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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 1
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Corrieri
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Cronaca
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0115

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CORRIÈRI

montate a collana. Oltre questi oggetti, le scarpette,
i guanti, e mille accessori di decorazione per costumi
eccitano la sorpresa e la curiosità del pubblico e degli
amatori.

Dagli oggetti di puro abbigliamenti femminile si
passa a quelli che costituivano la suppellettile dome-
stica della donna, ed anche in questo campo la Mostra
presenta cimeli di capitale interesse sia per il loro
pregio artistico, sia per l’interesse storico delle per-
sone alle quali gli oggetti hanno appartenuto, come
ad esempio, le bellissime legature « Le Gascon » esposte
dal marchese Lorenzo Misciattelli e dal principe Pi-
gnatelli, le borse in velluto esposte dalla principessa
Chigi e dal signor Dosi, le pettiniere antiche della
signora Pardo-Roques e de! prof. Giulio Ferrari, la
piccola pace in smalto di Limoges, esposta dalla Mar-
chesa di Raccagiovine e quella veneziana del com-
mendator Sterbini, gli astucci ed i portafogli, fra i quali
tiene il primo posto quello in avorio con corona di
gigli ed ornati, appartenuto alla Duchessa di Berry,
e fatto fare dalla fabbrica di Dieppe riattivata dalla
Duchessa di Berry in occasione della nascita di sua
figlia. Il lavoro fu eseguito in ricordo del primo
viaggio della Principessa in quella città, e reca la se-
guente iscrizione: «Son premier pas est pour Dieppe,

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et pour Dieppe, un bienfait ». Alla stessa Duchessa di
Berry appartenne un astuccio in pelle di serpe verde
con forbici e temperino in oro con smalti bianchi e
turchini e rose di diamanti. Un altro portafoglio di un
grande interesse storico è quello in marocchino rosso,
ricamato d’oro, fatto dalla contessa Maria Teresa Car-
lotta di Francia, figlia di Luigi XVI, pel duca di
Angoulème suo marito.

Ma troppo lungo sarebbe dare qui un resoconto
sia pure approssimativamente completo di tutti gli og-
getti che figurano in questa Mostra e che potrebbero
interessare i nostri lettori. Noi dobbiamo contentarci
di costatare il successo artistico di questa esposizione
che ha offerto a Roma, sia pure per un breve tempo,
uno dei più interessanti musei di arte applicata ; e vo-
gliamo augurarci che questo abbia servito a non fare
rimanere più a lungo la nostra città tanto indietro alle
capitali straniere e a ravvivare l’interesse per la for-
mazione di un vero museo che serva a darci qualche
idea concreta sulla storia del costume, del mobilio,
della orificeria, di ogni industria artistica insomma,
museo di cui da tanto tempo lamentiamo la mancanza,
e che Roma attende impaziente.

Roma, gennaio 1908.

Pietro D’Achiardi.

CRONACA

La Galleria Nazionale a Palazzo Corsini è stata
riordinata dal suo direttore, prof. Hermanin, per un
doppio motivo : per l’aggiunta di una nuova edicola
costruita per esporre al pubblico l’Èrcole e Lica del
Canova, e di una nuova stanza resa disponibile pei
quadri, dopo la concessione di nuovi locali da parte
dell’Accademia dei Lincei per il gabinetto delle stampe.
Con giusto criterio l’ing. Giovannoni nella nuova co-
struzione ha voluto mantenere la stessa illuminazione
e la stessa decorazione che attorniavano la statua del
Canova quando si trovava nel Palazzo Torlonia: essa
perciò si vede nelle medesime condizioni in cui la vide
il Canova subito dopo eseguita e in cui un secolo di
tradizione ci aveva abituati a trovarla. È stato dunque
realizzato a questo proposito ciò che sarebbe l’ideale
irrealizzabile di tutti i musei, di presentare cioè i ca-
polavori nello stesso ambiente per cui furono concepiti.
Per l’occasione è stata anche organizzata un’ esposi-
zione di stampe relative al Canova e al suo tempo.

La nuova stanza disponibile, ha permesso all’Her-
manin di esporre le pitture del Seicento e del Sette-
cento prima sacrificate. E più di una sarà, gradita

all’occhio degli studiosi. Sopra tutto le scuole napo-
letana e genovese sono bene rappresentate : e spe-
riamo invoglino allo studio i giovani. Purtroppo i lo-
cali privati sono sempre per gallerie molto infelici, e
sempre deve esservi la vittima: e questa è la volta
dei pittori stranieri, che nel corridoio perdono un poco
della loro attrattiva. Ma non c’era rimedio! e quanto
di meglio era possibile è stato fatto. Si è anche esposta
la Maddalena di Piero di Cosimo, acquistata recen-
temente dal senatore Baracco; ed è una bell’aggiunta
alla collezione del Rinascimento.

Il concorso per il Pensionato artistico nazio»
naie ha rivelato dei giovani di valore sopratutto nel-
l’architettura e nella scultura. Nella pittura molto meno:
forse per l’ultra-barbarico tema?

L’architetto Boni ha presentato molti disegni che
dimostrano insieme con la ricca fantasia una scelta
severa dei motivi decorativi, insieme con la simpatia
pel barocco una ritenutezza specialmente ispirata dalla
costante e lodevole preoccupazione delle ragioni co-
struttive. Il Mazzoni è senza dubbio il più originale,
il più pittore;, colui che ha offerto il villino che qua-
 
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