non altri doveva
esserne il feudatario. Ma sulla origine e durata di quel possesso nulla si sa di preciso. In
nessuno dei documenti diplomatici di Federico II si trova notizia, che si riferisca al castello
di San Nicandro. Soltanto in un diploma del 1242 è nominato un Grimoaldo Castaldo di

San Nicandro;2 e ciò fa credere, che in quell’anno il castello, già esistente da tempo,
dovea essere in buono stato di conservazione, e ben munito e provvisto di quanto era ne-
cessario alla sua difesa, tanto da meritare la presenza di un castellano.

Dal 1276 sino all’inizio dell’anno 1283 il feudo pare sia stato posseduto da Guido de
Arcellis, di famiglia oriunda piacentina, venuta nel Napoletano con Carlo d’Angiò. Morto
Guido nel 1283, passò in possesso d’Iverio de Mignach, barone di Valenzano; ed anche
costui dovea essere del numero dei cavalieri francesi venuti in Italia con l’Angioino. Egli,
accorso a prestar l’opera sua alla causa Angioina, perì nel combattimento navale avvenuto
nel golfo di Napoli il 5 giugno 1284, quando la flotta di re Carlo fu distrutta dal grande
ammiraglio Ruggero di Lauria.

Iverio de Mignach non lasciò eredi: sicché più tardi ebbe l’investitura del feudo il
conte Roberto di Roccavilla o de Rocheville, già signore di altre terre ed insignito di alte
cariche nella corte Angioina.

Nel 1289 il re Carlo II d’Angiò donò San Nicandro ad Anseimo de Caprosia o de
Chevreuse, in ricompensa dei molti e buoni servigi da esso prestati. Avea infatti Anseimo
occupato l’alta carica di maresciallo del Regno, e fu uno dei quattro consiglieri intimi, che
il re assegnò a suo figlio il principe Carlo Martello. 3 Codesta famiglia dei Caprosia pare

1 Scalerà, op. cit., pag. 56. cit., pag. 66-67. F. della MXrra, Discorsi delle fa-

2 Codice diplomatico barese, voi. VI, pag. ili, 1. 30. miglie imparentate colla casa Della Marra, pag. 21,

5 Gli altri tre consiglieri furono Ludovico de Monti, Napoli, 1641.

\

Pietro di Braerio e Sparano da Bari. Scalerà, opera

Schizzo icnografico del Castello di San Nicandro di Bari
 
Annotationen