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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 2
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Tea, Eva: De dignitate artis morientis, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0158
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132

EVA TEA

Questo controllo sensato e attivo non permise
all'ellenismo di frangere, per amore di ricerche
astratte, l'equilibrio fra linea e colore e poi fra co-
lore e rilievo, che aveva consentito alle sue imagini
di rivestire forme immortali.

Il lucido sogno dell'Eliade passò intatto agli
alessandrini e agli italici: i quali ne fecero altro
governo.

lì.

Approdando in Egitto, l'arte ellenica parve ri-
sollevare il nugolo dei colori secolari dormenti nei
freschi delle tombe e sui chiusi sarcofagi. La misura
greca cedette al gusto dello sfavillio, che fece del
Serapeum la dimora fantastica di Mammone.

La ricchezza ornamentale fu da prima nella
realtà degli oggetti, vita; dipoi, stile. L'unità e la
semplicità dei mezzi implicano un certo equilibrio
fra il gusto cromatico e la forma dell'imagine sen-
sata, quale fu raggiunta dai ragionevoli greci. Ma
sviluppandosi viepiù il senso astratto della cromia,
ogni oggetto vale come nota di colore, e può sosti-
tuirsi alla pennellata: onde l'uso antico dei marmi
e delle gemme, e la bizzarria moderna dei parigini
che compongono quadri con le cose.

Tali ricerche, di conseguenza altissima per
l'arte, non sono artistiche, se non in quanto ritor-
nano all'unità dei mezzi d'espressione, che è fon-
damento legale di ogni arte.

La singolare importanza della pittura italica
rispetto alla scuola alessandrina è appunto nella
definitiva sostituzione del simbolo cromatico ai
marmi, alle sete, agli avorii.

Non avvenne in un punto: chè sappiamo le gu-
stose rampogne di Plinio sull'arte spettacolosa
dell' « interraso marmore vermiculatisque ad ef-
figies rerum et animalium crustis n.1 Ma lo stesso
acerbo critico c'informa che « montium haec sùb-
sidia deficentium, nec cessat luxuria id agere, ut
quamplurimum incendiis perdat ».2

Si tentavano cioè, con i fallaci, ma puri mezzi
della pittura gli effetti della materia bruta.

Esagerato, fu detto lo stile alessandrino perchè
« aveva orrore del vuoto e non lasciava spazio al-
cuno senza ornamnto ».3 Ove si possa dire: « senza
colore » il biasimo cessa.

La cromia, liberandosi dalla sostanza, ritrova
il suo valore aristocratico: non è più fasto, ma arte.

* * *

Il primo pittore romano nel senso nuovo della
parola è Lucrezio.

1 Plin., N. H., XXXV, i; e.

2 Id., 1. e, i.

3 Barnabei, La Villa pompeiana di Fannio Sinistorc a
Boscoreale, Roma, ioni.

Il quarto libro del De Rerum natura asconde la
più delicata e profonda iniziazione all'arte pitto-
rica di tutti i tempi.

La pozza che nelle strade guazzose ripete in
pochi palmi la profondità dei cieli; le serene stelle
che corrono a specchiarsi nell'acqua radiante; le
rade nubi portate dal vento nel cielo notturno;
l'attenzione che dagli avvolgimenti giganti del
nembo scende alla tela di ragno e alla mica venata
d'oro, sono cose supreme, non pure in poesia, ma
in pittura.

Di Lucrezio è l'espressione sentire colores;1 e la
percezione artistica del colore come sostanza
astrale che si sprigiona dai corpi, realtà intangibile
che tutto pervade: simulacrum.

Spiega il mistero dell'invenzione coi modi stessi
di Ruskin:

ipse parat se se porro, speratque futurum

ut vidcat, quoi consequitur remquamque; fit ergo,2

Periscono le imagini inevocate:

provvide omnia quae
praeterea pereimt, nisi sic sese ipse paravit.3

Chi soffre per la moderna privazione di colore
non può leggere senza delizioso turbamento que-
sti versi :

Et volgo faciimt id lutea rossaque vela
et ferrugina, cuin, magnis intenta theatris,
per malos volgata trabesque tremenda flutant:
Namque ibi consessum caveai supter et omnem
Scaenai speciem claram variamque deorsum
Inficiunt coguntqne suo fluitare colore:
Et quanto circum mage sunt inclusa theatri.
Moenia, tam magis haec intus perfnsa lepore
Omnia conrident correpta luce diei.4

L'esempio della torre quadra che di lontano
appare rotonda 5 rivela cognizione di prospettiva
aerea; la proprietà dei colori vivi di balzare al
primo piano, sopprimendo le distanze, è avvertita
per il sole che al tramonto sembra toccare le mon-
tagne.6

E notate: Lucrezio, a differenza degli altri poeti
latini, è ricco di metafore; non solo perchè, come
Dante, s'avventuri entro

avia Pieridum... loca nullius ante
trita solo...

1 Lucr., De Rerum Natura, IV, v. 490.

2 Id., 1. e, v. 803. Cfr. Ruskin, Modem Painters: «Se
le imagini si presentano da sè, chiedendo di essere dipinte,
c'è invenzione ».

3 Lucr., IV, v. 801.

+ Id., 1. c., v. 704-713.

5 I ., 1. e, 351.

6 I ., 1. e, 402,
 
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