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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: La giovinezza di Giulio Campagnola
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0179
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LA GIOVINEZZA DI GIULIO CAMPAGNOLA

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nome di Giulio Campagnola, che per le aderenze famigiiari potè facilmente trovarsi in con-
tatto con artisti insigni e sviluppare accanto ad essi la qualità d’imitatore, così propria del
fanciullo prodigio, non si presentasse spontanea alla mente.

Nè solo alle fonti pittoriche attinse il giovane padovano neìl’adornare quanto più gli fu
possibile la scena; per la quale s’industriò di riprodurre un interno con sincerità carpaccesca,
dall’alcova simile a quello delle incisioni di Politilo, al caminetto adorno d’alari terminati da
esili paggetti reggiscudi.

Dove però l’amore tradizionale dei piccoli bronzi è più evidente, e in armonia con la scuola
che aveva dato il Riccio e Francesco da Sant’Agata, e in cui pare che anche Giulio si distin-
guesse, è nelle due statuette sormontanti le porticine della stanza; nell’ima delle quali si può
agevolmente riconoscere una Venere con in mano il pomo della vittoria e nell’altra un satiro
nervoso che s’identifica come una statuetta di Marsia (?) in atto di suonar le tibie. Ed è tanta

Fig. 6 — Sacra Famiglia
Incisione di Giovati Antonio da Brescia.

l’accuratezza della riproduzione da permetterci di raffrontarla con quella del Bargello creduta,
non senza ragione, del Pollaiolo (fig. 4), e di scorgere nello zoccoletto rotondo la figurazione
di un guerriero che, dopo aver atterrato un cavaliere, sta per infliggergli il colpo mortale.

Ad indicare l’inesperienza giovanile del pittore e la sua abitudine al minuto trattamento
del bulino, è sufficiente il paesaggio che appare dalla porta, non proporzionato per distanza
e minutissimo nei particolari, così da parere piuttosto un’incisione appiccicata entro un riquadro,
che uno sfondo condotto a buon fresco.

Nella seconda scena ancor più restaurata della precedente, ov’è la « Presentazione di Maria
al tempio » (fig. 5), si palesa chiaramente il legame con la vecchia scuola padovana. Anche
stavolta il pittore non è riuscito ad accordare lo sfondo alle quinte dei caseggiati, troppo alti
in proporzione di questi e dell’aperta edicola, di evidente derivazione veneziana, con il caratteri-
stico cesendelo appeso innanzi all’abside. Tre sacerdoti stanno ad attendere la Vergine, ed hanno
il viso corrugato e le movenze parenzanesche scombinate, che si notano nello scomparto della
scuola del Santo rappresentante Sant’Antonio che allontana una procella. Evidente è d’altra
parte nella mal proporzionata figura di Gioacchino, troppo lunga in relazione della piccola
testa, quanto derivi dall’Àbramo del «Sacrificio cl’ Isacco » inciso da Benedetto Montagna,
laddove nella Sant’Anna che lo segue e ripete ancora il tipo mantegnesco dello scomparto

/‘Arte. XVIII, 19.
 
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